Silenzi metafisici risvegliati dal ricordo
Ferrara – De Pisis torna a Ferrara con una raffinata mostra al Palazzo dei Diamanti. Ferrara dedica a De Pisis una raffinata mostra, c/o il Palazzo dei Diamanti e il Maestro regala visioni ed evasioni di lirica introspezione. Sulla tela pervade una luce vibrante, poi una calma apparente e lentamente, dolcemente, l’essenza delle cose esce verso l’esterno, verso la vita.
Le sue nature morte evocano silenzi metafisici risvegliati dal ricordo dell’esistenza. Ogni oggetto, in De Pisis, ogni fiore, ogni frutto, vive sospeso nell’eternità di un attimo e il tempo, trasuda gocce di colore compenetranti nell’anima della natura.
In mostra molti suoi capolavori come “ Le cipolle di Socrate “, “Pesci nel paesaggio di Pomposa”, “ Il gladiolo fulminato”, in cui la fragilità e la forza convivono in una bellezza provvisoria, sfumata verso l’orizzonte. Un nutrito nucleo di disegni, poi, mette in risalto l’importanza del disegno per De Pisis, che lo considerava lo strumento necessario per dominare la forma. Tratti, segni, morbidi, mirabili, incisi, figurano ormai completamente autonomi e necessariamente legati alla composizione in lievi e invisibili tracce di pensiero.
Evanescenza filosofica stesa su tela con pennellate rapide, e il figurativo svanisce dietro la forma della materia, una materia vibrante, che è sentimento ed emozioni in turbini di colore. Tutto parla di bellezza, o meglio della sua temporanea comparsa non solo nei fiori o nei frutti, ma anche o soprattutto in quell’efebo così estraneo al suo destino eppure così vicino all’illusione della vita.
L’intima sensibilità di De Pisis, si ferma sui petali di una rosa irretita nel suono del silenzio. Richiami d’immenso bussano alla porta della sua poetica, ancorata allo scorrere di un fiume tra gli scogli della malattia psichica che lo conduce in clinica. Da qui il suo sguardo sul mondo, si veste di malinconici, inquietanti, gelidi bianchi frantumati in pulviscolo. Privo ormai di ogni vitale pulsione interiore e vicino al suo ultimo abbraccio alla vita si allontana tra le quinte del mondo quasi in punta di piedi. I suoi ultimi lavori sono pervasi da un’atmosfera di cupo abbandono, un declino interiore che coincide con quello fisico sulla tela l’ultimo afflato, l’addio al mondo, nella sua effimera caduca esistenza.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
30/05/2006
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