Il Secolo d’Oro della pittura in mostra
Roma – “Da Rembrandt a Vermeer. Valori civili della pittura fiamminga e olandese del ’600”, presso il Museo del Corso di Roma ancora per pochi giorni. Dopo presagiamo il sapore del silenzio dipingere il vuoto in quegli stessi spazi espostivi che continuano a riverberare di raffinate ed intime melodie.
Completamente immersi in un’atmosfera fuori del tempo pagine d’arte fiamminga ed olandese: paesaggi, ritratti, nature morte, quadri con “scene di genere”, come per dire episodi di vita quotidiana narrati in modo amabile, un dialogo intessuto con estrema genuinità e trasparenza. Sono dipinti appartenenti alla collezione Gemäldegalerie di Berlino, il museo con la più importante e significativa raccolta di pittura fiamminga e olandese del XVII secolo, fra i suoi capolavori infatti figurano “Il cambiavalute” di Rembrandt a la “Ragazza col filo di perle” di Vermeer.
Questa meravigliosa esposizione è frutto della collaborazione frala Gemäldegalerieela Fondazione Romache contribuirà all’iniziativa di portare proprio a Berlino la mostra di Sebastiano del Piombo presentata a Palazzo Venezia a Roma.
Cinquantacinque capolavori raccontano la civiltà olandese, nello specchio dell’Arte scorre la vita quieta di donne operose, di paesaggi monotoni e lontani, di cavalieri benestanti, di contadini furbi e amanti della pipa, di bambine deliziose con i loro riccioli d’oro e le loro cuffie inamidate, immagini d’ interni domestici con tavole da sparecchiare dove le bucce di un limone riportano le rughe del “vero” e la fruttiera luccica sotto la fioca luce di una candela, insomma , un intero popolo sotto i riflettori della pittura.
Piccoli capolavori o tele maestose, ma sempre e comunque ad ogni sguardo la magia si rinnova e si scoprono palpiti di luce, profumi di lavanda, lenzuola piegate con cura, pizzi e merletti dalla precisione infinita. Estremamente vitali, nuovi e freschi i ritratti di F. Hals come “Ragazzo che canta, con flauto” qui esposto, sguardi ed espressioni s’incrociano in una messa in scena filmica che scopre e non svela lasciando nello spettatore una curiosità irrisolta.
Sorprendente la forza emotiva e la suggestione magnetica che divampa quasi con eleganza e trepidazione da “Esau vende il diritto di primogenitura” di Hendrick Terbrugghen, artista fondamentale nella storia della pittura olandese per aver guidato il passaggio dalla tradizione manierista alla svolta caravaggesca, esemplare, infatti l’effetto della luce in quest’opera.
Schiere di volti immobili, non sono i protagonisti di un quadro, ma il pubblico della mostra dinanzi ai dipinti di Rembrandt, con il già citato “Il cambiavalute” talvolta interpretato come l’illustrazione di una parabola evangelica, il ritratto di “Hendrickje Stoffels”, “L’uomo con l’elmo d’oro”, ma attribuito successivamente a un anonimo pittore della sua cerchia, Rembrandt, la pittura sussulta. La sua è un’intensa partecipazione alle emozioni ed ai sentimenti umani sgocciolanti nell’impasto materico, la dimensione universale dei dipinti e la loro forza fuori dal tempo, contrastano con la nitidezza di de Hooch che sembra voglia elogiare le virtù morali delle famiglie olandesi, quasi una elegiaca poesia domestica distesa su “La Madre” e “La pesatrice d’oro”. Visitando la mostra non possiamo non notare Rubens, le sue accurate composizioni si arricchiscono di una luce calda e di un gusto per la materia cromatica che sembra quasi evaporare per poi ricadere con un’ inquietante tono drammatico su “Paesaggio con l’impiccato”. Dalla bottega di Rubens emerge un nome su tutti Anton van Dyck, maestro indiscusso del ritratto celebrativo aristocratico, “Tommaso di Carignano Principe di Savoia”e “Ritratto di gentildonna genovese”, sono opere nel quale raggiunge un giusto equilibrio tra l’aulico rango sociale dei personaggi e la brillantezza dei volti, degli sguardi, dei fugaci sorrisi.
Da Rembrandt a Vermeer la luce scalfisce la mente prigioniera delle emozioni per tutto il percorso espositivo. Vermeer con quel profondamente e intimamente umano che ha saputo cogliere nelle attività di tutti i giorni, cerca e trova la vita nascosta delle cose e delle persone, una poesia nel silenzio del tempo, nel raggio di luce che illumina la “Ragazza col filo di perle”.
Una dolcezza infinita si riflette nella squisita tecnica pittorica e nel supremo controllo degli effetti luministici, ogni dettaglio è reso con perfetto realismo e ogni sentimento o passione vive dentro il dipinto continuando a comunicare una commozione lirica, struggente, moderna. La medesima
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(10/02/2009)
Immagine:
Hendrick terBrugghenesau vende il diritto di primogenitura
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