La montagna dei morti
Assiut Torino Trento
Il mistero continua… il suo respiro aleggia al Castello del Buonconsiglio di Trento
Trento – La profondità sotterranea di un mistero si apre e si fonda alle suggestioni di un viaggio che conduce oltre “la montagna dei morti”, nel cuore di un “Egitto Mai Visto” Collezioni inedite dal Museo Egizio di Torino e dal Castello del Buonconsiglio di Trento in mostra presso il Castello del Buonconsiglio aTrento dal 30 maggio all’8 novembre 2009. Due protagonisti per un’opera unica nata sotto il segno della rinascita: leggere il passato come vissuto elaborato e corporeizzato nella stratificazione della storia.
Nella sezione trentina, curata da Sabina Malgora, testimonianze facenti parte di un prezioso scrigno riportato a nuova luce e a nuova bellezza, sono reperti acquisiti nella prima metà dell’Ottocento dal Trentino Taddeo Tonelli, ufficiale dell’Impero Austro Ungarico e conservati fino ad oggi nei depositi del museo.
Monili, statuette, scarabei, parti corporee mummificate oggetti che risuonano di antichità o che richiamano la forza del mito come gli amuleti sui quali appare l’occhio “udjat”. Questo elemento, che spesso decorava anche i sarcofagi, rappresenta l’occhio di “Horus”, tagliato a pezzi nella lotta contro “Seth” e poi ricomposto dal dio “Thot” ecco perché le viene attribuito un alto valore simbolico, esso esprime potenza, rinascita, la vita stessa che si ricompone e continua a scorrere. Forse è l’elemento più conosciuto, più intrigante, più audace per il nostro sguardo che cerca di carpire sensazioni nascoste e rarità come la mummia di gatto, presentata già nel nostro articolo d’anteprima, nelle bende del sacrificio quasi pagine avvolta di una civiltà remota; più che credenze, riti nei quali si trova tutto il valore della loro spiritualità.
Frammenti che si lasciano leggere come un’introspezione sulle sponde del cuore e nel letto dell’anima, ed è in questa correlazione cuore/anima che risiede il senso egizio di concepire la vita o forse sarebbe meglio dire l’eterno al quale la vita appartiene dopo la morte. Un ultraterrena realtà migrante da questi oggetti in un effluvio di magica essenza intimistica che scuote le corde dell’enigma celato.
Nella sezione torinese sono esposti i ritrovamenti provenienti della campagna di scavi di Assiut, avviata all’inizio del secolo dalla direzione del Regio Museo egizio di Torino, il fascino dell’archeologia a poco a poco si rivela restituendoci, attraverso oggetti unici, non solo aspetti della vita quotidiana, ma della vita oltre la morte, vale a dire: la vita eterna.
Sarcofagi decorati con la minima cura,sandali, bastoni, archi e frecce, specchi, corredi funerari comprendenti il necessario per la cura e la bellezza del corpo come creme e kohl per mantenere morbida la pelle e preservare gli occhi dalla polvere, mosche, calura solare. E come se la vita risplendesse di vera e autentica essenza solo dopo la morte, e come se l’anima elevandosi e quindi staccandosi dal corpo, ritrovasse la sua eterea leggerezza, la sua invisibilità dipinta nell’immenso.
Un infinito che tinteggia le varie sale del castello, un sentimento di meraviglia rafforzato dall’allestimento molto suggestivo che ricrea, nella prima sala, l’ambiente delle grotte, della montagna dei morti, appunto, delle necropoli. Luci soffuse, mai dirette, mai aggressive avvolgono ogni oggetto esaltandone i particolari. I nostri occhi incontrano il senso che sfugge e rimangono sospesi tra l’evocazione e la visione della “casa dell’anima”, riproduzioni d’abitazioni con il cortile, con pani e pezzi scelti di carne e terra, sono corredi funerari che associano il tema dell’offerta a quello della dimensione domestica.
Dalle macchine fotografiche originali, adoperate dal grande archeologo Schiapparelli, durante gli scavi ed esposte nella prima sala, a quelle successive dove troviamo imbarcazioni, vasellame, tuniche, portatori d’offerte, – piccole sculture in legno stuccato e dipinto -, modelli d’equipaggi, sono gruppi di marinai dall’abbigliamento simile e appartenenti a varie tipologie la più rappresentata è quella dei rematori.
Le ultime sezioni della mostra sono dedicate alle scritture, nel silenzio del geroglifico il pensiero e l’anima della civiltà egizia. Un sistema di scrittura formato da segni con valore fonetico e da segni con valore ideografico, accanto a questo tipo di scrittura molto ornamentale ed estetica lo “ieratico” una scrittura corsiva semplificata per la stesura dei testi religiosi, ufficiali e letterari. Una scrittura che svela ed insieme infittisce il mistero, come i testi sui sarcofagi, che compongono formule magiche per protezioni contro possibili pericoli nel mondo ultraterreno, o formule d’offerta per garantire la sopravvivenza.
Scritture dipinte e scritture incise, forme e colori diversi per due diversi modi di rappresentare ed essere rappresentati all’interno del proprio rango sociale.
L’intero percorso è una lunga sequenza emozionale, vibrazionale, ma anche culturale, storico e sociologico che abbraccia lo spettatore inducendolo a risalire il fiume dell’esistenza, forse il Nilo, dalle cui acque nasce la vita? Il mistero continua….. il suo respiro aleggia al Castello del Buonconsiglio.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(12/06/2009)
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