Follia: il tragico della normalità
La mostra ideata da Vittorio Sgarbi
Siena – Sostenibili alterazioni di normalità sfiorano la lucida realtà della follia, un delirio che è sospensione della ragione nel tormento del corpo e nel mistero della coscienza. Nulla è definito, tutto è indefinita identità nella torsione della mente, da qui il coraggio della melanconia di essere declinazione della follia nello specchio dell’Arte, catarsi, redenzione, evasioni, visioni, incerti equilibri nel magma pulsionale della creatività: “Arte, Genio e Follia. Il giorno e la notte dell’artista”, è la mostra ideata da Vittorio Sgarbi presso il Complesso Museale Santa Maria della Scala di Siena fino al 25 maggio 2009.
Dieci sezioni aprono porte sui meandri più oscuri dell’essere, penetrano l’irreale realtà di uno stato psichico ai confini con l’abisso, scivolano dentro le membra sfibrate di un corpo martoriato dell’angoscia e dai tormenti fisici, indagano i fremiti della vita oltre la condizione dell’accettabile, irrompono nell’anima per arrivare al tangibile represso, interrogano l’espressività latente finche non esce allo scoperto, violentano la sensibilità di occhi irretiti dinanzi al crudo orrore dell’esistenza carnefice e vittima della follia.
Un allestimento essenziale, lineare, quasi asettico per la scelta dei materiali, ruota intorno a noi accompagnandoci nel percorso senza mai interferire con le nostre emozioni ma lasciando ai riflessi specchiati di alcuni supporti il compito di avvolgerci nell’elaborazione dell’inquietudine.
La prima sezione, è uno sconcertante documento storico, un percorso a ritroso che parte dal periodo medievale epoca in cui gli “emarginati” erano trasportati a bordo di navi alla deriva verso “Mattagonia”, il reame della follia, isola irraggiungibile, esattamente come il nostro stato di “sani” che con estrema freddezza ed indifferenza attraversa “La piazza dei folli” volgendo lo sguardo verso la scultura di Marini “Il grido”, per poi passare oltre ed ammirare per perizia più che per entrare a contatto con questo mondo le “Tentazioni di Sant’Antonio” di maestro fiammingo o “Il concerto dell’uovo”attribuito a Bosch. Interessanti reperti come strumenti medici e di contenzione testimoniano la vita manicomiale, per finire con i manufatti dei pazienti, arte essenza impossibile da contenere.
Di grande suggestione è la seconda sezione, galleria di sette busti a grandezza naturale, sono i volti di Messerschmidt. Forse la rappresentazione della follia universale partendo dalla propria. Smorfie che esternano l’espressività di un linguaggio interiore, intimo, celato in se. Genio e follia si attraggono e si respingono, espressione e repressione, genesi che partorisce capolavori unici come Ospedale di Saint-Paul a Saint-Rémyde- Provence di Van Gogh, proveniente dal Musée d’Orsay di Parigi, Tizenhorn di Kirchner,la Nottestellata di Munch, Marine avec recif di Strindberg. Quando il normale, il logico, supera la tragicità della normalità ci si trova dinanzi alla follia, quella che ufficialmente la storia definisce guerra. Una pazzia che pervade il senso della vita, che deforma l’uomo e la società, che trasforma l’emotività in un groviglio di tensione lancinante. sinapsi, buio nella fredda luce dello shock e dinanzi a noi “E nuova vita sorgerà dalle rovin”e di Dix, “Pace I” di Grosz “Trionfo della morte” di Guttuso, ed alcuni dei capolavori di Mafai appartenenti al ciclo “Fantasia”.
L’illusione di essere consci delle proprie azioni è un’illusione che mette in scena situazioni impossibili, forse le stesse de “L’arte dei folli”. La quinta sezione è un omaggio a H. Prinzhorn, la più storica raccolta di arte dei folli provenienti da manicomi europei, forme, gesti, segni di anime residenti nel luogo ormai estraneo del proprio corpo, divenuto adesso terra di nessuno. Sezione subito seguita dall’Art Brut, arte di artisti per lo più autodidatti, sconosciuti, solitari. Arte dalla quale s’innescava l’invenzione, la creazione, l’ispirazione, come per dire dal disagio nuove realtà artistiche. Si procede senza sosta, si respira il tormento, l’evoluzione di uno stato che aleggia nell’aria e irrompe nell’interiorità presagendo la tormenta della spiritualità, non si può ancora chiamare follia, sono solo note estranee all’armonia, una dissonanza che attende sulla soglia.
Verso la conclusione della mostra una sala dedicata a Ligabue, ricordiamo l’Autoritratto con sciarpa rossa, una relativa ad artisti come Zinelli, Ghizzardi, in bilico tra normalità e follia, un viaggio dalle immagini all’immagine dell’artista ed una dedicata a “Viaggio in Toscana”, qui non possiamo non nominare Viani con “L’ossesso” e con “Testa di pazza”.
La mostra non poteva non gettare uno sguardo oltre ed allora ecco la decima sezione “La lucida follia nell’arte del XX secolo.” I disegni di Michaux, primaria espressione dell’inconscio ne tracciano un ritratto acuto, tagliente e lirico. Inconscio protagonista assoluto, quindi, la sua realtà e la sua surreale presenza nel quotidiano, tra Ernst, Masson e Brauner, che scrutano il non visibile vissuto e con estrema folle razionalità lo sublimano nella non forma dell’essere. Infine, il movimento “Wiener Aktionsmus” che a Vienna a partire dagli anni ’60 interpreta questo tema non mira certo alla ricerca estetica, anzi evidenzia con truci atti di forza e di violenza l’espressione più cruda e orrenda della follia. Il corpo è martoriato, scavato, impregnato di ogni genere di sevizie, è il prosieguo di un conflitto mentale che si estende nell’espressività artistica: pelle, carne, scheletro della realtà nascosta sotto la superficie del mondo. La sintassi psichica rivela la verità, l’impatto è devastante l’emozione subisce una frammentazione, tragicità, estasi, destino, l’astrazione corrode la forma, è normale follia, è la notte del mondo nel giorno dell’Arte.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(19/02/2009)
Mostra Dal 31.01.2009 al 25 maggio 2009
Siena Complesso museale Santa Maria Della Scala :
“ Arte genio e Follia – Il giorno e la notte dell’artista.
Foto a cura dell’ufficio stampa Agenzia freelance per vernice progetti culturali
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