Gli Arazzi Dei Gonzaga
Nel Rinascimento
Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano
I Gonzaga e gli arazzi una passione nata nel Quattrocento e fortificatesi nel cinquecento grazie ai tre figli di Francesco II Gonzaga, quarto marchese di Mantova e di Isabella d’Este: Federico II primo duca e committente di Palazzo Te; Ercole cardinale e legato pontificio al Concilio di Trento, e Ferrante, comandante in capo delle truppe imperiali, poi governatore di Milano e fondatore del ramo di Guastalla.
Arazzi: fili doro e d’argento, fili rossi, gialli, verdi quasi una tavolozza di tonalità intessuti fra loro che raccontano storie, miti e leggende ma soprattutto la sensibilità culturale dei committenti: i Gonzaga. Umanisti, pittori, architetti, sotto la loro protezione creano il volto artistico – culturale di Mantova consegnandola ai posteri con capolavori unici come “La camera degli sposi” creata da Giulio Romano e gli affreschi di Palazzo Te.
In questo contesto gli arazzi divengono poesia dipinta in filigrana, versi cesellati, minuziosi che trattengono tutto il fascino evocativo di un incontro tra le fila delle storie di corte e l’abilità di saperli tessere in trame capaci di tramandare per secoli la vita oltre l’arazzo. Dai 386 pezzi solo 52 sono giunti fino a noi e oggi una buona parte sono esposti in mostra a Palazzo Te, insieme ad alcuni lavori dell’inizio e della fine del Cinquecento.
Un allestimento suggestivo ed un’illuminazione creata appositamente rischiara e distilla la superba elegia di queste opere di notevoli dimensioni realizzati nelle Fiandre. Centro nevralgico per qualità tecnica e per efficienza nella gestione della vendita. In questo si distingue soprattutto Anversa. Bruxelles, invece è la maggiore produttrice come testimoniano i numerosi marchi di bottega. Ma anche in Italia vengono prodotti questi meravigliosi arazzi sempre però da arazzieri di origine fiamminga come l’arazzeria medicea di Firenze.
Mantova città dove l’Arte è un flutto di creatività che si espande nell’aria inebriando ogni angolo di essenza culturale possiede i 18 arazzi commissionati dai Gonzaga: i nove arazzi degli “Atti degli Apostoli”, copie della serie della Cappella Sistina eseguiti su cartoni di Raffaello, custoditi presso il Palazzo Ducale; i tre “Millefiori” di Isabella d’Este e sei episodi della “Vita di Cristo”, oggi nel Museo Diocesano. Ma la maggior parte della collezione e collocata in altre località italiane ed estere La mostra, allestita nelle sale dell’Ala Napoleonica di Palazzo Te e nell’ambiente delle Fruttiere, presenta trentaquattro arazzi, imperdibile occasione, forse irripetibile per poter ammirare la grandiosità di quest’arte punto per punto.
Durante il percorso nuvole allegoriche e riflessi paesaggistici si diffondono, avanzano in primo piano o rimangono sullo sfondo creando prospettive, punti di fuga ed equilibri governati con grazia ed intensità espressiva. Trame musicali fra le dita di abili artigiani per “Giochi di Putti”: un ciclo completo della Fondazione Progetto Marzotto di Trissino, che sorridono all’osservatore ed incantano con una mirabile danza che nella sua fluidità circolare sembra ricordarci Matisse. Impossibile non citare “l’Annunciazione” di Chicago il più antico arazzo di gusto rinascimentale sopravvissuto, che rievoca la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna a Palazzo Ducale.
Poi gli otto arazzi con “La vita di Mosè”, davanti ai quali ci si chiede dove sia il confine tra tessitura e pittura o se è solo un effetto ottico e ancora quattro splendidi esemplari dalla “Vita di Alessandro Magno”, onori e gloria, un tripudio di cromie nell’ordine di fili, quasi accordi timbrici di una grande composizione. Unico esemplare non facente parte della collezione Gonzaga è “La pesca miracolosa” da Raffaello e bottega, esposto permanentemente nello splendido scrigno di Palazzo Ducale in una successiva versione dell’intero ciclo degli “Atti degli Apostoli”. La mostra prosegue al Museo Diocesano Francesco Gonzaga con altri sei arazzi del ciclo “Storie di Cristo” e dei “Santi mantovani”.
Tra le ali del museo dedicato anche all’arte contemporanea si aprono come finestre sulla storia le sale degli arazzi. Un salto trai secoli per riscoprire tesori che hanno contribuito a creare quest’immenso patrimonio artistico che da Mantova si estende in tutto il Paese.
Un biglietto unico consentirà di visitare le tre sedi espositive di un’unica eccezionale mostra il cui inizio è una storia particolare nata anni addietro da un ritrovamento: un arazzo del ciclo “Fructus Bellis”, ovviamente in mostra. Nel 1977 Guy Delmarcel, storico dell’arte e curatore dei Musei Reali di Arte e Storia di Bruxelles, ricostruisce la storia di un grande arazzo acquisito dal museo, che rappresenta un corteo trionfale all’antica che porta l’iscrizione “Fructus Belli”. Il percorso a ritroso lo conduce alle collezioni di Ferrante Gonzaga in Inghilterra e in Francia. Insieme agli studiosi del Louvre e a Clifford Brown, professore a Ottawa e specialista di temi gonzagheschi, s’individuano altri arazzi, alcuni con lo stemma Gonzaga come la serie dei “Fructus Belli” e i “Giochi di Putti” conservati a Lisbona ed ora sotto i nostri occhi.
La ricerca culmina con la pubblicazione di una monografia nel 1996, successivamente tradotta in italiano e completata da successive e interessanti scoperte.
A Mantova si cammina sulla storia, passi che ci conducono nella Domus romana di Piazza Sordello Una domus di età imperiale romana con mosaici emersa proprio nel cuore della città, durante alcuni lavori di scavo. Fino al 31 ottobre 2010un allestimento temporaneo del sito permetterà ai visitatori di addentrasi in una Mantova “orizzontale” e scoprire la preziosità celata nelle sue viscere, in attesa che il progetto museale giunga a completamento.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(18/03/2010)
Immagine: Puttini: La danza
Arazzo, 383 x 435 cm
Bottega di Willem de Pannemaker
Trissino (Vicenza), Fondazione Progetto Marzotto
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