Matisse e i legami di amicizia artistica che nutre con i suoi colleghi dell’atelier di Moreau a l’École des Beaux-Arts: Marquet, Camoin, Manguin. Matisse reinventa sulla tradizione di Delacroix il tema esotico dell’odalisca. Mostra arricchita da una antologia inedita, realizzata presso gli Archivi Matisse, della corrispondenza intrattenuta con i suoi amici e dei testi che mettono in evidenza gli scambi con essi.
Redazione
Martigny (CH ) – La figura di Matisse domina l’arte della prima metà del XX secolo. Artista prolifico, curioso e socievo-le, è stato per tutta la sua carriera al centro del dibattito della scena artistica: ora a capo del movimento dei Fauves, allievo e amico dei più anziani Signac, Renoir, Maillol e Bonnard, maestro di una Accade-mia, rivale di Picasso, precursore dell’arte pop per artisti giovani come quelli del movimento Support Surface.
Mostrare l’opera di Matisse attraverso un contesto preciso, quello delle amicizie e degli scambi artistici del pittore, permette un approccio originale e ricco fondato su una corrispondenza e una documentazione ampie e che parte dalla presentazione di capolavori dell’arte del XX secolo di Matisse, Picasso, Gris, Braque, Derain, Severini, Léger, Bonnard…
Questi incontri si articolano nella mostra “Matisse Nel Suo Tempo” curata da Cécile Debray, alla Fondation Pierre Gianadda. Un percorso cronologico dell’opera dipinta e scolpita di Matisse messa a confronto con le opere degli artisti con cui ha dialogato. Qualche puntualizzazione tematica (le odalische, l’atelier) offrono ottimi confronti con Picasso, Braque e Bonnard.
La mostra comprende più di cinquanta opere delle collezioni del MNAM/Centre Pompidou di Parigi oltre a numerosissimi lavori provenienti da collezioni museali e private svizzere.
Nove sono le sezioni in cui si articola la mostra:
1. L’atelier di Gustave Moreau
« All’interno dell’École des Beaux-arts, un focolaio di rivolta è acceso; tutti coloro che si battono contro la routine, tutti coloro che intendono svilupparsi nella loro piena individualità si sono radunati sotto l’egida di Gustave Moreau » (Jacques Guenne, Entretien avec Henri Matisse, L’art vivant, n°18, 1925).
La mostra si apre sugli inizi di Matisse e i legami di amicizia artistica che nutre con i suoi colleghi dell’atelier di Moreau a l’École des Beaux-Arts: Marquet, Camoin, Manguin. Dipingono assieme opere che si ispirano agli stessi motivi: caffettiere, vedute delle rive della Senna dall’atelier, modellle nell’atelier.
2. Fauvisme
«Compito fondamentale del colore è di servire meglio possibile l’espressione. Io uso le tonalità senza pregiudizi. Se in un primo momento, e forse inconsapevolmente, una tonalità mi ha sedotto o bloc-cato, io mi accorgerò nella maggior parte dei casi, una volta completato il dipinto, che ho rispettato questa tonalità, visto che ho progressivamente modificato e trasformato tutte le altre. Il lato espres-sivo dei colori mi si impone in modo assolutamente istintivo » (Matisse, Ecrits et propos sur l’art).
Un secondo soggiorno nel Midi della Francia, a Collioure, l’estate successiva, nel 1905, segna l’avvio dell’avventura del fauvismo e Matisse è in primo piano. Lo scandalo provocato dall’esposizione delle tele dai colori puri di Matisse e dei suoi amici Henri Manguin, André Derain, Maurice de Vlaminck, Charles Camoin e Albert Marquet al Salon d’Automne del 1905 segna la nascita di un movimento, a cui si aggregherà l’anno successivo il giovane Braque.
3. Uno sguardo analitico, l’influsso del cubismo
« Il cubismo deriva da Cézanne che diceva che tutto è cilindrico o cubico. Era un’epoca in cui noi non ci sentivamo imprigionati in schemi e quello che si poteva scoprire di audace e di novità nel dipinto di un amico apparteneva a tutti » (Henri Matisse. Ecrits et propos sur l’art, op. cit. p.120).
Nel settembre 1914, Matisse parte per Collioure dove ritrova Juan Gris. I dipinti che egli realizza in quel tempo sono segnati dalla riflessione condotta da Picasso, Braque e Gris attorno al cubismo. Matisse dipinge delle vedute di finestre, tema ricorrente nella sua opera, e dei ritratti. Il dipinto Porte-fenêtre à Collioure, che presenta una grande semplificazione attraverso un “taglio” della finestra in strisce parallele sulla scia del lavoro di Gris, esprime in modo eloquente questa assimilazione del linguaggio cubista.
4. Gli anni nizzardi, ritratti e figure
Dopo il trambusto degli anni parigini, Matisse cerca di tornare all’essenziale e si trasferisce alla fine del 1917 a Nizza. In questa regione dal clima privilegiato, Matisse fa la conoscenza di Auguste Renoir, visita lo studio di Maillol, ritrova il suo amico Pierre Bonnard. E attraverso l’École des Beaux Arts di Nizza ingaggia nuove modelle (Lorette à la tasse à café).
Matisse, proprio come Picassso o Derain, è partecipe di questo ritorno generale al classicismo dopo la guerra e realizza opere intimiste, ritratti e figure.
5. Le odalische
Segnato dai soggiorni in Marocco, Matisse reinventa sulla tradizione di Delacroix il tema esotico dell’odalisca. Le sue modelle sono vestite con abiti dai colori orientalizzanti. Lo spazio è messo in scena con un gioco di accessori, di fiori e di tessuti e conferiscono all’insieme un’atmosfera lasciva e lussuriosa. Egli pone molto spesso le sue figure davanti ad una finestra, a volte aperta sui palmeti della baia di Nizza e a volte chiusa: « le finestre mi hanno sempre interessato perché sono un passaggio tra esterno e interno. Quanto alle odalische, le avevo viste in Marocco e ero così in grado di inserirle nelle mie tele senza difficoltà al mio rientro in Francia » (Henri Matisse. Ecrits et propos sur l’art).
La densità decorativa degli spazi e del colore delle sue opere influenzerà numerosi artisti. Picasso, inte-ressato da questo periodo di Matisse lavora allo stesso tema alcuni anni dopo e confida: “Quando Matisse è morto, mi ha lasciato in eredità le sue odalische, ed è questa la mia idea dell’oriente, anche se non ci sono mai stato”.
6. L’atelier del midi. Ricerca del colore.
« La ricerca del colore non mi è venuta dallo studio di altri dipinti, ma dall’esterno, vale a dire dalla rivelazione della luce nella natura » (Henri Matisse. Ecrits et propos sur l’art, op. cit. p.115).
Installandosi nel Midi, Matisse ritrova i suoi vecchi conoscenti, Renoir, Maillol, Bonnard con i quali condivide una stessa idea del colore attraverso opere intimiste – scene d’interno, nature morte o ritratti – percorse dalla luce bionda del sud.
7. L’atelier, lo spazio della pittura
« La mia vita è tra le mura del mio atelier » (Lettera a Pierre Matisse, 25 ottobre 1940).
Matisse subisce una prima operazione nel 1941 che lo obbliga a passare una parte del suo tempo a letto.
Gli anni ’40 costituiscono la stagione del ritorno alla pittura e agli “interni” di Vence. Matisse riporta il motivo della finestra al centro del suo lavoro. La rappresentazione dell’atelier costituisce allora un tema ricorrente di numerosi pittori – Picasso, Braque, Dufy o Giacometti – come immagine e riflesso autoreferenziale della pittura.
8. Modernismi: il dopoguerra
A cavallo della seconda guerra mondiale, i grandi artisti figurativi – Matisse, Léger, Picasso, Dufy – indirizzano il loro stile verso un tratto grafico più nervoso e schematico, verso una tavolozza di colori primari che fanno eco al linguaggio modernista di un Le Corbusier o di Mondrian. Così i dipinti di Matisse realizzati dopo la grande decorazione per Barnes, ritrovano un’economia formale nuova che oggi è chiaramente legata all’estetica degli anni ’50.
9. « Disegnare nel colore » : verso un colore pop
Negli anni 1947, Matisse inventa una nuova tecnica, la gouache ritagliata che gli permette di tagliare “al vivo” nel colore. « Invece di disegnare il contorno e di riempirlo di colore – l’uno che modifica l’altro – io disegno direttamente sul colore. Questa semplificazione garantisce una precisione nell’accostamento di due mezzi che diventano uno ».
Le nuove problematiche che Matisse fa nascere hanno considerevoli conseguenze sul lavoro degli artisti delle generazioni successive. Essi hanno riletto, interpretato, assimilato questa tecnica dall’espres-sionismo astratto al movimento Support-surface con Viallat o Pincemin ma anche Hantaï.
La mostra è curata da Cécile Debray, conservatore delle collezioni moderne del MNAM di Parigi.
Un catalogo, realizzato sotto la direzione di Cécile Debray accompagna la mostra. Abbondantemen-te illustrato, comprende saggi e notizie sulle opere di Matisse che permettono di esplorare i rapporti dell’artista con i suoi contemporanei. È inoltre arricchito da una antologia inedita, realizzata presso gli Archivi Matisse, della corrispondenza intrattenuta con i suoi amici e dei testi che mettono in evidenza gli scambi con essi.
Oltre alla mostra Matisse en son temps sono visitabili alla Fondation Pierre Gianadda la Collection Franck, il Parco delle Sculture, il Museo gallo-romano, il Museo dell’automobile fino al 22 novembre tutti i giorni dalle 9 alle 19.
Matisse Nel Suo Tempo
Da 20 giugno – 22 novembre 2015
tutti i giorni 9 – 19
Fondation Pierre Gianadda – Rue du Forum 59 – 1920 Martigny (Svizzera)
Tel.: (+41) 27 722 39 78 – Info in Italia: 031.26939 – www.gianadda.ch
Redazione
(23/06/2015)
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