BANKSY L’unico graffitaro che serve alle città .
Il writer inglese ha cominciato dalla strade e dai palazzi ed è finito nei musei .
Purtroppo non sono mai stato a Bristol , la cittadina inglese che passa come il tempio dei graffitari, degli artisti di strada dei writers che usano come tele le facciate degli edifici o le fiancate degli autobus o i muri delle stazioni della metropolitana. A quanto ne racconta, con intelligenza e sensibilità, la ventottenne Sabina De Gregori in questo suo recentissimo libro dedicato alla re dei writers contemporanei ( Banksy il terrorista dell’arte, Castelvecchi, pag.244, euro 25,00) , una visita a questa città è imperdibile per chi voglia gustarsi dal vivo l’imbatto di un comparto dell’arte contemporanea che ci coinvolge tutti e contro la quale sono in tanti a inveire e a bestemmiare.
Solo che una cosa sono i barbari e gli ultras che lordano le nostre città di scritte e immagini miserevoli, un’altra cosa gli artisti che regalano alla città una nuova e originale scenografia visiva, una scenografia pregna di rimandi all’iconografia del cinema, della pubblicità, dei fumetti e dei rotocalchi. Lo strepitoso Banksy, un’artista inglese men che quarantenne, misterioso e inavvicinabile ( la De Gregori non è mai riuscita ad averlo di fronte in carne ed ossa) , uno di cui in tutto e per tutto esiste una sola foto e nemmeno di quella è certo che sia lui, è uno di questi.
Di corsa a Bristol
Per quanto mi riguarda, so già che cosa farò la prossima volta che sbarcherò a Londra. troverò il mezzo più idoneo a percorrere alla velocità del fulmine i circa 140 km che separano Londra da Bristol; arrivato a Bristol, acchiapperò a volo un taxi che mi porti a Frogmore street, lì dov’è il palazzo che ospita la clinica di salute sessuale Brook Young People . Sulla facciata del palazzo che da su Frogmore street, Banksy ha colpito il bersaglio al cuore, come si direbbe di un cecchino dalla mira infallibile. Nel senso che ha avuto una bellissima idea e l’ha realizzata magnificamente. Ha addirittura fatto installare dei ponteggi sulla facciata su dove voleva disegnare, non senza avere coperto il tutto con dei teloni di quelli che vengono utilizzati per i lavori edili. Protetto dia teloni ha lavorato con calma. Ha disegnato una finestra ( della stessa grandezza delle altre finestre dell’edificio ) dal cui interno emergono un uomo che si sta affacciando e scrutando come a cercare affannosamente qualcosa o qualcuno, e una donna in biancheria intima che le sta alle spalle e che un po’ lo trattiene per il braccio. Evidentemente è un marito che è arrivato d’improvviso a casa, si è insospettito a vedere la moglie addobbata in una stuzzicante lingerie e ha aperto curiosamente la finestra per scoprire se fuori c’era un eventuale intruso che avesse appena usufruito delle grazie della moglie. Lui non vede niente.
Il fatto è che all’estremo bordo della finestra a destra di chi sta guardando, è appeso con una sola mano un uomo nudo ( con la mano sinistra si copre le pudenda), evidentemente l’intruso di cui aveva sospettato. Un capolavoro di grazia e d’ironia, e per giunta disegnato sulla facciata d’una clinica per disturbi sessuali. Un’ incursione spavalda e riuscitissima.
Orgoglio cittadino
Finito il lavoro, il prode Banksy telefonò alla ditta dei punteggi perché rimovessero l’impalcatura da un giorno all’altro quelli che passavano per Frogmore street si trovarono davanti agli occhi un’opera tanto esilarante quanto provocatoria. C’èra chi voleva cancellarla e chi conservarla. Un consigliere comunale di stampo liberaldemocratico, Mark Wright, l’ha avuta vinta: ai suoi occhi l’opera era d’indubbio valore e perciò meritava di restare esattamente li dove stava. Paladina indomita della sua conservazione era stata, fra gli altri, la direttrice della clinica. Così l’uomo nudo appeso con una m,ano alla finestra è restato lì, quale un patrimonio artistico della città e dunque riservato a tutti.
Una città che è particolarmente orgogliosa dei suoi graffitari, il cui primo nucleo era entrato in scena nei primi anni Ottanta. Una volta che qualche imbecille aveva sconciato un’altra opera stradale di Banksy , furono in molto i cittadini di Bristol che si offrirono volontari per restaurarla.
Nato a Bristol più o meno alla metà degli anni Settanta ( Neppure di questo vi è certezza), Banksy vive da più di dieci anni a Londra. Oltre che alla strade e alle facciate delle case, il suo campo d’azione s’esteso alle gallerie e persino ai musei, e seppure i galleristi che hanno organizzato mostre e vendite ( a cifre con parecchi zeri) delle sue opere affermano di non averlo mai in contrato di persona. A Londra la vita gli è diventata più difficile , perché contro di lui inveiscono e agiscono vandalicamente i writers rivali, quelli che gli rinfacciano di essersi << commercializzato >> e di avere tradito la deontologia dura e pura dell’arte di strada, il cui dogma fondamentale recita che gli artisti devono lavorare gratis.
Ricerca sul campo
La De Gregori ha fatto un accurato lavoro di ricerca e di pedinamento per le strade e le piazze di Londra. S’ è andata a cercare tutte le tracce del passaggio di Banksy, opere che talvolta si sono conservate e talvolta no. Spassosissima è la via crucis , da lei percorsa stazione per stazioni, che racconta una sorte di combattimento a colpi di stencil ( dal nome della tecnica adottata dai graffitari per apporre le loro immagini sui muri) tra Banksy e un graffitaro londinese anche lui misteriosissimo, tal Robbo. Succedeva che Banksy disegnasse qualcosa da qualche parte. A quel punto passava Robbo e manometteva il disegno in modo da denigrare il rivale. E tanto per fare un esempio: siccome Banksy vanta la sua passione per i Beatles, ecco che Robbo gli oscura un disegno e ci metta sopra la linguaccia che fa da stemma dei Rolling Stones . Per essere una battaglia di strada, è la più deliziosa che noi conosciamo.
di Giampiero Mughini
(20.11.2010)
Fonte Quot.Libero
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