AL MART gli amici viennesi Schiele, Klimt, Kokoschka
Schiele, sensuali emozioni. Klimt, raffinate eleganze. Kokoschka lucida teatralità. Protagonisti come poetiche visioni di un viaggio nell’onirico sommerso
Trento – Dal 7 ottobre 2006 al 7 gennaio 2007, al Mart di Rovereto (TN), “Schiele, Klimt, Kokoschka e gli amici viennesi”. L’arte d’inizio Novecento e i suoi protagonisti come poetiche visioni di un viaggio nell’onirico sommerso. Il Mart spalanca le sue porte su ciò che l’arte ha di più profondo e prezioso: la sua eternità, la sua infinita bellezza, la sua disarmante verità, attraverso la musicalità, ora atonale, secca, scheletrica, sfuggente, ora armonica, ancestrale, lirica, vellutata, di Schiele, Klimt e Kokoschka, in particolare. Un’esperienza unica, suggestiva e di elevato valore culturale, se pensiamo che alcune opere non sono mai state esposte, prima d’ora in Italia.
Schiele, sensuali emozioni. Klimt, raffinate eleganze. Kokoschka lucida teatralità. L’arte genera espressioni in movimento e gli artisti ne interpretano il senso, in idee che prendono forma, in movimenti che flettono concezioni, in correnti che determinano stilemi culturali.
Klimt e Schiele sono i due volti della secessione portati ai massimi livelli, due gesti, due forme, due creatività, una sola anima: l’Arte. Agli inizi del Novecento, nei paesi tedeschi e in particolare a Monaco, Berlino e Vienna, con la secessione si diede inizio, scollandosi di dosso l’accademismo ufficiale, ad un rinnovamento del gusto artistico. Affiancando il gusto intellettuale ed elegante del simbolismo, si cercò di allargare i propri orizzonti in ambito internazionale e di dare più spazio alla decorazione e alle arti applicate, aspetto che si sviluppo soprattutto a Monaco. La secessione viennese, invece, trovò in Klimt la sublime, intima, flessuosa linea melodica del simbolismo risolta con una perlacea goccia di essenza vitale. Filamenti di nettare in geroglifici su tela formano tessuti preziosi. Primi piani, sfondi, soggetti, un unicum di celebrità compositiva. Nei suoi quadri, in decori e spirali, si animano, volti e immagini femminili i cui corpi sinuosi danzano in vaporose sinfonie cromatiche, è un ambientazione prospettico – spaziale risolta con un decoratismo bidimensionale.
Ma per Schiele tutto è fermento pulsionale, tutto è tensione pura tra le corde dell’erotismo, tutto è sintesi estrema dell’amplesso sensitivo-percettivo. Il suo linguaggio espressionista si stacca violentemente dall’eleganza equilibrata di Klimt, la sua è una cruda rappresentazione della verità. L’esasperazione di Schiele, non permette nessuno ammorbidimento del quadro compositivo, ogni cosa, ogni elemento del dipinto, è frutto di un processo di eliminazione che spoglia l’anima e i soggetti appaiono sospesi in un’aspazialità estraniante. La vacuità interiore, il nulla, sembrano essere lo sfondo, su cui le figure si stagliano nell’acidità delle tinte, nel segno deciso, nei tratti nervosi. Nessuna concessione alla bellezza estetica perché tutto è attimo vissuto fino all’ossessione, fino all’appagamento del desiderio, fino all’ultimo sussulto di follia umana incatenata al nostro io, preludio di un dolore tramutatosi in disperazione silente in fondo allo sguardo raggelato dei ritratti di Schiele.
Schiele, che subì anche l’influenza di Kokoschka, le cui figure disposte in modo irregolare, spesso lasciano delle superfici vuote, in modo da attrarre l’attenzione dell’osservatore sulla parte materiale. La sua pittura essenzialmente tragica, concitata e nervosa, raggiunge la piena maturità espressiva con, La sposa nel vento, del 1914. Il dipinto è un omaggio ad Alma Mahler, vedova del compositore Gustav Mahler, con la quale Kokoschka aveva avuto una sfortunata relazione amorosa che influenzò la sua vita. La pittura di Kokoschka è una pittura espressiva ed esistenziale, nei suoi ritratti tutta l’angoscia e la drammaticità del contesto socio-culturale viennese del tempo, determinato dal declino dell’Impero asburgico, un declino che trascina con sé tutta la cultura austriaca dell’epoca, mentre sulla scena compare un gusto brutale e incisivo manifestato dall’espressionismo.
Il Mart, erede della fervida attività artistica – culturale trentina di quegli anni, diviene l’epicentro dove, fermenti interiori e fermenti artistici, coincidono nell’esperienza emozionale dei tempi che cambiano, dei luoghi che s’incontrano, degli eventi che formano la storia.
di Antonella Iozzo
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( 20.08.2006)
Immagine: Kokoschka La sposa nel vento, del 1914.
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