Buon Compleanno Albertina

In mostra possiamo ammirare la sua “Crocifissione di San Pietro” dove appare evidente la raffinatezza e la delicatezza del tratto, la grazia e sua sobrietà, il cui influsso sarà una costante in tutta la sua arte

di Antonella Iozzo 

rubensVienna – L’Albertina uno dei più importanti musei di Vienna compie dieci anni. Dopo una lunga chiusura, nel 2003 è stato riconsegnato alla città. 2003 – 2013, un decennio di fervide attività culturali ispirate dal passato e progettate con l’occhio rivolto al presente e al futuro. Oggi i riflettori si accendono su mostre speciali, party ed eventi come la giornata dell’ “Open-House-Day” con ingresso libero il 17 marzo scorso, o il 20 settembre prossimo la mostra “Matisse e i Fauves”,per emozioni da vivere senza confini.

Ma per iniziare “Bosch Bruegel Rubens Rembrandt. Capolavori dell’Albertina”, la mostra inaugurale apertasi il 14 marzo e visitabile fino al 30 giugno 2013. Con circa 150 opere di Hieronymus Bosch, Pietre Bruegel il Vecchio, Peter Paul Rubens, Anton van Dyck e Rembrandt l’Arte saluta il pubblico con raffinatezza, eleganza e antico splendore, non dimentichiamoci, infatti, che l’Albertina possiede una delle collezioni di disegni fiamminghi, del periodo compreso tra il 1450 e il 1650, più importanti del mondo.

Arte fiamminga, la seduzione del dettaglio, che dal tardo medioevo fino all’alto barocco si combina con il ricco simbolismo medievale, cattura lo sguardo, incuriosisce la mente, delizia i sensi. Non solo Bosch Bruegel Rubens Rembrandt come recita il titolo della mostra, ma molti altri maestri tra i più grandi dei loro tempi, ci conducono attraverso due secoli di fascinazione fiamminga che porta anche la storia dell’arte europea ad uno dei momenti più prosperi.
Da Hieronymus Bosch a Pieter Bruegel il Vecchio, chiamato proprio “il secondo Bosch”, perché riprese e sviluppò con estrema originalità il mondo fantastico e visionario del maestro, prendendo spunto dal folclore e dai proverbi popolari, passando per Anton van Dyck discepolo preferito di Rubens e uno dei massimi protagonisti dell’arte fiamminga del primo Seicento. Pittore amato e ricercato dalle grandi famiglie notabili di tutta Europa per la sua altissima abilità di ritrattista.
In mostra possiamo ammirare la sua “Crocifissione di San Pietro” dove appare evidente la raffinatezza, la delicatezza e la grazia del tratto. L’estrema bellezza della pittura fiamminga, in genere, appare evidente dalla natura che si mostra con evidenza e precisione calligrafica nella resa dei più piccoli particolari, quasi come se si tentasse di dare l’illusione della realtà.

Ritratti, paesaggi e fantastiche meraviglie ripresi con effetti di luce molto raffinati prima impensabile. Ogni figura sembra sfuggire nello spazio dando così alla rappresentazione un alone misterioso e talvolta onirico, grazie proprio alla loro grande fantasia inventiva, elemento fondamentale della scuola fiamminga.

Passeggiando nelle sale super affollate dell’Albertina la storia ci avvolge, insinuandosi tra i visitatori con il fascino discreto della pura bellezza. Dimentichi del mondo circostante sostiamo dinanzi ogni opera e il viaggio degli occhi scopre nuove dimensioni, grazie anche alla tecnica di questi grandi artisti che permette una precisione notevole e uno stile molto analitico. Quello che emerge fin dal primo sguardo è una ricerca pittorica, uno studio dettagliatissimo dei particolari, descritti con tutte le sottigliezze e con l’uso della lente d’ingrandimento.
In queste opere prevale la descrizione, l’armonia della visione è un continuo perdersi nel più piccolo dettaglio per poi ritrovare il respiro sonoro di un’orchestrazione perfetta.

Per completare la visione generale con un contributo moderno, sono esposti i disegni dell’artista belga Antoine Roegiers e un suo filmato animato che riprende il tema dell’opera di Bosch “I sette peccati mortali”, delirio fantastico pittura allucinatoria dalla sottilissima filigrana allegorica, complesse allegorie che pongono lo spettatore tra la riflessione e l’assurdo, proiettandolo nei meandri più oscuri dell’umano.
Una mostra attraverso la quale possiamo conoscere la prestigiosa raccolta dell’Albertina iniziata nel 1776 dal duca Alberto di Sassonia-Teschen, un genero dell’imperatrice Maria Teresa, e che comprende un milione di stampe e 60.000 disegni. Tra cui opere celeberrime come “La lepre” e “Le mani in preghiera” di Dürer, gli studi di bambini di Rubens e capolavori di Schiele, Cézanne, Klimt, Kokoschka, Picasso e Rauschenberg, che il museo presenta al pubblico nel corso di mostre a rotazione.

di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata
                       (22.03.2013)

Immagine:Peter Paul Rubens: Nicola figlio di Rubens con berretto rosso di feltro, 1625-1627, Albertina, Wien

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