Montariello. Ritratti dell’anima, seduzioni della pittura
La sua effervescenza passionale guizza tra l’estro e la conoscenza
e si placa nell’altra faccia della luna,nel soffio di un momento di vita già passato, già vissuto, già ingoiato dalla notte
a cura di Antonella Iozzo
Ennio Montariello, la voce intensamente lirica della pittura nella libertà di un sogno teso fra colori incantati e poesia struggente.
Un’Arte intessuta d’emozioni corre nel contrappunto delle tonalità e apre la via alla musica dell’anima che, leggera e vaporosa, si condensa nella grazia romantica di un volto femminile o nel tratto raffinato e soffice di una musa rivelatrice dell’intimo sentire. Le sue donne fluttuano in uno spazio senza dimensioni, divenendo visioni interiori nell’immagine della bellezza e della seduzione.
L’intuizione e l’intima concentrazione di Montariello splendono nell’incandescenza del sentimento, si percuotono nell’implosione della ragione e affiorano tra la liquidità di occhi velati, affascinanti e affascinati dal gesto che si fa Arte, pensiero, follia, canto. Nel movimento del desiderio poi, si elevano angeli in trasparenza che abbandonano il corpo e si muovano nella limpidezza di cromie in bilico fra l’onirico e il magico.
L’inquadratura, il taglio della luce, la scelta e la combinazione dei colori, creano scene d’opera dove la spazialità è una costante dell’atemporalità del momento, una narrazione in cui il prima è evocazione del pensiero, e il dopo estasi della mente nelle braccia del piacere, una danza suggerita per fermo immagini di eterea realtà, dentro la quale il senso di appagamento sensoriale è prevalente.
Segni stilizzati, fiori, cieli tersi, evocativi e suggestivi, affondano nel mare stracolmo di sensibilità estetica, creano emozioni, disegnano le curve dell’amore e rivivono nel lirismo di un ricordo, producendo quel dolce, solitario, quieto gesto, che accarezza il cuore in un giorno senza crepuscolo.
Frammenti di pensiero come gocce d’acqua prendono forma in un linguaggio verbale che all’improvviso inonda pagine bianche, è la prosa di Ennio Montariello. Parole sonore riversate sulla tela con la forza del gesto e la limpidezza della luce, si mescolano ad una teatralità improvvisa. Arabeschi del pennello sugli sfondi, nei capelli, tra la voluttà di un corpo e un tramonto infuocato, fluttuano tra la musicalità della scrittura e l’espressività visiva, conferendo un senso quasi irreale e fiabesco alla melodica “partitura musicale” orchestrata nel suono del colore. Piccoli tocchi, sfumature in dissolvenza, plasticità ritmica e chiaroscuri abilmente modulati, tutto coincide con la parola nella sua più completa essenza, come se il respiro della pittura e quello della poesia si elevassero all’unisono in un accordo perfetto.
In questo intimo mare le evocazioni interiori conducono nel territorio semi – inesplorato della donna: enigmatica presenza, nettare vitale, cristallina percezione nel magma lavico di un dolce tormento senza nome, di uno scavo profondo nelle parole non dette, non scritte ma intuite e depositate nel deserto del foglio, in attesa di tramutarsi in visione, in immagine sublimata da pennellate poetiche e sensuali. Un colpo di fulmine tra l’essenza mediterranea di Montariello e la vellutata epidermide delle sensazioni, bagnate d’ispirazione alla sorgente dell’Arte, creano ritratti introspettivi che seducono con l’anima, ripresa nel fuggevole scatto della passione.
E se la rivelazione in prosa è lettura dell’intima coscienza, la liberazione in pittura è scrittura dei sentimenti nel volto della verità. Sensazioni liberate nelle forme dell’amore puro e dispiegate da Montariello in opere dall’intenso contenuto emotivo. La sua indole solare, carica di suggestioni e di tiepidi momenti di riflessione, affiancata da una padronanza tecnica e da uno stile romantico – evocativo, esplode in bagliori al di fuori del tempo, sono evoluzioni della mente scalfite dall’atto creativo.
La sua effervescenza passionale guizza tra l’estro e la conoscenza e si placa nell’altra faccia della luna, nel soffio di un momento di vita già passato, già vissuto, già ingoiato dalla notte, una melanconica reminiscenza elusa dal pennello in cerca dell’immensità su cui riposare.
Bianco e nero: l’emozione nel segno del rigore traccia algide e seduttive apparizioni dello spirito. Sono lavori tecnicamente detti “matita su carta” ma emozionalmente trasudano tutta la sensibilità e la cultura di Montariello. Una musicalità in cui risulta ancora più evidente la fervida energia del suono interiore. Gesto e segno, qua si librano vorticosamente nell’ebbrezza di un canto ardente, creando atmosfere rarefatte dove l’impetuosità e la dolcezza dei sentimenti sono il controcanto della pulsione vitale.
Una sorta di erotismo sembra piegare le linee del disegno in vibrazioni leggere, brevi fremiti che trascrivono raffinate melodie sulla pelle. Intuitive percezioni scivolano in figure costruite con dissonanze di luce e cadenze umbratili scaturite dal movimento interiore dell’artista ed elaborate nell’essenzialità della forma.
Lavori in cui l’assenza di colore comunica la poetica del silenzio, riverbero d’esistenza sussurrata dalla purezza dei corpi e dalla leggerezza di volti. A volte, poi, lo stesso soggetto è reinterpretato con la forza espressiva dei colori, una trasposizione di pensiero, una realtà altra ripresa con gli occhi della notte, risolta con la trasparenza del giorno.
Arte, vale a dire il ritratto della musica segreta della coscienza, ripresa nei suoi lirici slanci d’amore, nell’intima voluttà dei sensi, nell’attesa dell’onda marina, nell’estasi fluida del piacere, nel dubbio che attanaglia la mente. Verità agitate sotto la superficie della pittura, verità svelate dalla sensibilità introspettiva di Montariello.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
( 10/10/2007)
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