Sotto la lente di Roy Lichtenstein
Alla Triennale di Milano “Roy Lichtenstein. Meditations on Art
Milano – Come una sinfonia di bianchi gli eleganti spazi della Triennale di Milano si lasciano attraversare sorprendendoci con improvvisi trilli di colore provenienti dalla mostra “Roy Lichtenstein. Meditations on Art” curata da Gianni Mercurio in stretta collaborazione con la Roy Lichtenstein Foundation. La mostra, dall’allestimento molto suggestivo, sarà visitabile fino al 30 maggio, poi a luglio, sarà trasferita a Colonia, al Ludwig Museum.
Più di cento opere, la maggior parte i grandi dimensioni, disegni, collage e sculture provenienti da collezioni pubbliche e private esplorano l’originale, intrigante e acuto universo pittorico di uno dei più grandi maestri del Novecento. Prelevando direttamente le immagini dai fumetti, dalla pubblicità, dai giornali, dalle insegne, Lichtenstein , e gli artisti della Pop Art, trasportano il contenuto “basso” della comunicazione di massa nel linguaggio “alto”. Il risultato? Fascinazione da star per immagini che conquistano il pubblico.
Roy Lichtenstein, però, va oltre proiettando nella sua pittura la storia, i grandi maestri del passato, la loro carica simbolica, il loro valore. L’esposizione infatti mette in risalto la citazione d’autore, la rivisitazione iconografica di linguaggi, stili e movimenti. Fumetti e vignette isolate, ingranditi e rese con lo stesso stile grafico dei veri comics, attraverso la riproduzione del retino tipografico della stampa a colori, diventano citazioni d’artisti famosi.
Celebri artisti sotto la lente di Lichtenstein, tra le sue mani, sulla punta del suo pennello, divengono pura riflessione sull’era del consumismo sfrenato, quasi un intellettualismo mitigato dalla grazia del sentimento che traduce su tela la sensibilità artistica di Lichtenstein. Figure da ingrandimento fotografico sono contornate da un tratto spesso e nero, all’interno del quale, zone colorate da campiture piene creano composizioni piatte che ricordano le tele di Matisse e Gauguin. Il linguaggio in seguito si rinnova introducendo al chiaroscuro parti puntinate che richiamano, come abbiamo detto, il retino tipografico della stampa. Un nuovo modo di dipingere, immediato, d’impatto e sensazionale che mette la grande comunicazione al servizio dell’arte.
Articolata per sezioni tematiche, il percorso espositivo si snoda partendo dai lavori degli anni ‘50, con opere ispirate ad artisti americani come “Washington Crossing the Delaweare II” dall’omonimo dipinto di Emanuel Leutz. Evidententissimo il suo interesse per l’espressionismo con l’opera “Untitled” del 1959-60. Negli anni Sessanta, invece è di scena la rilettura delle opere di Mondrian, Balla, e ancora opere come “Sole che nasce” di Pellizza da Volpedo, la serie delle “Cattedrali di Rouen” di Monet, la “Musa dormiente” di Brancusi, o il “Cavaliere rosso” di Boccioni, solo per citarne alcuni.
Meditazioni, dove l’orizzonte dell’arte si specchia nel pensiero creativo di un grande artista, una mente aperta libera che riflettendo riflette, con innovazione, il linguaggio dei suoi giorni, un sapere che proviene da ore trascorse nei musei, dalla storia assorbita, da quel genio che fluisce da un tratto, da un segno letto e interiorizzato davanti a un grande capolavoro.
Una verve inesauribile, un’ispirazione che cammina, puntini da stampa che rivoluzionano l’immagine, attraendo il pubblico e sconvolgendo i critici. L’arte colta, invece, sembra stare a guardare silenziosa anche negli anni ’60 con i “Rowlux” che esprimono attraverso il materiale, il movimento, superficie ondulata con gli effetti di un romantico Turner sfumato all’alba, irradiato al tramonto.
Un documentario, appositamente realizzato per l’esposizione ci trasporta dentro la vita umana e professionale dell’artista con le parole, gli sguardi, i sorrisi, raccontati dallo stesso Lichtenstein, un intenso affondo nella tessitura del suo vissuto. Immagini che scorrono sul video rivelandoci il movimento di un fiume che bagna al suo passaggio le rive della società in continua trasformazione.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(23.10.2010)
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