Les atéliers di Cézanne

“Cézanne. Les atéliers du Midi”
Avvolge i sensi, ci riporta nel tempo e nei luoghi dove l’Arte incontrò Cézanne o viceversa,  un feeling di empatie artistico- sensoriale che culminarono nell’ascesa della bellezza.

Cézanne la table de cuisine nature morte au panier parigi musee d orsey Milano – Se la pittura e la vita coincidono in un meraviglioso istante dilatato su tela, ogni sfumatura esistenziale è il battito d’ali che inebria di luce e colore il mistero artistico che porta il nome di Cézanne.  La mostra “Cézanne. Les atéliers du Midi” ospitata a Palazzo Reale ha messo in scena l’atmosfera più suggestiva e intima che possa scaturire dai lavori legati alla Provenza, realizzati tra Aix e i suoi celebri atelier. Quaranta opere provenienti da diversi musei internazionali: il Musèe d’Orsay, Musèe de l’Orangerie, il Petit Palais, il Musee Granet di Aix-en-Provence, l’Ateneum Art Museum di Helsinki, la Tate Gallery di Londra, il Chrysler Museum of Art di Norkolk, il Princeton University Art Museum, l’Hermitage di San Pietroburgo, la National Gallery di Washington. Piccoli tesori che portano dentro di se stupefacenti intuizioni, le stesse che ebbero notevolissima influenza sugli artisti di movimenti come il cubismo e il Surrealismo.

Solitario, caparbio, introverso, meditativo, genialmente Cézanne: un fiume d’invenzioni che alimenta le avanguardie, infiamma i tempi con un’intelligenza visiva straordinaria, legge la natura e la trasporta su tela nell’essenzialità dell’armonia. Lontano da Parigi il respiro della sua Aix vibra nei suoi occhi e con la punta del pennello realizza l’incanto di una dimensione sospesa nella dimensione di luoghi poetici come l’Estaque, Gardanne, Bellevue, Château Noir, Bibémus e il lirismo di opere nate nell’atelier di Jas de Bouffan, la casa di campagna paterna come “Paysage à l’oratorie et le Pont del Trois Sautets”, “Le Viaduc a l’Estaque” o ancora “Vue prise du Jas de Bouffan”.

In mostra figurano le nature morte, complesse composizioni stilizzate, di assoluto rigore volumetrico, dove i colori sembrano fondersi uno nell’altro, paesaggi, ritratti, quasi d’obbligo citare “Portrait d’Henry Gasquet” panettiere amico d’infazia di Cezanne, e le fulminanti, strepitose interpretazioni di un tema classico come quello delle bagnanti. Ma come non citare la montagna Sainte Victoire , ripresa sempre dal vivo, tentando di catturare in ogni ora del giorno la sua bellezza.

La mostra curata da Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne, di un comitato Scientifico comprendente Philippe Cézanne, pronipote dell’artista e Guy Cogeval direttore del Musée d’Orsay affascina, avvolge i sensi, ci riporta nel tempo e nei luoghi dove l’Arte incontrò Cézanne o viceversa, un feeling di empatie artistico- sensoriale che culminarono nell’ascesa della bellezza.

L’allestimento è un invito ad entrare nel mondo del grande maestro, ad accostarci alla sua figura durante le sue passeggiate nella campagna provenzale, scoprire angoli di bosco, di vegetazione o avvertire sussurri del cielo fluttuare nella vegetazione. È natura, è vita che l’esposizione è riuscita a ricostruire mantenendo quasi intatta la sensazione di un viaggio nella Provenza.

S’inizia con i dipinti murali “Les quatre saisons” (Petit Palais) eseguiti per la casa paterna e con il celebre “Portrait de l’artiste” del 1875.  Durante il percorso ci sembra quasi di avvertire la presenza silenziosa del grande maestro mentre la sua mente investiva l’occhio attento e vigile e la mano tracciava il senso della pittura del domani. Forme, volumi e disegno, essenziale fondamentale tanto da trattare la natura per mezzo delle forme geometriche, il cilindro, la sfera, il cono e la raffigurazione trionfa in costruzione e in sapienza introspettiva. Cézanne, infatti segna il superamento dell’impressionismo e del suo amore per la fugacità fatta di luce e movimento, a vantaggio di una pittura architettonica.

Ogni opera in mostra è una quintessenza del suo vivere l’Arte, del suo modo di farci gustare l’eterno della natura. Cézanne moderno e rivoluzionario con un’innata sete di sperimentazione, che quando mancava poco alla fine, siamo nel 1906, non si era ancora placata, anche se con il passare degli anni un equilibrio solenne permane nelle sue opere una monumentalità classica avvolge le figure , gli oggetti, i paesaggi tutto assume una dimensione universale e la pittura ritrova la sua pienezza. Ritratti, paesaggi, nature morte, studiava e ristudiava ogni soggetto, diversi punti di vista, diverse prospettiva e il miracolo della forma si concludeva.

di Antonella Iozzo
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   (27.02.2012)

Immagine: Cézanne :La Table de cuisine nature morte au panier Parigi Musee d’Orsey

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