MONOCROMI D’AUTUNNO
Mostra Collettiva Internazionale
Artisti : Nicola Andreace, Valeria Brunelli, Vittorio Franchina, Cristina Mantisi, Gianluca Poli, Suzanne Pradal,Mariella Relini
a cura di Antonella Iozzo
Monocromi d’Autunno che incidono i nostri pensieri mentre il corpo cede alla forza delle visioni. E’ una situazione inconscia che apre il sentiero per il mistero ma non possiamo percorrerlo, ne viverlo, solo toccarlo con gli occhi e sentire erompere il tempo. Quello passato, quello presente, quello che decanta, tra le palpebre del mare e della terra, la solitudine di un istante trattenuta dal gesto di sette artisti in mostra su Bluarte. Quattordici creazioni che dispiegano narrazioni e sogni, stati d’animo e desideri, battiti e respiri nell’imbrunire dell’illusione. Nei caldi colori della passione arcaica l’intera trama pittorica di Pradal. Essenza e presenza si compenetrano aprendo nel solco della materia la fantasia incisoria dell’inconscio. E’ un fiume carico di espressività capace di affondare senza tregua la tensione pulsante delle masse cromatiche, passaggio o meglio, paesaggio autunnale al limite della corrosione della forma. Contrasti di luce diversi sollevano la vibrante malinconia di un’ombra dal sapore autunnale che si accorda con grande fascino alle concrete stesure della superficie, elaborata composizione estremamente suggestiva che trascina lo spettatore in uno spazio dove si consuma la battaglia tra figurativo e astratto, oltre il vissuto compone il suo monologo. Ai confini del reale immaginato il riposo della mente ascolta il suono che circonda e trattiene l’estro creativo di Brunelli. Armoniche sollecitazioni dell’Arte sfibrano gli universi del quotidiano e aprono le porte della percezione con la sensibilità sottile, intima, delicata e nello stesso tempo fortemente espressiva dell’acquarello. Incanto mirabile nel gesto dell’artista che traduce in versi pittorici l’infinito, l’onirico e le sfumature di una flessione sulla propria interiorità imbrigliata alle curve dell’esistenza. Una danza coinvolgente sembra guidare la pennellata finché la sua forza evocativa non sprofonda nella liquidità del colore per riaffiorare in elaborazioni sensoriali di luminosa fluidità cromatica. Nell’estetismo di Poli i segreti della seduzione accarezzano la ragione e rivivono nel vigore mitigato del segno. Lentamente ogni cosa scivola sulla sottile malizia di un corpo scultoreo velato di arcaico mistero. E’ come se un brano di naturale sensualità sussurrasse bagliori affogati di luce e strappati alla transitorietà del momento, quasi versi monocromi nella notte dell’ispirazione capaci di esplorare l’autunno e rivelare il tratto: limpido, nitido, netto e morbido. Sono composizioni avvolte da un’atmosfera atemporale e curate nei minimi dettagli che attraggono il sentimento spogliando l’anima, una figurazione sulla soglia dell’intimo sentire. Vibrante poesia capace di indicarci le vie più nascoste che conducono in un afflato di femminilità e natura mentre la tela sussurra di passione. Dentro la pittura i riflessi dell’autunno dialogano con la sensività pittorica di Franchina. Risonanze cromatiche e cadenze d’intima poesia investono la superficie, frazionata da zone tonali, tanto che ogni tono sembra assumere un’espressività affettiva. La costruzione dell’immagine pittorica sembra essere modulata dal disegno che definisce, scava, indaga gli oggetti immergendo lo spettatore nella loro realtà. E’ come se la sedia rustica volesse alludere ad un vissuto quotidiano insieme a quel tessuto rosso, caldo e avvolgente, drappo di ricordi ardenti, di voci consumate tra le rocce dell’esistenza, mentre il vecchio autunno distende il suo tappeto di foglie gialle: lirico tepore, intima consapevolezza. Sulle tele di Relini accostamenti pieni d’energia si sciolgono in macchie dal colore intenso. Libertà espressiva e padronanza tecnica trovano il loro punto d’incontro in opere che sollevano la valenza simbolica del soggetto, immagini quindi che sembrano essere il corrispettivo poetico della realtà. Astrattismo e figurazione danzano tra aree cupe e forti luminosità, esprimendo il sapore magico dell’autunno, la sua evanescenza e la sua essenza nella leggerezza del vento. Forme pittoriche come apparizioni, intuizioni come sostanza dipinta, spazi mentali come prospettive e punti di fuga che aprono un varco sul viale del tramonto, in fondo l’infinito che rinasce. Hanno la stessa struggente bellezza di una suggestione lirica dai toni smorzati, sono le opere di Mantisi, nelle quali quiete autunnale e profondità visiva sono pervasi da un senso d’introspezione artistica delicata e fortemente espressiva. Squarci di estatica tenerezza si alternano a sfumature di nostalgia in un fuggevole segno del tempo in cui tutto è fragile, transitorio. Tracce di memoria, di presenza, di essenza intima edificano tra le foglie e le radici, il silenzio che insegue il ricordo. Immagini bagnate di eterea astrazione sembrano assorbire il carattere umano dilagato nel sottobosco dei pensieri. Tutto è inafferrabile ma tangibile nello sguardo che intesse l’invisibile con la trepida vena del visibile. Sottile fermento vissuto nella luce tiepida dell’autunno. Il fascino profondo del simbolico è la corrispondenza sonora che implode nelle opere di Andreace. Magnetismo fatale che ci trascina sotto la superficie dell’evocazione bruciante nei gialli, nei rossi, nei piani spaziali di un luogo vivo su tela come nei sotterranei della mente. Lembo d’autunno dove utopia, fantasia, verità, e bellezza sfibrano l’orizzonte e ricalcano le orme dell’infinito. La pittura scivola dentro, crea bagliori di luce, radiazioni suggestive, forme di quel passato che è in noi e che diviene un continuum armonico di colori ed esistenza. Dimensione atta a rievocare l’alba pura e incontaminata del sogno primordiale mentre sfuma nella sfera razionale, ed improvvisamente nuovi universi si aprono su tela. Fragranze d’autunno incendiano l’anima e dilapidano la coscienza nel suo sogno creativo, intorno monocromi di realtà abitano la conoscenza nel suo anfratto più recondito.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata |
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