Gilberto Carpo, il senso dell’Arte, il reale dell’impressione, la verità dell’espressione. Armonie irresistibili capaci di congiungere il pensiero alla forma, il tempo al segno, il silenzio alla materia sonora di cui è fatta la figurazione. Una figurazione che contiene i nuclei relazionali dell’intero cosmo, che, istante per istante, traduce la realtà in pittura, rendendo visibile l’invisibile, vero mistero dell’esistenza. La stessa esistenza che ci conduce sulla soglia della pittura di Renato Guttuso: cielo sgranato e aperto sulla condizione umana con le sue sofferenze, i suoi miti, le sue passioni. Un incontro di sensibili entità estetiche tra le sale di una mostra, il più autentico ed il più vero che possa avvenire tra due artisti, tra due maestri, quello che meglio introduce alla conoscenza della propria poetica e della proprio parabola artistica. E’ qui che le opere, materia pulsante e vivente, dell’uno, penetrano nell’intimo sentire dell’altro, investendolo in pieno con il sentimento carismatico della loro essenza, attraversandolo in profondità con le loro luci e le loro ombre, musica silenziosa capace di giungere fin dentro il dedalo della mente e gli anfratti del cuore e di rinnovarsi ad ogni nuova visione. Sguardi oltre le tele che hanno portato Carpo dentro la materia guttusiana, attrazione fatale dalla quale è nata una nuova dimensione dello spirito, una nuova coscienza della vita nell’Arte.
Due artisti, due pennelli, una sola verità rivelata dalle fibre più intime dell’Arte: la memoria della coscienza, l’anima che ne consacra il valore. Carpo ordina, vivifica, crea in un’estrema concentrazione di grazia sfiorata, di dolcezza consunta, di inebriante veemenza l’ardore lavico che liquefa dall’interno la sostanza rappresentativa. Filtri di luce, lunghissimi possessi sentimentali, vita che emana l’odore della presenza e le sue composizioni si risolvono come cadenze in un solo sospiro.
Ripercorrere l’arco creativo di Carpo è un viaggio nella fascinazione dell’Arte, è attraversare le venature della sua sensibilità, è leggere la poetica umana nella traslazione artistica. Dall’intensità del momento formativo, denso e pregnante di intuizioni dal taglio espressivo, alla crescente dinamicità degli anni ’70, intonazione poetica per un’umanità metallica, maciullata nelle sue fibre da macchine, forme in pieno possesso dello spazio, pronte a reagire con la loro arma più potente: il silenzio. Poi la visione discende nelle anse del surreale e tocca l’onirica lucidità che spegne il sonno e accende l’ispirazione, grazia ad una tecnica minuziosa e puntuale sia nel disegno che nella stesura cromatica. Intanto sulla sponda opposta avanza il flusso dirompente e vitale, quanto drammaticamente evocativo di Guttuso, bellezza che vibra nelle cose, nei paesaggi, nei corpi, nei ritratti, nella consapevolezza di dipingere il suo tempo. Carpo ne appoggia il pennello s’inoltra nelle profondità e giunge alla radice realistico – espressionista, come in “Il piccione viaggiatore – l’attesa”. Il colore inizia il suo canto lirico nella bellezza struggente della composizione, il disegno si anima, la plasticità delle membra scolpiscono una fisicità prorompente. Il desiderio sembra scendere sulla schiena per poi schiantarsi sul rosso della sedia, ciò che rimane è il tormento dell’attesa che impregna l’atmosfera, umida fragranza che trapassa la tela e implode nell’occhio dello spettatore.
Infiniti minuti d’estensione si aprono dal suo intimo tracciano il profilo indelebile della sua estetica e affiancano le vette guttusiane. La vita irrompe, il sentimento si stratifica come lava, come materia carica d’interiorità, tra la pura forza della geometria e l’insondabile senso del vero, ogni cosa è accompagnata da un repertorio immaginifico che l’artista trasferisce quasi teatralmente su tela, la potenza dell’immagine, di conseguenza, oltrepassa lo sguardo e incide il diaframma emozionale. Da questo forte impatto la linea più sensuale dell’autenticità inizia il suo canto, caricandosi di tutti gli ardori dell’anima, del tempo, del vissuto. Gli oggetti quotidiani, quasi banali, assumono di conseguenza, un’espressività affettiva. Il colore, corporeo, ne delinea la consistenza e le nature morte, come “La mela che cade” o “Cavolfiore”, al quale sembra restituirgli nuova vita, o ancora “Natura morta con anguria” fino a giungere a “Bottiglie e caffettiera” , sembrano cantici solitari che inebriano lo spirito con la loro costruzione plastica come con la loro tensione timbrica. Piccoli universi da esplorare lasciandosi sedurre dai riflessi chiaroscurali o dal fulgore compositivo. La visione fisica delle cose ha come controcanto l’essenzialità tangibile di splendidi corpi distesi, una sintassi pittorica in cui l’elemento cromatico dominante è il rosso, suadente l’opera “Nudo con coperta rossa”. Il drappo rosso intenso, vivido, richiama l’attenzione, ammicca il desiderio e si dipana su morbide curve, su fianchi modellati da chiaroscuri, su pensieri messi a fuoco dalla nostalgia, dalla passione che aleggia persistente, da sogni che lambiscono “Il sonno dell’adolescente”, solitudine dialogante con un sussulto, normalità rovesciata sul letto, dietro, cieli aperti su se stessi.
La qualità impressa alla forma richiama una condizione di atemporalità mentre una certa vitalità interiore sembra percorrerla suggellando il reale sublimato dal segno intensamente rivolto verso il soggetto, la storia dell’arte, la propria elaborazione e concezione. Caleidoscopio di situazioni intellettive calibrate, sfumate, articolate nel fondale dell’Arte. Gilberto Carpo realistico fino ad indagare la forma e l’essenza naturale dell’essere nella trama di una foglia. Renato Guttuso volontà passionale fin dentro il midollo del realismo. Respiri di tensione, scansioni ritmiche, unità raggiunta, inizia lo splendore della visione con “ Le bagnanti” corpi sostanziati di sensualità si addensano nell’intensità cromatica, prensile corposità scavata nei volumi ben torniti. Un poema che abbraccia l’esotico con ferini suggestioni evocanti l’immaginario.
Ogni gesto di Carpo nasce da quel sensibile che in filigrana emerge dalla coscienza dell’uomo prima ancora che dall’artista, e si muta in speculazione filosofica, in seduzione intellettuale, in divertimento e angoscia, estro armonico produttivo, spregiudicato, interrogativo. Lo spazio psicologico entra nella realtà ed il riflesso dell’io nello specchio del vissuto, connessioni di memoria, incontri di uguali e contrarie sinergie artistiche, presente che guarda da un “Autoritratto”. Carpo, Guttuso, sulle rispettive tele il fluido vivido dell’Arte, la storia, il reale affogato nei riverberi del passato, pennellate come conversazioni che impreziosiscono l’anima stessa della pittura.
“Senza titolo “e poi “ La Persiana“ colore fremente, eleganza e pudore teso ed estremo, ragione rappresentativa ed inquieta, tutto penetra fondali allusivi per poi librarsi, con grande dinamismo creativo, verso figurazioni tanto più danzanti e aeree tanto più inarcati nel vuoto, quasi inflessibili ponti sull’abisso del tempo e della realtà, quasi inganni dei sensi nel disincanto di un rinnovato orizzonte costruttivo. Sono i romanzi visivi di Carpo attraversate da venature tonali fuse con l’intera costruzione, palpiti ottici di atmosfere e di luci, pagine chiaroscurali dalla densità lirica. E’ una modernità in chiave espressiva custode di ariosità nuove, di melodie alte e fresche, di poesia vibrante e astratta, più astratta del visibile percepito, l’intuito, invece, risiede in quella profonda forza drammatico – espressivo che riconsegna unitarietà musicale ad una sinfonia concertante per due interpreti Carpo e Guttuso: la potenza espressiva dentro la forza del sentimento, Guttuso e Carpo l’audace sconvolgente forma del passato storico nella divaricazione della sostanza.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata (12/11/2010 )
Note Biografiche Gilberto Carpo nasce il 31 luglio 1934 ad Omegna in provincia di Novara, simpatica cittadina sul lago d’Orta, ove risiede. Da sempre interessato alle tecniche artistiche, si applica ad esse a tempo pieno, a partire dal 1964.stdia dapprima gli impressionisti, Gauguin e Van Gogh, quindi alcuni maestri del ‘900 ed in particolare il francese Fernand Lèger e l’italiano Renato Guttuso, di cui non dimenticherà mai gli insegnamenti. In quegli anni frequenta gli studi di Lanfranchi ad Omegna e Tinazzi a Milano. Nel 1968 infatti il pittore novarese aveva conosciuto Tinazzi ed il critico Seveso ed era quindi entrato a far parte della “Nuova Figurazione Italiana”, partecipando a diverse mostre organizzate da esponenti di questo movimento artistico. Nello stesso periodo conosce inoltre personalmente il grande muralista messicano Siquerios. Questi, tornando da Mosca, ove si era recato per ritirare il Premio Lenin, si fermò per una breve sosta a Milano; qui Carpo parlò con lui per più di un’ora, ottenendone molti e preziosi consigli tecnici per la sua opera. Questo incontro fu importante per l’evoluzione della sua arte, perché la scelta per i grandi murali ne uscì rafforzata.
Superata una tematica “tecnologica”di contestazione con immagini violente “tutte macchine ed ingranaggi”, che continua fino al 1975, approda quindi alla cosiddetta “Arte nello spazio pubblico” caratterizzata da alcuni importanti interventi su edifici pubblici. Ricordiamo in particolare un murale di mq. 40 presso il Municipio di Castelletto Ticino (eseguito nel 1978/79) era dedicato alla “Resistenza”, quindi un altro murale di mq 100 su una parte esterna delle Scuole Elementari di Baveno ( eseguito nel 1979), dal titolo “Omaggio ai lavoratori del granito” ed infine un trittico in terra cotta ed alto rilievo, collocato nella Scuola Elementare “Cleonice Tomasaetti” di Renco Righino a Verbania ( eseguito sul tema “La Pace”).
Nel 1980 l’artista, per propria scelta ma anche in considerazione del venire meno delle ordinazioni parte degli Enti pubblici, ormai condizionati dalla crisi dilagante e dai conseguenti tagli alle spese culturali, torna a tempo pieno alla pittura, mai peraltro abbandonata. È finita la contestazione degli anni ’70 ed anche il discorso di protesta della sua tematica si fa più emblematico, meno violento e più simbolico. Mentre il contenuto si fa meno urgente, lo stile si affina.
La tematica esistenziale, con riferimenti alla storia ed al sociale, non viene meno, ma non necessità più messaggi così palesi ed incisivi, come nel passato. Osservando le opere si percepisce un’atmosfera più distesa anche se ugualmente ricca di significati. Superate le preoccupazioni contenutistiche, Carpo si muove ora in piena libertà, con una ricerca della pittura fine a se stessa, è questo contesto che deve collocarsi anche la sua ultima produzione, in cui pittura e scultura si fondono in un’unica opera, con una mirabile armonia di linee e forme.
Tra le mostre e le presenze più significative: 2009 Amici Dell’arte Torino 2009 Galleria Camen Napoli 2008 Rassegna D’arte Stoccarda Germania 2008 Spazio Mostre Villa Tosoriera Torino 2007 Rassegna D’arte Pr0vincia Vco 2006 Rassegna Artisti Italiani Hong Kong Cina 2005 Villa Schneider Biella 2004 Galleria Web Art Treviso 2004 Ok Arte Milano 2001 Studio D’arte Lanza Verbania 2000 Circolo Arti Visive Bertolt Brecht Milano 1998 Mostra Ininerante Svizzera 1997 Galleria “Aaa” Ascona Svizzera 1994 Galleria Il Rivellino Ferraa 1993 Villa Bernocchi Premeno Verbania 1991 Biblioteca Marazza Borgomanero Tra Astrazione E Pesaggio Sala Del Carrobbio Omegna 1991 Il Cusio In Toscana Certaldo 1990 Piemonte Artistico Assessorato alla Cultura Regione Piemonte Torino 1990 Villa Bernocchi Premeno Verbania 1986 Rassegna D’arte Biennale Clermont Ferrand Francia 1986 Sala Espositivo ( Il Leonerdo) Cremona 1986 Assessorato Alla Cultura Baveno 1986 Rassegna D’arte Contemporanea Stresa 1984 Sala Delle Nazioni D’arte Contemporanea Parigi 1975 Nood Gallery Milano 1972 Broletto Novara 1972 L’uomo Sulla Tela Mostra Itinerante 1971 Centro Delle Arti Grosseto 1970 Galleria Rinascita Milano 1969 Galleria Abba Brescia
di Antonella Iozzo © Produzione riservata (12/11/2010 )
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