Biennale Arte Firenze 2009, palcoscenico internazionale
Firenze – Biennale Firenze 2009, tutti i colori dell’Arte, tutte le espressioni della vita. La settima edizione della Biennale è un “dialogo tra le civiltà” sotto il segno dell’Arte. Culture e tradizioni, l’altro si rivela, l’altro siamo noi, un universo che comunica per conoscere e conoscersi.
Artisti provenienti da 78 paesi nel suggestivo scenario della Fortezza da Basso si confrontano e incontrano il pubblico. Pittura, scultura, fotografia, video, installazioni, dai pannelli scivola creatività, tra gli stand scorrono fiumi in trasparenza di emozioni, di vissuto, d’interiorità espressiva affidata al pennello, alle spatole, all’obiettivo. Concetti, natura, illusioni traslate in realtà e sogni sospesi nella fantasia ci vengono incontro non solo dalle opere ma dagli artisti, quasi tutti presenti. Nei loro sguardi vive il corpo dell’opera, e come se la creazione pulsando chiedesse un nostro sensibile cenno.
La Biennalesi svolge con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Patrocinio della Regione Toscana, della Provincia di Firenze e del Comune di Firenze.
Una manifestazione che pone gli artisti in primo piano, che offre loro la possibilità concreta per entrare nell’anturage artistico e conoscere anche il mercato dell’Arte.
Artisti protagonisti in un’esposizione che lentamente rivela nomi già affermati come Ismal Acar, artista turco presente anche alla Biennale di Venezia, John Bellany, scozzese le cui opere sono esposte al MoMa, al Metropolitan e alla Tate Gallery, realtà contemporanee, presenti su Bluarte e che si contraddistinguono per la loro costante ricerca come Veronica Francione, Donato Lotito, Luigi Alba e poi artisti e ancora artisti dall’originale elaborazione in resina di Maria Cardelli, impatto visivo e tensione lenticolare, all’espressività introspettiva carica di verità nascoste di Riccardo Antonelli, fino ad arrivare ai ritratti dal tratto chirurgico di Rita Bakhuijsen dove ogni ruga, ogni centimetro di pelle e attimo intrappolato nella vita, più avanti ci sorprendono gli scorci nascosti o meglio incrostati quelli di Jaime Barrera urlanti di lirismo. Con Diana B.A. Dean, invece, passato e presente scorrono come in sequenze dalle prospettive quattrocentesche.
Interpretazione proiettata sulla soglia del tessuto visivo quella di Maria Pia Taverna, oltre l’enigma, l’esistenza, il figurale, il rappresentabile e la necessita interiore in un rebus di illogiche intuizioni ricreate da Ma. Angelica Gonzalez Davila.
Passeggiando tra le effusioni artistiche si passa dalle composizioni rigorose di Wim Zorn, spazio musicale di una partitura lucida e febbrile, alle suggestioni di una meteora precipitata nell’ultimo atto d’ispirazione di Charlotte Hedberg. Fascinazione intrigante imbevuta di intense emozioni, pennellate di passione tra passi di tango, e con Ana Leon il bandoneón vibra in una struggente velatura sfumata in poesia. del La Biennale si lascia respirare, attraversare, in un continuum con l’esterno con “Biennale oltre le mura”, una mostra collaterale alla St. James Church di Paul Lorenz. Ma dentro le mura, il silenzio urlato, trattenuto, mortificato di Lynne Iggulden. Ricordi, memorie senza vie d’uscita scalfiscono la superficie e trasudano in rivoli di sentimenti.
Mosaici di astrazione, storie semplici dirette al cuore, incanto e disincanto da Victor Agius a Beatriz Moya, passando per le velature materiche di Witold Podgorski.
Ogni stand è uno scrigno, uno spazio che racconta l’intimo degli artisti e quello di Tanja Aumanen e Peter Hedman evoca il surreale, l’inconscio consumatosi. Un moderno Chagall nostalgico e malinconico dove le ferite del mondo bruciano l’anima di corpo emaciati.
Molti gli eventi collaterale e l’altro – conferenze, film, incontri tra i quali quello con Marina Abramovic, una del più interessanti performer contemporanee. All’artista quest’annola Biennaleconferisce il premio “Lorenzo il Magnifico alla carriera”. E tra un evento e l’altro le sensazioni fluenti di Marianna Guarnieri ci avvolgono come morbide placente, prima di divenire in Per Christoffersen, spigoli di natura scoscesa nelle sue stesse fibre o in Henk Bloemhof mistero, visione onirica, ninfe notturne, foreste incantate dalla consistenza diafana.
Impossibile nominare tutti gli artisti, ma in fondo ci spetta una nuvola di leggerezza creativa evaporata da una maturazione emozionale e librata in liriche variazioni, in impalpabili, leggeri soffi di grazia da Lee Campbell. La padronanza del gesto sono incorporei e come se l’anima avesse adagiato la sua musica nelle sfumature cromatiche in un soffio… “Without”.
Il compito della Giuria Internazionale fra i membri che la costituiscono citiamo Dominique Edouard Bacheler, critico e storico dell’arte di Parigi, Gerfried Stocker, direttore artistico Ars Electronica Linz (Austria) e un parterre di eccellenti menti professionali, non sarà certo semplice. Attendiamo il loro responso domenica 13, ma siamo sicuri che la scelta rappresenterà la storia dell’arte per i posteri.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata 10/12/2009
Foto by Archivio Luongo
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