Visioni Contemporanee
Visioni come proiezioni dell’universo che ci vive addosso elaborato in espressività artistica
a cura di Antonella Iozzo
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Su Bluarte visioni contemporanee una mostra come un quadro d’insieme che ricostruisce, attraverso la sensibilità degli artisti, il reale nei suoi molteplici aspetti. Realtà, fuga della verità, estrema umanità. Tensioni, lacerazioni, lacerti emozionali, entusiasmi patinati, sogni, evasioni, libertà, solitudine. Oscurità insopportabile e luminosità abbagliante, estremi che divorano ogni uomo sul borderline della vita. Visioni contemporanee interpretate da Silvano Albertini, Claudia Bertera, Paolo Bottioni, Antonio Calabrese, Mattia Crisci, Silvia Diana, Matteo Fedrizzi, Donato Lotito, Cristina Mantisi, Marco Paseri, Laura Soro, Rosario Tortorella, Silvio Zago. Si cambia prospettiva, Tortorella sembra raffreddare l’incandescenza irruenta dell’ispirazione sezionando con lucida indagine introspettiva la realtà. Ne nasce un linguaggio personalissimo dall’articolata grammatica visiva, denso di rimandi, di relazioni interne, di verità oniriche lastricate dalla ragione, a sua volta prigioniera del reale svuotato di se stesso. L’immagine si apre a nuove prospettive, pagine dove l’assoluto dialoga con l’interazione di senso. Un mondo indecifrabile dove linee sinuose si contaminano e si sovrappongono creando una scenografica trama nella quale la suggestione del contemporaneo, impregnata di cromie calde, forti, terrose, crea una visione dentro la visione, non-luogo dove si agita pacatamente una nuova e profonda ragion d’essere. Visioni contemporanee sotto il segno digitale di Mantisi. Dirompente metamorfosi in estensioni del pensiero che esprimono l’affascinante espressione o meglio le infinite impressioni del reale percepito in astrazioni geometrico-spaziali inglobate dal sentimento artistico. Dall’invisibile al visibile, dall’ombra alla luce e viceversa in un processo di creazione artistica che utilizza l’ istante estrapolato dal quotidiano vissuto per dipingere il corpo della sensorialità. Vitale, materica emozione nell’immobilità del silenzio che ricade sull’universo con tutta l’intensità, la profondità, l’interiorità di cui è capace la visione digitale quando è sfiorata dall’umano sentire, arcipelago nel mare del presente, lo stesso dove l’orizzonte specchiandosi rilascia il riverbero dell’universo. Sulla pelle della figurazione Paseri disegna il contemporaneo. Velatura dopo velatura l’effetto luministico esalta il soggetto posto in primo piano sul quale sapienti sfumature modellano l’alchimia dei sentimenti, vita interiore nel lampo di uno sguardo. Plastica poesia che flette storie personali con la storia dell’esistenza tra i quartieri del mondo. Palcoscenici che fungono da sfondo in una narrazione che rompe il silenzio con il suono del pensiero, materia labile in un gesto creativo capace di riportare la pittura alla sua coscienza, al suo essere ritratto di indelebile verità. Verità da decifrare tra i punti di fuga e i chiaroscuri, tra sfumature di bianco e nero e minuziosi dettagli, visioni dal finale aperto come il presente nell’alba del domani. Il pensiero, nell’essenzialità del gesto, dipinge la visione contemporanea di Bertera. Sul supporto si genera un evento dinamico, una danza ritmata e irripetibile: è l’ispirazione che sfugge al tempo ma non al reale e alle sue contingenze trasfigurate in segni, in forme, in linee. Il dipinto di conseguenza, sembra, avere vita propria, una vitalità in cui ogni cosa freme, un’energia tumultuosa, un eterno evolversi che svela il mondo nascosto tra la crosta dell’universo e la membrana dell’infinito. È un lirico, poetico momento scisso dall’occhio del ciclone, è una venatura armonica vibrante ad ogni sguardo, nella tessitura del quadro. Isola sospesa nell’arcipelago percepibile delle occulte visioni che diventano sintesi di realtà contemporanea sul palcoscenico della trasfigurazione pittorica. Arte, espressione, segni, forme, colore, il contemporaneo rinasce visione con Crisci. La pittura viene come nutrita da tutto ciò che infiamma l’estro dell’artista, ne scaturisce un linguaggio carico di tensioni e suggestioni. Frammenti monocromi raggiungono il corpo stesso della pittura, tessuto fremente sul quale l’origine del mondo ha tracciato i suoi gemiti. Danza dell’istinto ora coreografato su supporto con una sintesi pregna di valori estetici e simbolici. Una dinamicità organizzata che esalta la fisicità interna e la potenza evocativa dello spazio. È una pittura che si espande e si contrae rilasciando ogni volta l’emozione di vivere nel substrato dell’anima, nel diaframma del quotidiano. Forme come sintesi tra corpo sonoro ed essenza materica in bilico tra visione ed evocazione. L’invisibile alterità del reale è una sospensione temporale nell’obiettivo di Fedrizzi. Performance di curve e seduzione in una finzione prospettica che produce l’ellisse del movimento bidimensionale. Audacia creativa per nuove forme e nuove visioni che scompongono alla radice, la visione della realtà, frantumandola prima e ricomponendola poi secondo un ordine dinamico e geometrico ben definito. Sono tessere di un mosaico che come agglutinazioni sonore disposte secondo un’attrazione ritmica, creano la fascinazione della visualizzazione estetica. Bellezza che pulsa nella verve di architetture sinuosamente ondeggianti, liricamente sospese in una sequenza ritmica perfettamente armonica. Visioni contemporanee che si piegano alla logica deduzione dell’occhio e ci inducono a riflettere su ciò che sembra ciò che non è. Semplice lirica evocazione del reale di Soro. Con una poetica intrisa di onirico sfiora la tela e traccia memorie intime. Un prolungamento del passato che sembra nutrirsi di solo colore. Un tripudio di cromie infatti segnano evocazioni capaci di trascinare lo sguardo tra le pieghe dei paesaggi. Dipinti scenografici abitati dalla suggestione riflettono sulla dimensione contemporanea, un viaggio nell’elaborazione rarefatta di nuances investite dalla luce del tramonto. Immagini delicate che vivono attraverso la nostra sensitività un altrove sul quale proiettare speranze e nostalgie, presente e futuro. Una dimensione evocativa e narrativa capace di amplificare l’illusione dell’immagine rappresentata in una variegata tavolozza di sensazioni e allusioni. La visione emotiva della natura di Zago, in un astrazione densa e materica, sembra sfuggire imprevedibilmente all’armonia dell’intero universo per ridisegnare l’evoluzione contemporanea nel suo peregrinare sulla crosta del vivere. Terra, acqua, aria, luogo che è storia, tradizione, emozione, rivive su tela in un brulicare di colori, di palpitazioni segrete, di effetti luministici. Dipinti come viaggi interiori sul filo della memoria, visioni già presenti nell’estro creativo e immaginativo e nei quali s’intravedono le simmetrie dei paesaggi, ritornano e si arricchiscono di nuove esperienze. Più che lo scorrere del tempo è il flusso della coscienza, a definire le opere come un’ampia estensione di melodie nel regno del silenzio, pure forme sospese tra figurativo e astratto. La realtà si perde nella visione e si ritrova nell’invenzione creativa di Lotito. Scatti fotografici come memorie distillate che percorrono il futuro, terreno d’esplorazione scandagliato fino a comporre la fisionomia interiore del contemporaneo nel volto femminile dell’esistere. Una linea ininterrotta che parte dal vissuto, prolungamento del passato che accende l’obiettivo sull’emozione urbana, esperienza visiva elaborata in scatti, testimoni del tempo. Sguardi fotografici capaci di cogliere segni e presenze del nostro quotidiano, o meglio della sua essenza in volo verso possibili approdi. Impalpabile atmosfera diffusa sull’epidermide dell’immagine dove realismo e visione, realtà ritratta e costruita si amalgamano con sorprendente leggerezza espressiva. Glamour contemporaneo nel segno artistico di Albertini. L’immagine è creazione e la creazione mette sotto la luce della comunicazione il destino umano alle prese con il divertissement quotidiano. Pubblicità, icone, manifesti, il reale colto in se, riletto e posto in una nuova dimensione, passato e presente emergono sullo stesso piano condividendo la stessa vivacità timbrica e la stessa scenografica decorazione. Riflessi di natura per riflessioni su tela, sono le opere di Diana. Racconti di poesia nella voce dell’immenso che elevano l’espressione degli stati d’animo nell’attimo in cui lo sguardo accarezza l’immenso che ci circonda dimenticando le frenetiche corse quotidiane. L’effetto è bellissimo: paesaggi scossi dal vento, vibrazioni colorate del fogliame illuminato dal sole, aironi, ricci, teneri animali in assoluta quiete e libertà stupiscono lo spettatore e gli donano delle emozioni profonde. Abilità tecnica, plastica ed estetica sembrano costruire questo delicato equilibrio ponendo l’accento sugli effetti luministici ed i dettagli: rami, alberi e poi foglie, ripresi nell’agitazione dell’aria, una leggerezza di movimento che sembra condurci verso nuove vibranti visioni che parlano al contemporaneo.
di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata |
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