Palazzo Te ospita 60 dipinti di cui 20 del Mantegna
Mantova – Padova, Mantova e Verona, celebrano Andrea Mantenga ( Isola di Caruro, Padova, 1430 – Mantova 1506) per il 500mo anniversario della sua morte, con importanti mostre apertesi in contemporanea il 16 settembre.
La città di Mantova, dove Mantegna, chiamato alla corte dei principi Gonzaga, lavorò per 46 anni, lasciando un’eredità artistica straordinaria, ha sviluppato un itinerario “mantegnesco” che coinvolge tutta la città, ma il fiore all’occhiello è la mostra “ Mantegna a Mantova 1460 – 1506” fino al 14 gennaio 2007, c/o Palazzo Te.
Il percorso “mantegnesco” continua poi, a Palazzo Ducale e al Castel San Giorgio, dove l’artista affresca la celebre “Camera degli Sposi” , e dove sono aperte le mostre “ Rinascimento nel Castello di San Giorgio – Mantegna e i Gonzaga” e “ La scultura al tempo del Mantegna – Dal Classicismo al Naturalismo”. Palazzo Te ospita, nelle Fruttiere, 60 dipinti di cui 20 del Mantegna, la mostra, infatti prende in esame anche il periodo del dopo Mantegna, durato dalla sua morte, all’arrivo nel 1524, di un altro straordinario artista, Giulio Romano, si possono ammirare, così le influenze mantegnesche nelle opere di Costa, Solimani, Monsignori e altri. Formatosi a contatto con gli artisti toscani presenti a Venezia, da Filippo Lippi a Paolo Uccello a Donatello, Mantegna elabora uno stile personalissimo di grande potenza espressiva e moderna. Appena entrati nelle sale espositive, percepiamo subito la bellezza sconfinata delle sue opere. Ad accoglierci è la magnifica tempera su tela “ Minerva che caccia i vizi dal giardino delle virtù “ proveniente dal Museo del Louvre di Parigi.
Un perfetto impianto scenografico, una novizia di particolari, una resa cromatica impeccabile rendono la composizione equilibrata e leggera, un racconto in contemporanea. L’ammirazione continua, anzi si prolunga perché Mantegna scava nell’animo umano e riveste di sensibilità poetica i suoi monocromi, tempere che simulano bassorilievi in bronzo dorato su lastre di marmo, un’opera su tutti il “ Sacrificio di Isacco “ proveniente da Vienna. Spazio, prospettiva, forme, volumi, sembrano essere la struttura su cui si poggiamo i sentimenti, su cui ricade la storia di ciascun personaggio, sembrano vivere e sussultare in ogni piega, in ogni, ruga, in ogni smorfia del viso. Che dire, poi, dello sguardo con cui la Madonna guarda il Bambino nell’opera “ Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e il Battista Bambino”.
Mantegna riesce a unificare sotto il segno dei sentimenti, l’uomo e la natura, la “ Madonna delle Cave “ ne è uno splendido esempio. La roccia, alle spalle della Madonna, è ritratta con un’accuratezza che evidenzia perfettamente la sua morfologia. La pietra tagliente, spigolosa appare in contrasto con l’ambiente circostante modificato dall’uomo, un’interazione tra lo stato delle cose e l’azione umana. Ogni frammento della pittura di Mantegna è raffinatezza e intelligenza sia nella resa manuale che intellettuale, una completezza che esiste solo dei grandi maestri. Mantova, nell’eccezionalità dell’evento, è una città in mostra. Strade, luoghi, palazzi testimoni dell’arte di Mantegna dialogano con il visitatore e il visitatore rimane coinvolto nell’arte di uno dei più grandi maestri del Quattrocento italiano.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
19/10/2006
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