Marcapiano. L’incanto della forma rivela la visione
Luci, colori, velature, trasparenze, giochi di marcatura, palpiti d’ispirazione, pensieri scoscesi, abissi di mare, “Profumo” come nettare tra i pistilli di un fiore racchiuso tra i segreti dell’anima
a cura di Antonella Iozzo
Il mistero della creazione racchiuso nell’Arte di Marcapiano edifica sogni silenziosi sulle palpebre alzate di nuovi giorni. Essenzialità, eleganza, seduzione siglano il suo gesto che trasfonda nell’universo artistico la leggerezza esotica di una notte carica di fervida immaginazione. Cromatismo ritmato, tratto netto e sicuro, segno dilagante nelle suggestioni figurate della poesia, si congiungono in un unico e prolungato momento che si avvolge e si svolge in singole volute tanto lussureggianti quanto vicine alle vette dell’astrazione. Dalle sue opere ad olio traspare una realtà pittorica che collima con le realtà intime e profonde dei ricordi e dei sentimenti. E’ come se continui incendi di passione, di gioia, di vitalità dilagante dentro l’Essere implodessero nel contatto fisico con la materia pittorica incisa dal respiro dell’intuizione. E’ una cadenza sincopata capace di descrivere l’evoluzione dei moti interiori dentro il movimento intuito delle forme presenti nell’opera, le stesse che sospingono in avanti la tensione emotiva di uno sguardo perso tra le dinamiche dei proprio pensieri, dei propri sentimenti, senso ed essenza, presenza e assenza. L’opera di Marcapiano, di conseguenza, sembra risvegliarsi dalla sua staticità per flettere e riflettere l’intensità emozionale che si cela nel diaframma del tessuto dipinto, epidermide sensibile alla voce dell’anima, all’inconscia pulsione che raggela l’attimo, al canto che trasporta il colore nella sua estasi. Vero profluvio d’intimo splendore errante, tra favole e poesia, il periplo della bellezza incastonata in decorazioni fluttuanti, in slanci e contorsioni, “Danza” espressiva impreziosita da una mirabile tecnica compositiva. Luci, colori, velature, trasparenze, giochi di marcatura, palpiti d’ispirazione, pensieri scoscesi, abissi di mare, “Profumo” come nettare tra i pistilli di un fiore racchiuso tra i segreti dell’anima, rapsodia regale e struggente insieme, un intero universo invisibile e sensibile alla verità del tratto di Marcapiano. Attraverso di esso una trepidazione armonica risale l’incanto lagunare di isole illanguidite e sospese nelle onde voluttuose della sostanza umana ed incontra il colore, strati di colore come strati di epidermide sulla vulnerabilità delle membra emozionali. La struttura compositiva sembra frantumata in singoli pezzi dal taglio miniaturale, piccole forme immerse in un’atmosfera di grande intensità espressiva. La sobrietà delle linee e la sostanziale sintesi delle decorazioni suscitano nello spettatore, per eleganza, varietà e musicalità, un’entusiastica emozione che accende la fantasia prima di ritirarsi e dimorare nel limbo della riflessione, sono istanti che si dilatano nel tempo e cristallizzano l’empasse della visione. Un corteo di colori e di sogni danza nella vaporosità della suggestione fantastica, quasi una fulminazione esistenziale dentro l’estro creativo dell’artista, movimento cromatico, dinamica apparizione, figurazione in divenire. Evoluzione sulla pelle dell’immagine, che si staglia negli occhi della mente e rivive la sua storia interagendo con le nostre storie, il nostro vissuto, la nostra interiorità trasposta sull’orlo dell’elaborazione artistica, non a caso l’artista stesso definisce le sue opere “astratto figurativo animato”. Il colore e l’artista, la materia cromatica ed il suo estro creativo, il pennello ed il suo pensiero suadente capace di trascinare, irrompere, divampare per placarsi successivamente nel sofisticato tratto delle chine. Vacillamento, elevazione e diamantini filamenti modellati dall’effetto dei chiaro scuri vibrano nella complicità di un’atmosfera lussureggiante e misteriosa. Al suo interno figure inanellate di arabeschi vegetali, sembrano inscenare pettegolezzi di maschere e corteggiamenti mondani, quasi omaggi al Settecento, maestro di grazie e di galanterie. E sull’incanto di una preziosissima Venezia, inondata dal cromatismo di Marcapiano, aleggiano iperbole decorative stagliate in un’adeguata scenografia di vigorosa quanto incorporea inventiva esotica. In questa estatica visione la carezza di un bagliore soffuso e diffuso sfiora la mano dell’artista, una mano discreta e capace di aleggiare sulle cose cogliendo il senso più celato e prezioso del vivere nella luce, tra la sua presenza, dentro il mirabile effetto di uno splendore che muta con il variare delle ore. Variazioni dalle quali avanzano delicatamente ramificazioni di segni e linee culminanti in un’immagine il cui protagonista sembra indossare grandi turbanti, o sembra addirittura sostituirsi alla luna, ad un prato di nuvole, ad alcove di effluvi. Una coreografia paradisiaca, un “Unione” in cui i colori non si mostrano se non nell’atto di scomparire, tanto e fugace e intima la loro stessa luce. Effervescenza creativa suffragata da una cadenza decorativa che ravviva le composizioni, osmosi tra scena e “capriccio esotico” sancita da una delicatezza del tocco e da un impianto stilistico volto a creare un universo vibrante vicino all’immaginazione. Una ricerca che affronta il tema del sogno, del gioco, dell’essenzialità e della meditazione filosofica, percorsi che convergono, pur mantenendo le loro diversità intrinseche, in un cielo immenso dove l’orizzonte ricama le linee ed i punti dell’esistenza in mezzo a noi. Sensibili corrispondenze nelle ragioni dello spirito sublimano le sensazioni di Marcapiano, le loro sonorità suggeriscono non solo tratti e segni, ma anche la concezione dello spazio Motivi ripetuti infatti creano ritmi visivi che sequenziano la luce e tracciano cadenze disegnative di estrema sinuosità. Inflessioni decorative, nuovi stilismi e liriche sublimi, nella duttilità della trasposizione segnica, divengono “Espressione” dipinta, sintesi primordiale e verità da codificare nell’abisso della propria coscienza. L’opera di Marcapiano rivela anche un’analisi dell’inconscio umano e delle sue diverse espressioni, grazie ad un linguaggio artistico che trova la sua essenza in forme semplici e simboliche, in spirali riecheggianti l’origine della vita, ma è anche, o soprattutto, un’Arte figurativa che sospinge verso il profondo e rinasce tra le anse di una nuovo movimento lo “Sferismo”, una tecnica inventata da Marcapiano e che si basa sulla stesura di piccolissimi cerchi che vanno a comporre il soggetto dell’opera. Cerchi, nuclei vitali, vita fluida e sensibile nella suggestione ritmica del segno grafico. Movimento a ritroso che riporta più che all’atto creativo, al primigenio impulso vitale. L’artista diviene il mediatore assorbe le fisionomie del reale e li rende visibili in un viaggio dove convivono astrazione formale e figurazione reale. Tavolozza musicale in bianco e nero dove prevale una squisita gamma di grigi, essenzialità tersa, levigata, discreta, pura. La storia universale sembra aver trovato la propria via nelle opere di Marcapiano, insieme nel rispetto della singola identità, solo così può fiorire qualcosa di unico, una bellezza ridefinita da accordi di liberà, spartiti in chiaro scuro nella sintesi espressiva della forma. di Antonella Iozzo © Produzione riservata Curriculum Attualmente gran parte delle opere di Marcapiano sono esposte nel suo spazio espositivo permanente. 23/10/2010
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