Les Arts Florissants all’ Innsbruck Festival of Early Music

Les Arts Florissants, è questione di armonia, di dimensione aurea che si sviluppa come una fascinazione lenta e cadenzata in vaporosità e bellezza.

di Antonella Iozzo

Innsbruck (AT) – Al quarantaseiesimo Innsbruck Festival of Early Music uno dei complessi più noti della scena della musica antica: Les Arts Florissants, che presso la Hofkirche ha tenuto un concerto intenso, intimo e suggestivo, proponendo fra gli altri alcuni madrigali di Schütz il più importante compositore del primo barocco tedesco.

Il luogo scelto per il concerto la Hofkirche ovvero la Chiesa di Corte di Innsbruck, molto particolare e carico di tensione emotiva, viene, infatti, comunemente chiamata “La Chiesa degli uomini neri” per le 28 statue nere di notevoli dimensioni che stanno di guardia al cenotafio dell’imperatore Massimiliano I che si trova al suo interno. In realtà l’imperatore Massimiliano giace a Wiener Neustadt, ma lì le mura e le fondamenta della chiesa non erano abbastanza stabili da poter reggere il peso dei suoi accompagnatori. Una scenografia imponente con la costruzione delle statue pianificata minuziosamente dallo stesso Massimiliano prima della sua morte.

Mistica evanescenza e trasporto nel profondo, un viaggio che la musica rende quasi percorso vis a vis con la nostra interiorità

Les Arts Florissants, Natasha Schnur, Hannah Morrison, Mathilde Ortscheidt, Sean Clayton, Jonathan Selis, Paul Agnew, sei voci a cappella per un concerto che si apre con Salomone Rossi ed è subito emozione, anima e parola. Quando le voci entrano in scena, la loro omofonia sviluppa rigonfiamenti cromatici poi dolcemente creano atmosfere acute e pure.

Seguono le musiche di Giovanni Gabrieli e Claudio Monteverdi, i soprani, il tenore e il basso entrano con una consonante che corrisponde sempre al dinamismo strumentale.

Paul Agnew, in qualità di tenore e direttore esegue con disinvoltura ogni passaggio vocale. Sono voci che annunciano il loro ingresso con un timbro autorevole, per poi ritirarsi ed emergere liberamente in nuance limpide e poetiche.

Con i madrigali di Heinrich Schütz emerge il perfetto equilibrio di parole e note. Les Arts Florissants riescono a ricondurre verso un’unità di espressione che ben si abbina alla percezione del significato testuale, senza nessuno sforzo, ma rilasciando un intimo bagliore.

La maturità della voce di Agnew si dispiega in modo fluido, accompagnata dalla voce decisa e arcuata dal basso fino quasi a raccoglier il fraseggio emotivo e luccicante dei soprani.

Les Arts Florissants, è questione di armonia, di dimensione aurea che si sviluppa come una fascinazione lenta e cadenzata in vaporosità e bellezza. Lo spazio sembra flettersi, il tempo dilatarsi e la particolarità della Hofkirche scindere il rigore geometrico rilasciato dalle sculture bronzee in sensazione aurea. Tutto il resto è virtuosa sinergia.

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di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (22/08/2022)

 

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