A Palazzo Strozzi
Inganni e meraviglie del trompe-l’oeil
Firenze – E se il reale sfuggisse alla vita per vivere l’illusione? Fuori cornice ritroveremmo noi, dentro, il mondo. “Inganni ad arte. Meraviglie del trompe-l’oeil dall’antichità al contemporaneo”, ultime settimane per poter ammirare questa fantastica mostra presso Palazzo Strozzi di Firenze curata da Annamaria Giusti, direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti. La rassegna sarà poi trasferita dal 17 febbraio 2010 al Musée du Luxembourg di Parigi. Più di 150 opere tra pittura, scultura e arti applicate provenienti da diversi musei e collezioni per un’avventura sul bordline della finzione, della falsa realtà, dell’illusione ottica.
Simulazioni che costeggiano le forme dell’inganno per trasportarci tra gli effetti del trompe-l’oeil e vivere l’emozione di un’astrazione così reale da sentire la meraviglia svaporare sotto i nostri occhi. Rappresentare come vero ciò che vero non è, l’abilità tecnica sorprende gioca con i sensi, attrae la mente, sfida la percezione. Le opere si stagliano dinanzi a noi con il fascino sottile della doppia verità, del vero celato e del falso rivelato, l’effetto ottico innesca così processi nueroscentifici le cui spiegazioni affiancano molte didascalie in molte sezioni.
Completamente coinvolti sorvoliamo con tutti i cinque sensi non solo visivi ma anche olfattivi, tattili, uditivi, gustativi le illusioni che scorrono dinanzi a noi e che il nostro cervello amplifica in una teatralità dilatata. Il reale, le sue forme, le sue rappresentazioni le sue visioni artistiche, immagini capaci di riprodurre fedelmente e che fedelmente spostano il baricentro della verità con falsificazioni patinate, veritiere, autentiche tanto da indurre lo spettatore a riflettere divertendosi. In dieci sezioni la fantasia di un viaggio che abbraccia l’intero arco cronologico dell’illusionismo artistico come recita il titolo della mostra.
S’inizia ad illudere con eleganza e abilità straordinaria come ci racconta Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., sull’antica gara fra i due celebri pittori greci Zeusi e Parrasio, il primo capace di dipingere grappoli d’uva così realistici, da indurre gli uccelli a beccarli; il secondo in grado di ingannare l’occhio esercitato di Zeusi stesso, che di fronte alla tenda dipinta da Parrasio volle scostarla, credendo celasse il quadro. L’episodio è il tema della prima sezione dove troviamo appunto Tiziano Vecellio con “Ritratto dell’arcivescovo Filippo Archinto” , Barend van der Meer con “Grappolo d’uva appeso davanti a una nicchia”, citiamo infine Henri Cadiou con “Lo strappo”.
Si passa alla seconda sezione con la natura morta. Suggestive sale dove i capolavori di Galle , Gilou, ecc, sono in sospensione tra l’inganno ottico e l’aderenza al reale. Oltre lo spazio, oltre la soglia, oltre l’interno …la terza sezione in un miraggio che prolunga l’illusione di un sogno reale o meglio tridimensionale grazie ai giochi chiaroscurali. Vani che sia aprono nelle pareti comela Fintatavola con acquaforte raffigurante un fornaio che suona il corno di H. Drost.
La quarta sezione è interamente dedicata alle carte, un repertorio bidimensionale che amplifica l’effetto trompe-l’oeil con fantasiosi effetti su piatti di porcellana, piani di tavoli sui quali scivolando sul limite dello spazio restano poi in bilico perenne nel nostro occhio illuso. Proseguiamo nella quinta sezione: L’incanto Della Lettura, fuoriclasse un dipinto su tavola un codice miniato le cui pagine si rivelano sospese per una lettura del tutto illusoria. Si passa dalla sesta e settima sezioni dedicate alla scultura che illude e allude alla mimesi, alla fisicità, all’iper – realtà materica, plastica, come la venere smontabile del1782 incera policromata di Clemente Susini all’ottava dove il “San Giovanni Battista” di Paolo Veronese o il “Ritratto di Antonio Riccobono” di Giambattista Tiepolo sono tra i capolavori di un’illusione che pone la figura tra spazio illusorio e spazio reale.
Ci accingiamo alla fine del percorso con la nona sezione: Autoritratto di un’illusione nella quale troviamo l’opera di Michelangelo Pistoletto “Tela con cavalletto” e “Dipinto in trasferta” di Pierre Ducordeau. L’apparenza della forma, l’informe della coscienza, il senso della conoscenza, il tempo e la sua dilatazione e contrazione. L’Arte affiora la pittura dimora e la rappresentazione è un perfetto artificio di se stessa quasi un ritratto in posa.
L’ultima sezione è un tripudio dell’illusionismo architettonico il trompe-l’oeilè teso al massimo livello, come si nota nell’opera di Tintoretto “Priapo insidia Lotide addormentata, Deucalione e Pirra”, lacunari di soffitto, l’occhio fatica a distinguere, ma poi stordito da tanto mirabile ingegno si lascia sedurre .
Allestimento ideato dall’architetto Luigi Cupellini, curatissimo, studiatissimo e dall’effetto garantito, porte-cornici, falsi pavimenti per un vertiginoso senso di affondo nell’illusione, impatto fatale, travolgente e disarmante, l’inganno è servito.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(13.01.2010)
Lo strappo di Henri Cadiou (Paris 1906-Paris 1989)
Dipinto su tela; cm 81 x 54 – anno 1981
Parigi, Collezione Pierre Gilou
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