La Galleria Maeght e i suoi amici
Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti
Ferrara – Con la mostra “Da Braque a Kandinsky a Chagall. Aimé Maeght e i suoi artisti” in corso a Palazzo dei diamanti, fino al 2 giugno 2010, Ferrara si conferma protagonista sulla scena artistica internazionale. Una mostra raffinata organizzata da Ferrara Arte che rilascia le melodie musicali di un racconto lirico scritta dall’anima di Aimé Maeght. Una personalità sensibile e colta, fondatore a Parigi, di una delle gallerie più innovative del secolo e della Fondazione Marguerite e Aimé Maeght a Saint-Paul de Vence.
Nel respiro dell’Arte le sfumature dell’umano sentire, è questo che coglie Maeght nella creatività di maestri affermati come Bonnard, Matisse, Kandinsky, Léger, Braque, Chagall, Miró, Calder, Giacometti e molti altri, è questo il filo conduttore di una poetica capace di rinsaldare, intensificare, promuovere e stimolare queste fervide menti incoraggiandole anche a utilizzare oltre alla pittura, altri linguaggi come la ceramica, l’incisione, il libro d’artista.
Maeght sorvola le dinamiche dell’Arte in tutte le possibili varianti, ma la sua attenzione alle ricerche delle generazioni più giovani è notevole, fondamentale per una sana competizione con le gallerie americane. Dentro l’Arte, attraverso l’Arte, oltre l’Arte con l’attività di editore, un estuario di parole, concetti, segni, immagini, come per dire affluenti di un fiume di scrittori, musicisti, intellettuali legati a Maeght da una profonda amicizia, un autentico legame che sigilla le porte del cuore e pulsa la vitalità nella bellezza della creazione artistica.
A Palazzo dei Diamanti , più di cento opere tra dipinti, sculture, ceramiche, disegni, incisioni, fotografie e volumi illustrati delle Edizioni Maeght, ripercorrono il ventennio dall’apertura della galleria nel 1945 all’inaugurazione della Fondazione nel 1964. La mostra curata da Tomàs Llorens e Boye Llorens è suddivisa in undici sezioni tematiche. In ogni sezione è esposto un numero dalla rivista “Derrière le miroir”, le cui uscite accompagnavano, con funzione di catalogo, ogni esposizione alla galleria Maeght.
La prima sezione è un delicato, sottile e fascinoso omaggio a Marguerite, moglie di Maeght. Ritratta da Matisse, Giacometti e Bonnard rilascia tutto lo splendore della vita tra le onde del tempo, fra tratti introspettivi e segni intimi quanto profondamente velati. Georges Braque è il protagonista della seconda sezione, l’esclusiva che firmò con Aimé e la mostra allestita nel 1947 portano la galleria al successo. Braque in questo periodo è incoraggiato a realizzare libri illustrati, le tavole eseguite per “La libertà dei mari” di P. Reverdy, qui esposte, risuonano di sonorità cromatiche abbracciate alle forme.
Ma gli abbracci possono rivelarsi pericolosi e generare scalpore, la terza sezione ci conduce infatti tra la memorabile esposizione “Le Surréalisme en 1947”organizzata da André Breton e Marcel Duchamp. Questa esposizione propone il catalogo con la provocatoria copertina ideata da Duchamp sulla quale è applicata una protesi di seno femminile in gomma, accompagnata dalla didascalia “si prega di toccare”. Scostandoci di poco un’altra sorpresa la celebre tela “Superstizione – Serpente” di Miró, motivi arcaici dipinti su di una lunga striscia ondulata di tessuto.
Arte tra le vie dell’amicizia come quella nata con Giacometti, al quale è dedicata la quarta sezione: “La Foresta”, la serie delle “Femme de Venise” e poi piccoli gessi, un’incursione dentro l’esistenza che si consuma, dentro la sua fragilità. Le opere sono affiancate da alcuni capolavori di Braque, come per dire l’esistenziale tra le mani di due grandi artisti.
Un salto dove i sogni incontrano Chagall e dove Chagall incontra Maeght, alla sua galleria espose per la prima volta nel 1950 una selezione di dipinti, gouaches, incisioni e ceramiche. La quinta sezione ne ripropone una variopinta tavolozza con coppie di amanti, galli fantastici, asini alati, violinisti e fiori provenzali, poetiche visioni in volo.
Suggestioni diverse per astrazioni in eterno movimento siamo nella sesta sezione con Kandinsky, geometria pura in “Cerchio blu II” del 1925 e fluidità di linee in “Nodo rosso” del 1936, e poi Léger che catalizza la nostra attenzione con un bellissimo trittico “Grandi code di comete” del 1930 , forme galleggianti, blu intenso, nero profondo, il cosmo divora, lo spazio avanza. La settima sezione è uno scrigno che rivela l’astrazione di Bram van Velde e Pierre Tal-Coat, uguaali e diversi.
L’ottava sezione ha come titolo Bianco e nero, un omaggio alla sensibilità grafica di Aimé Maeght. Basta citare il Cespuglio di Matisse del 1951: pochi tratti di inchiostro e gouache per un’opera monumentale, fa da contrappunto tridimensionale l’opera In piedi dello scultore americano Calder, che sembra sfidare la legge di gravità.
A Mirò e Calder è dedicata la nona sezione. Per la sua genialità propensa alla sperimentazione e per la sua propensione alla grafica, Miró fu l’artista che meglio seppe valorizzare l’esperienza tecnica offerta dai Maeght in quest’ambito, come testimonia il corpus di circa 1500 litografie ed acqueforti prodotte dall’artista. Tra i fogli presenti in mostra, la tecnica mista Per i 70 anni di Aimé. Miró e Calder si frequentavano dal 1928, natura, cosmo e gioco, una comunione estetica oltre che di sensi, cometraspare dai due eccentrici uccelli modellati in fil di ferro e dal “Gatto serpente”.
Con la decima sezione si rende omaggio ad artisti meno noti, come Pierre Tal-Coat e Bram van Velde e a talenti emergenti, come Kelly e Chillida, ai quali Maeght è stato sempre vicino.
La mostra si conclude con un’ampia sezione dedicata alla Fondazione. Affascinanti foto storiche ricostruiscono la nascita e i momenti della vita di questo straordinario complesso che vide la stretta collaborazione dell’architetto catalano Josep Lluís Sert con Aimé e di molti artisti che presero parte fino all’inaugurazione come Duke Ellington, Olivier Messiaen, John Cage, Karlheinz Stockhausen, Terry Riley, Merce Cunningham.
Non potevano mancare, sul fondo un dipinto di Mirò a dimensione murale del 1968, “La faticosa marcia guidata dall’uccello fiammeggiante del deserto” , vitale, conturbate effetto graffito.
Nel cantiere della Fondazione lavorarono molti artisti su grande scala, come Braque che, realizzò il mosaico della piscina e la vetrata meridionale della cappella, dominata dal volo di un uccello, motivo ricorrente nella sua produzione, che compare sintetizzato nella misteriosa tela Uccelli neri, dinanzi a noi l’opera sembra colloquiare , un fitto dialogo tra figura e spazio. Anche Calder realizzò opere monumentali come il magnifico mobile ispirato ad un planetario “I tre soli gialli”.
Un mondo in mostra, una mostra per un ventennio d’attività artistica,la Galleria Maeghte i suoi amici.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(13.10.2010)
Immagine
Marc Chagall: Sole giallo, 1958,
olio su tela, cm 97 x 130 .
Parigi, Galerie Maeght Parigi,
© foto Galerie Maeght
Marc Chagall © by SIAE 2010
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