Negli spazi del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, ogni singola opera rende alla perfezione il clima espressivo del Groove. Una mostra da vivere in tutti i sensi, in cui arte e musica s’incontrano, dialogano, danzano…
Torino – Respiri jazz sull’arte contemporanea, una tensione creativa da vivere in libertà. Un continuo movimento tra scultura, pittura, video ispirati dalla musica è ARS CAPTIVA GROOVE la mostra concepita da ARS CAPTIVA progetto del Comitato Creo che favorisce l’incontro tra gli studenti degli istituti artistici di Torino e del Piemonte. Il percorso formativo è scaturito in una mostra da vivere in tutti i sensi, una mostra in cui arte e musica s’incontrano, dialogano, danzano, creando passaggi fluidi, continui e audaci da un linguaggio artistico all’altro e da un’opera all’altra. Negli spazi del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, ogni singola opera rende alla perfezione il clima espressivo del Groove, tematica della mostra. Groove, battito, pulsazione ritmo coinvolgente, vibrazione, cadenza costante, fondale della black music, capace di creare una potente empatia con l’ascoltatore tramite il solo linguaggio ritmico, sfonda nell’estro di questi giovani artisti e diviene fermento rovente danza da ricomporsi in linee, in nuove prospettive, in suggestivi echi è un raccontare con i suoni usando il visivo cioè dando forma e sostanza all’invisibile.
Musica da vedere e arte d’ascoltare i poli si avvicinano fino a toccarsi annullando le distanze, è l’installazione “8286 RED” del liceo artistico di Pinerolo, una lunga, lunghissima tela ignifuga rossa funge da collante tra Torino e New Orleans. Città del jazz idealmente lambite da drappeggi carichi di passione ed energia rilasciano le infinite variazioni di una musica che non ha confini. Jazz da toccare nella materica essenza del ricordo mantenuto vivo da reperti assemblati insieme. Scultorea esistenza che vibra tra le corde dell’anima con il contrabbasso in legno di Marco Clementino, ci sembra quasi di percepire la potenza del suono che molti grandi musicisti sono riusciti ad estrarre da questo strumento. Potente supporto ritmico che mantiene in questo silenziosa veste artistica tutta la sua forza carismatica. Il jazz dal volto iconico sfila nell’opera pittorica di Flavio Rossi “Dear Satchmo”, 10 tavole in legno come una tavolozza cromatica compongono una trama musicale da leggere con la freschezza ritmica di una raffinata improvvisazione che crea continue diversione del tema.
Decisamente suggestiva l’installazione di Davide Robaldo e Nicolò Lojero “Ritmo musicale”, è proprio il caso di dire: luce, è di scena il jazz. Ritmo, segni e gesti si flettono nello spazio della mente e accendono i riflettori sul movimento del suono. Azione dinamica, gestualità decisa, istinto sembrano essere le linee guida del lavoro di Lorenzo Guarnaschelli e Elena Lucarno “Panni di musica”, una libera composizione dalla declinazione jazzistica.
Dimensioni musicali da percepire con lo sguardo e con l’anima per una lettura interattiva con la musicalità che si libra da “note in libertà “ di Erica Baio, Elena Fattore e Giorgia Lasuschi. Note che rimandano alla partitura, alla scrittura musicale, al fraseggio ampio e brillante o fascinoso e sensuale o ancora intimo e malinconico ma sempre e comunque libera espressione di segreta essenza, di anima e cuore nell’unisono di un accordo … jazz.
Nell’opera “Jazz Libero” di Mohsen Baghanejad il passato, il presente e il futuro convivono nel fascino di una comunicazione musicale che si fa arte visiva, arte, pulsante e penetrante, arte che rielabora la storia è diviene essenza di vita che cammina tra le note del jazz attraverso bocca, mano e tromba che letteralmente fuoriescono dal quadro.
Arte e musica si completano a vicenda in un’espressione di bellezza totale che ascolta il suono dei colori e rilascia le impressioni dell’anima perché se l’uomo ha la musica in sé, l’artista è la mano che riesce a far vibrare le sue corde. Concetti che trovano la massima espressione nei lavori di Kandinskij, al quale s’ispira l’installazione audiovisiva “Stain Groove P.510” del Primo liceo artistico, improvvisazione, ritmo e timbrica cromatica, il jazz ha trovato la sua tavolozza.
Nell’opera “Jazztoon” di Leonardo Tacconella, jazz dalle linee morbide, dal groove intenso, dalla melodia vellutata, jazz che diviene figurativo entrando nell’architettura armonica di Mondrian con musicisti che si muovano seguendo il senso logico della composizione mondriana nella quale si trovano. È una visione artistica del suono dalla perfetta scansione ritmica che evoca le movenze della migliore tradizione jazz americana.
Una scenografica partitura capace di aprirsi alle emozioni, abilmente orchestrata da giovani artisti capaci di percepire, elaborare e realizzare i diversi volti del jazz, i suoi linguaggi, la sua complessa e ramificata essenza , tutto in una mostra da sentire con il corpo.
di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata
(03/05/2013)
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