Il Teatro del Sogno
Sogni come pensieri nel teatro della psiche
Perugia – Una poetica illusione: la seduzione dei sogni, la suggestione di viverli nella mostra “Teatro del sogno. Da Chagall a Fellini”, a cura di Luca Beatrice, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia fino al 9 gennaio 2011.
Attraverso più di 100 capolavori, provenienti da collezioni pubbliche e private, il sogno nasce, svanisce e si ricompone nella sua pura essenzialità. In mostra Boccioni, Böcklin, Klee, Klinger, Nomellini, Previati, Dalì, De Chirico, Delvaux, Ernst, Magritte, Masson, Mirò, Man Ray, Savinio, Tanguy, Botero, Gallizio e Chagall, non filo conduttore che ci conduce fino a Fellini, grande artista dell’Arte cinematografica in mostra con oltre 30 disegni e schizzi – alcuni dei quali tratti dal famoso Libro dei Sogni – e di cui si potrà ammirare una selezione di scene tratte da “I clown” e la “La città delle donne”, ma Chagall sospeso tra fantasia e creatività. Uno Chagall che ridona luce, corpo e senso al sogno che sembra guardarci dalle sue tele. Richiami alla tradizione, ai temi biblici, fluttuano nell’espressività del colore e con intima, delicata poesia animano il sogno vissuto, sognato, evocato.
E’ l’illusione evanescente e senza tempo di un intero universo espressivo, quello che evapora dall’inconscio, dall’onirico, quello che attende il sonno della mente per aprirsi nella veglia di una notte profonda e carica di mistero ed evocazioni.
Dal Simbolismo di inizio Novecento all’arte contemporanea, dal surrealismo alle forme più affascinanti del Cinema. Il teatro dei sogni va in scena anche lungo pellicole cinematografiche con “Un Chien andalou e L’age d’or di Bunuel”, l’unico film di Samuel Beckett, “Spellbound” (Io ti salverò) di Alfred Hitchcock con le celebri scenografie create da Salvador Dalì, e citiamo infine “Sleep” di Andy Warhol e la sua controparte odierna “David Beckham Sleeping” di Sam Taylor-Wood.
Gli spazi della Galleria si aprono come quinte di palcoscenico dai quali fluttuano miraggi di voluttà, visioni da sentire e respiri da toccare, un vortice di emozioni senza inizio ne fine. Il percorso espositivo, infatti, non è una lineare sequenza cronologica intorno alla tematica, ma è un gioco labirintico nel quale scivolare lentamente perdendosi nella teatralità dei nostri sogni dipinti con lucida introspezione onirica da Delvaux. Risaliamo la vertigine dello spaesamento e costeggiamo il fiume dell’immaginazione che s’intreccia con la sensualità fatale dell’incubo, sono solo le sconvolgenti incisioni di Klinger, il fantastico nelle vesti del mito di Bocklin, o la verità tagliente e tragica del “Sogno e menzogna di Franco” di Picasso?
Nello spazio della Sala Podiana il blu avanza dai pannelli e ricade nel nostro spazio interiore aumentando la sensazione percettiva del sogno, una surrealista emozione che avanza dalle opere di Magritte, logica corrispondenza emotiva nell’illogico razionale del pensiero e gioiosa spazialità nell’essenzialità iconografica di Mirò.
Illusioni raffinanti e plastiche situazioni per una pschiche che vive la sua entità sulle tele di Dalì e Tanguy. Ogni opera un sogno dal significato sconosciuto, ogni evocazione un’opera la cui interpretazione fa sognare. Con questa consapevolezza entriamo dentro la mostra e attraversiamo la tridimensionalità del sogno che va bel oltre gli spazi mentali.
Un ambizioso progetto per il quale Luca Beatrice sia vvolso di collaboratore eccezionali come l’architetto e video designer Matteo Ferrone che ha curato il progetto d’allestimento. L’onirico manifesto assume varie interpretazioni e molti artisti ne hanno suggellato le sfumature con opere di forte impatto come le foto surrealiste di Man Ray. Nell’ultima sala le esperienze pittoriche della Transavanguardia italiana e internazionale con Chia, Mimmo Paladino, Schnabel, Salle controcanto ai video, alle installazioni e alle sculture di Fabre, Hirst, Tny Ourslere Gonzalez-Torres.
Sogni come pensieri che sanguinano l’infinita struggente bellezza di un evocazione sfuocata tra il giorno e la notte, deliri della ragione in scena nel teatro della psiche.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(27.09.2010)
Immagine :Paul Delvaux – L’ annonciation, 1955
Belgio, Charleroi, Musée des Beaux Art
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