Della vita di Van Gogh si pensava di sapere tutto
Fu Gauguin a tagliare l’orecchio di Van Gogh è l’ipotesi di due studiosi tedeschi dell’università’ di Amburgo, Hans Kaufmann e Rita Wildegans, che hanno riportato questa tesi insieme ad altre curiosità nel loro libro appena uscito in Germania, “L’orecchio di Van Gogh- Paul Gauguin e il patto del silenzio” (Osburg Verlag, pp. 392, euro 23 ).
Della vita di Van Gogh si pensava di sapere tutto. Per più di un secolo è prevalsa la tesi che fosse stato Van Gogh ad automutilarsi ad Arles nella notte del 23 dicembre 1888, dopo un litigio con Gauguin, e che quella ferita coperta da una benda in un autoritratto segnasse l’irrimediabile discesa verso la follia che sette mesi dopo avrebbe portato il maestro al suicidio.
Vincent Van Gogh (1853-1890 ) , nel Sud della Francia, ad Arles, nel suo piccolo appartamento, aveva accolto Paul Gauguin (1848-1903), la loro convivenza sin dall’inizio fu creatività. Van Gogh aveva allora 35 anni, Gauguin 40, e come accade a molti migliori pittori al mondo del periodo, erano degli incompresi, senza successo, vivevano vendendo per pochi soldi le tele dei propri lavori, i loro scarsi guadagni erano dispersi nelle quotidiane bevute e nella frequentazione dei bordelli .
Il saggio di Hans Kaufmann e Rita Wildegans , mette in discussione e fa crollare l’idea dell’automutilazione proponendo un’interpretazione inedita: non sarebbe stato Van Gogh a tagliarsi l’orecchio nella notte tra il 23 e il 24 dicembre 1888, ad Arles, ma sarebbe invece stato Gauguin a ferire l’amico al termine di un litigio, non per motivi artistici, ma piuttosto per colpa dell’amante prostituta, la giovane Rachel . Gauguin , prima di fuggire, inventa la versione dell’automutilazione, che Vincent sostiene anche davanti alla polizia e ai medici dell’ospedale dove rimane ricoverato tre giorni. Per tacito assenso, non confesserà mai la verità. Un accordo segreto, ma anche la prova di un’amicizia al tempo stesso profonda e complicata tra i due giganti dell’Arte.
Non potevano mancare e sono subito apparse sui media risposte e prese di posizione: il docente di storia dell’arte all’Università di Parigi, Pascal Bonafoux commenta che “è una tesi che fa morire dal ridere” . I curatori del museo di Van Gogh di Amsterdam continuano a sostenere, invece, la teoria dell’auto-mutilazione.
Vittorio Sgarbi, curatore della mostra Arte, genio, follia in corso a Siena a Santa Maria della Scala (fino al 25 maggio), che vede Van Gogh tra i suoi protagonisti, conferma: «Quella dell’automutilazione è una leggenda, per cui anche quest’altra ipotesi può essere valida».
Intanto cresce l’attesa per la presentazione del saggio il 17 giugno a Basilea, nella mostra “Van Gogh – Tra terra e cielo” in corso al Museo d’arte di Basilea. Una cosa è certo che dibattito non accrescerà né diminuirà la loro grandezza .
di Michele Luongo © Produzione riservata
( 06/05/2009)
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