L’opera d’arte totale di Klimt, se lo stile di un artista così volutamente retrò e distante dal mondo delle nascenti avanguardie possa definirsi moderno. Il dubbio non riguarda solo il maestro della Secessione Viennese, la cui aspirazione a realizzare l’opera d’arte totale che inglobi accanto alla pittura ...
di Luca Beatrice
Milano – Alle soglie del Novecento la poetica di Gustav Klimt pone una questione non da poco: se lo stile di un artista così volutamente retrò e distante dal mondo delle nascenti avanguardie possa definirsi moderno.
Il dubbio non riguarda solo il maestro della Secessione Viennese, la cui aspirazione a realizzare l’opera d’arte totale che inglobi accanto alla pittura anche la musica e il teatro è comunque sintomo di uno sguardo articolato, ambizioso e complesso che il XX secolo inseguirà in diverse forme. Tutta la pittura infatti, dopo la rivoluzione dell’Impressionismo, segue la strada maestra del linguaggio, mentre quelle avventure così radicate all’interno della figurazione appaiono inevitabilmente a rischio. Klimt è il suo entourage finiscono così per risultare una interessantissima eccezione che ha bisogno di continue riletture per farne apprezzare appieno il fascino che si tramanda dalla penultima fin de siècle.
Il Palazzo Reale di Milano si sta specializzando in mostre monografiche dedicate ai grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea. Solo nell’ultima stagione sono andati in scena Pollock, Warhol e Kandinsky e ancora una volta, con il supporto di 24 Ore Cultura e di Arthemisia, il pubblico potrà apprezzare una rassegna insieme popolare, gradevole e filologicamente corretta. Klimt.
Alle origini di un mito è realizzata in collaborazione con il Museo del Belvedere di Vienna: apre mercoledì 12 marzo fino al 13 luglio ed è curata da Alfred Weidinger, vicedirettore del museo austriaco in collaborazione con la studiosa siciliana Eva Di Stefano. Nell’ampio materiale esposto spicca innanzitutto la ricostruzione del Fregio di Beethoven, presentato al Palazzo della Secessione di Vienna nel 1902, lungo 34 metri, che nelle intenzioni del suo creatore doveva immergere il pubblico nell’opera d’arte totale durante l’esecuzione della Nona Sinfonia del compositore tedesco. Acquistato dalla famiglia di collezionisti Lederer nel 1915 e ceduto allo Stato austriaco nel 1973 pare per un prezzo molto inferiore al suo reale valore, è ancora oggetto di una complessa diatriba sulla legittimità di appartenenza. Gli eredi infatti sostengono che l’opera -stimata intorno ai 15 milioni di scellini- sia stata svenduta a causa del divieto d’esportazione, e ciò potrebbe comportarne la restituzione agli eredi stessi.
Altra curiosità è il fitto epistolario, scoperto in tempi recenti, tra il trentenne Klimt e la giovane Emilie Flöge, di soli 18 anni. Gli argomenti sono certo di carattere amoroso, pieno di allusioni, malizie e intimità: pare proprio che tra i due fosse scoppiata un’intensa relazione, per quanto non esclusiva, e del resto il pittore – che era nato a Baumgarten, quartiere di Vienna, nel 1862 – per tutta la vita non si fece mai mancare compagnie femminili di ogni genere, da Alma Mahler alle modelle che bazzicavano il suo studio.
Sono solo cento i dipinti attribuiti al maestro, e di questi ben quaranta sono esposti a Milano, insieme a molti disegni e incisioni. Tra i capolavori, provenienti da diversi musei di tutto il mondo, figurano l’incompiuto Adamo ed Eva, la Salomè dai tratti androgini e ambigui, il Girasole e Acqua in movimento.
La mostra parte dagli inizi della carriera klimitiana alla Scuola di Arti Applicate di Vienna e dai lavori come decoratore degli edifici monumentali lungo il Ring della capitale.
Proprio questo interesse nei confronti di un’arte considerata minore lo aiuta nell’adattare l’estro e la fantasia alla conoscenza dei materiali. Tutto questo si tradurrà, in età matura, nei bizantinismi a fondo oro e in una riscoperta, seppur non citazionista e letterale, del Barocco. Qualità che lo rendono assolutamente particolare e, allo stesso tempo, così demodé.
Non c’è genere della pittura che egli non abbia esplorato, dal ritratto al paesaggio, dall’erotismo alla scena d’interno. Fondatore di diverse congreghe, dalla Compagnia degli Artisti insieme al fratello Ernst e al collega Franz Matsch, alla Secessione che abbandona nel 1906, Klimt muore abbastanza prematuramente, a 56 anni, nel 1918, dopo il successo in Italia con la sala personale alla Biennale di Venezia e la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Roma, tra il 1910 e il 1911. ( www.ilgiornale.it )
di Luca Beatrice
( 10.03.2014 )
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