La città dei matti
Pellegrini con l’anima in mano sul sentiero della terra promessa
Pergine Valsugana(TN) – Artistica – Mente, folle – Mente, razional – Mente, attraverso il corpo un collage di situazioni esprimono l’esaltazione della ragione, dal crollo dell’inconscio all’apocalissi della normalità. Il programma de “La città dei matti” proposto da Pergine Spettacolo Aperto edizione 2008, è una felice combinazione artistica all’interno della quale troviamo Outsider – Art. L’arte dentro la città della mente studia percorsi che superano il concetto di “mostra” e mostrano quanto sia flessibile lo spazio interiore solcato da una lava di turbamenti psichici. Volti intarsiati di memoria che cammina, compongono una danza macabra tra le stanze dell’ex ospedale psichiatrico, divenute per l’occasione sale espositive, la storia sanguina amore, una marea naturale che travolge vite impossibili alla ricerca dell’identità perduta.
Da Salezze e Ambrosi a Spinelli, da Anselmi a Rettondini e Favaro, le opere aprono le porte dell’oblio e come guardiani delle nostre emozioni custodiscono il presente in archeologiche variazioni su tema. Tutti, nessuno, forse qualcuno sa forse qualcuno è innocente, colpevole, vittima o carnefice di una commedia che implode tra le forme del delirio di una mente ai confini dell’esistenza.
Pellegrini con l’anima in mano sul sentiero della terra promessa, figure diafane pronte all’incontro con il sé nell’evoluzione cromatica, figurativa ed informale di artisti che hanno saputo raccogliere la visione troppo umana della follia. Una follia posta davanti all’obiettivo fotografico di Cricca, quasi un reportage sull’equilibrio mancato, sulla verità tradita, sulla lucida irrazionalità reclusa nell’agire arbitrario istituzionalizzato.
Una trasformazione sequenziale dell’ordine delle cose in surreali immagini inquietanti, devastano la sensibilità dello spettatore trasportato nel labirintico luogo interiore del “malato mentale”, ricostruzioni per video – installazioni come, per esempio, quelle di Pallaoro e Capuzzo, che conducono verso il cielo plumbeo, che si smarriscono nel vuoto cristallizzato dell’ultimo limbo di vita celebrale ancora libero di pulsare tra le vene.
La tragedia senza eroi, senza vinti ne vincitori è una città nella nebbia priva di sogni, solo apparizioni crude e violente, è il film di Enrico Verra “ Scemi di guerra. La follia nelle trincee”, sussurri lancinanti e grida soffocate ardano negli sguardi spenti dei soldati, ormai ridotti ad automi tra le grinfie della guerra. Scene di battaglia in movimenti convulsi di luci ed ombre, esplosioni, fragori, polvere mista a disperazione e ancora squarci, feriti, corpi dilaniati. Restituire la vita ad un cuore impietrito nel silenzio doloroso di una morte apparente, è un atto di normalità vicino all’Uomo, lontano dall’egoismo che governa il suo ego.
Attraverso la creazione artistica, gli occhi giungono alla mente e la conoscenza apprende le forme della sofferenza, l’universo dietro la tela.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
( 8/08/2008 )
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