In Basilica Santa Croce Firenze affiorano murali di Giotto
Firenze – A distanza di secoli appaiono, rivelandosi per la prima volta ai nostri occhi, volumi, decori e disegni che costituiscono buona parte dell’opera giottesca nella Cappella Peruzzi della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Dalla proficua collaborazione fra l’Opera di Santa Croce, l’Opificio delle Pietre Dure ela Getty Foundation di Los Angeles scaturisce la straordinaria scoperta riguardante le pitture murali di Giotto nella Cappella adiacente l’altare maggiore. La campagna diagnostica cui e’ stata sottopostala Cappella Peruzzi ha ottenuto sorprendenti, quanto fondamentali e ragguardevoli, risultati che cambieranno il corso degli studi su Giotto.
La’ dove, oggi, l’occhio umano nulla o quasi puo’ vedere, le lampade UV svelano la grandiosita’ delle composizioni riguardanti le storie di San Giovanni Battista (parete di sinistra) e di San Giovanni Evangelista (parete di destra), basati su una composizione che esalta la monumentalita’ delle architetture, i preziosi scenari e la gravita’ delle figure, caratterizzate da solida semplicita’ e classicita’ dei gesti. La straordinaria costruzione dei volumi, i ricchi panneggi e i decori sontuosi delle vesti, preziosi particolari delle architetture, oggetti cerimoniali e decorativi, volti che tornano leggibili, posture segnate da sorprendente naturalismo, sono le meraviglie dell’arte giottesca apparse alla luce degli UV ai ricercatori e restauratori.
Ill cantiere e’ aperto, infatti, per indagini diagnostiche condotte dall’Opificio delle Pietre Dure e co-finanziate da The Getty Foundation, dall’Opera di Santa Croce e dallo stesso Opificio. L’immagine delle pitture, molto simili a come erano in origine, surreale quanto suggestiva e preziosa per le novita’ di studio e le ricerche su Giotto che possono scaturirne, si svela mostrando in alta percentuale cio’ che, pur perduto per sempre, ritorna per un coinvolgente attimo nel presente. Giotto nella Cappella Peruzzi dipinge a secco ed e’ proprio per questo che oggi e’ possibile vedere cio’ che non e’ piu’ visibile sulla superficie pittorica.
I raggi ultravioletti catturando la materia organica (i leganti con cui si componevano i colori: tempera a uovo, caseina o olio) ricompongono nello spazio immateriale della luce i molti e sorprendenti particolari pittorici e compositivi.
Fonte: AGI
Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1