Canaletto e i suoi rivali nella parabola di Venezia
Mostra itinerante, a Londra e poi a Washington le tele dei principali pittori di vedute della serenissima,
destinata a trasformarsi da grande potenza a meta turistica.
<< Quando due artisti dipingono la stessa veduta, noi acquisiamo maggiore consapevolezza di qualcosa che riguarda la loro personalità più che il loro soggetto: precisamente come avviene nei casi in cui due attori recitano lo stesso monologo>>. Ecco come Nicholas Penny e Ear A. Powell III, il primo direttore della National Gallery di Londra, il secondo della National Gallery of art di Washington, spiegano la decisione di dedicare una mostra a “ Venice: Canaletto and his rivals”.
Un’ esposizione che rimarrà fino al 16 gennaio in Inghilterra per poi spostarsi dal 20 febbraio al 30 maggio negli Usa: 20 tele del Canaletto affiancate da quelle dei suoi rivali Gaspare Vanvitelli, Luca Carlevarijs, Michele Marieschi, Bernardo Bellotto e Francesco Guardi.
L’evento celebra il genio di Giovanni Antonio Canal ( 1697-1768) attraverso il confronto fra le sue opere e quelle dei principali pittori di vedute che cercarono la fortuna nella Venezia del ‘700, nel mezzo del processo di trasformazione della città da potenza politica a meta turistica.
Per i viaggiatori europei, in primis gli inglesi,era impensabile concludere il Grand Tour senza aver ammirato San Marco e comprato un souvenir. Una necessità a cui provvedevano proprio i vedutisti, che sfruttavano le potenzialità di camere oscure e strumenti ottici per realizzare opere così realistiche da sembrare fotografie. Mentre il fascino di Venezia cresceva, però, la sua potenza diminuiva, tanto che nel 1797 Napoleone pose fine all’indipendenza della Serenissima.
La parabola artistica di Canaletto accompagna quella della città. Figlio di un pittore di scenografie teatrali, gli bastano tre anni per oscurare i rivali. Vanvitelli non riesce a competere con il senso del colore e della luce di Canaletto a causa dei suoi problemi alla vista, mentre i quadri di Carlevarijs appaiano statici e privi di vita rispetto a quelli del giovane sfidante. Canaletto non ripete mai due volte lo stesso soggetto i tele diverse e cattura scorci poco conosciuti per stupire i committenti, ma non esita a << prendere ispirazione>> dai quadri di Carlevarijs per mettere in luce i suoi limiti. Come nel caso de “ Il ricevimento dell’ambasciatore francese Jacques – Vincent Languet”, che ha una struttura identica a “ Il ricevimento in onore dell’ambasciatore britannico Charles Montagu” dipinto alcuni anni prima da Carlevarijs .
La consacrazione avviene grazie al console inglese Joseph Smith, che lo aiuta a entrare in contatto con i ricci collezionisti d’Olremanica e a stampare il volume di incisioni che lo renderà famoso ovunque. Canaletto inizia a dipingere tele più piccole, facili da trasportare, e abbandona i cieli cupi per rappresentare una Venezia immersa in una placida luce estiva. Proprio negli anni del trionfo, però, il maestro deve affrontare il suo rivale più pericoloso, Michele Marieschi, che offre quadri realizzati con grande rapidità e a un ottimo prezzo. Inizia a girare la voce che Canaletto sia sopravvalutato, ma il risultato della sfida verrà deciso dalla prematura scomparsa del Marieschi a soli 32 anni.
Nel 1740, con lo scoppio della guerra di successione austriaca, il turismo crolla, e dal 1746 l’artista si trasferisce per 9 anni in Inghilterra . Così evita pure lo scontro con nipote Bellotti, tanto abile da firmare alcune tele con il nome dello zio. Dopo il ritorno a Venezia, l’unico in grado di insidiarlo sarà Guardì, le cui opere hanno tratti più cupi, quasi un presagio della decadenza della città. Ma il mercato è cambiato ed è sempre più difficile vendere. Tanto che Canaletto, nonostante il successo, lascerà alle sorelle solo un letto, dei vestiti e una piccola proprietà…
di Emanuela Meucci
( 11.01.2011)
Fonte, Quot. Libero
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