Nietta d’Atena. Viaggio nell’attimo vitale
La sua creatività è carica di dinamiche capaci di nutrire l’istante
Profonda simbologia della vita stessa in tutte le sue forme: anima, Io puro, astrazione vestita di concretezza.
a cura di Antonella Iozzo
L’abbraccio di Nietta D’Atena: Arte, mito ed essenza mediterranea. Il sentimento che vibra nelle sue opere sfrangia le onde del mare e proclama la dolcezza di un’anima estatica e carezzevole, di pensieri profondi e limpidi, di sguardi cedevoli alla tentazione di saggiare la superficie della vita in una forma, prima ancora di addentrarsi nella sua intima struttura e carpirne la scintilla primordiale. Mistero capace di consumare il nostro stesso essere, movimento in divenire, moto espressivo, suono ancestrale errante, nella notte buia del destino, l’immoto amore, l’eterno preludio, dopo, solo la vertigine del sussurro. Dipinti, composizioni e sculture come emozioni incastonate nel diaframma perlaceo dell’immenso, accendono l’azzurro polvere di un cielo che incontra il radioso splendore della fiamma celeste, mentre l’impercettibile mutare del gesto di D’Atena increspa o distende la materia mescolandone le tonalità alla luce che illumina e oscura l’irradiare di riverberi e ombre. Una metamorfosi fisica che si trasferisce nella danza delle emozioni, quasi uno slancio originario dell’agire umano. Soffici sentieri di sabbia s’innalzano nella tensione spirituale interiore e in quella corporea esteriore, così che figure plasmate con l’attimo del passato, con la forza veemente della passione e con l’abilità espressiva dell’artista lasciano il sogno e seguono l’istinto seduttivo dell’essenza vitale. La sua creatività è carica di dinamiche capaci di nutrire l’istante, inteso come conseguenza temporale anteriore, per poi trionfare in energia tesa, in suono armonico, in stratificazioni d’inconsce verità celate in labirinti di memorie e ricordi. L’Arte di D’Atena sembra, infatti, una profonda simbologia della vita stessa in tutte le sue forme: anima, Io puro, astrazione vestita di concretezza. Un infinito dentro silenzi da ascoltare, armonie da guardare, melodie da sfiorare sull’epidermide di pulsazioni vibranti che sollevano l’onda nella spazialità sfumata di reminiscenze e vissuto, di flussi e riflussi, di presagi intrisi di materia spessa. Lirico e ancestrale, l’esistenza, all’improvviso, squarcia il tessuto linfatico e irrompe come lava incandescente traboccante di affetti ed effetti spirituali, incisioni di sentimento, echi arcaici ripresi dall’artista in una combinazione di oggetti e segni che stimolando la fantasia dell’osservatore lo inducono in un percorso a ritroso nella storia, nel lessico della coscienza, negli angoli più reconditi del sapere, della ragione, del visibile ai confini con il mito. I colori e la luce del Mediterraneo sembrano essere filtrati da una consapevolezza soave, da suoni pieni di nostalgie, quasi a voler scandire una nuova fase di passaggio di senso in una sintesi di astrattezza espressiva. E’ come se il fascino e il mistero dell’antico, dell’origine, di ciò che siamo si fosse adagiato nelle cromie intense, nelle membra di terracotta, o nella percezione di frammenti di un mondo dimenticato che rinasce all’alba, fremito di una natura pervasa dal canto della luna. Nella ferma unità di questa scena la presenza in filigrana del pensiero di D’Atena è una costante alla ricerca di significati profondi annodati all’esistenza, alla sua entità, alla sua sostanza vitale, depositaria di storia spirituale e di enigmatiche verità, ma anche di atmosfere indefinite nella pura sospensione dell’immenso. Visioni che si raccontano attraverso una sintassi compositiva esaltata da una singolare flessibilità e fluidità del sentimento estetico. L’ispirazione, quindi, flette la logica interna dell’opera e determina lo spazio interpretativo nella visualizzazione della danza dei sogni, leggeri ed espansi incontri di segni e colori che portano in se sedimenti, vicini e lontani, di speranza, di reperti sensitivi, di corporea visibilità, il cui movimento di coesione rievoca il continuum tra la coscienza e l’Essere nel passaggio del tempo. L’Arte di D’Atena distilla l’eternità di un momento passato, attimo sulla linea dell’orizzonte, raggio di luce intensa e preziosa rivolta nel gesto della sua memoria, febbricitante di passione intima, segreta e sotterranea. Da questo cielo d’ambra e tepore, di evoluzione creativa e accordi cristallini, l’antico rinasce dissolvendo l’ombra del vissuto. L’immagine, di conseguenza, viene a corrispondere pienamente l’immaginato, la realtà latente, la malinconia poetica dello sguardo, il cui senso rimane un mistero legato alla vita che continua a scorrere. L’evocazione sensoriale che si sviluppa da queste opere non si consuma negli occhi dell’osservatore, ma ha ripercussioni nel fondale dell’anima, negli interstizi del cuore, nei labirinti della mente. Sono le stesse sensazioni avvertite dall’artista e ascoltate, interpretate, trasposte nell’opera lasciandosi sollecitare dal fascino di civiltà lontane, di venti aperti, tramonti tattili sulle arterie di giorni ubriachi di miraggi tra le dune del deserto. Profonda e fissa estensione che si offre nel dormiveglia della coscienza come morbida vastità, dalla quale salpano verso visioni oniriche o poetici sogni diurni, i Tuareg, gli uomini blu del deserto, appunto. Affascinate apparizione nell’estasi di un vocabolario figurativo che ha in se qualcosa di misterioso, quasi come se queste presenze silenziose recassero un riflesso degli “Dei primordiali”, frammenti di presagi, di profezie che non sono più semplici visioni ma confessioni, o meglio primigenie rivelazioni: il destino, l’uomo, l’universale nell’incanto visivo che cammina sottopelle. Pannelli polimaterici, sculture in terracotta, dipinti, trame e intrecci come risentimenti di spazi intimi nei quali immergersi, assaporando l’ebbrezza che proviene dal mare, apre le sue trasparenze, increspa la luce e dilata le ombre, mescolando i ritmi mediterranei alla sensualità che scivola tra i luoghi del mito e il contemporaneo. Vertigine che trascina dietro l’apparenza e dentro la compatta essenza interiore, Anima che continua a risplendere nelle fiamme immortali della scintilla primordiale. Prima che tutto questo erutti nelle composizioni di D’Atena, la sua sensibilità, raffinata, sottile e infinita perfora, con struggente dolcezza la conoscenza e ne estrae l’umano sentire al limite dei sensi, oltre forse solo la trascendenza, la splendida tensione che borda il soffio vitale nel suo mistero.
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