Andy Warhol profeta indiscusso della Pop Art diceva “Tutti hanno diritto a quindici minuti di celebrità”. Il suo studio all’860 Brodway, New York, diventa il centro glamour della cultura di cui lui stesso si fa icona.
di Antonella Iozzo
Milano – Continua la collaborazione tra il Museo del Novecento e la Bank of America Merrill Lynch con una seconda coinvolgente mostra “Andy Warhol’s Stardust”, dal 5 aprile all’8 settembre 2013.
Andy Warhol (1928-1987) profeta indiscusso della Pop Art mondiale riteneva, in perfetta sintonia con le strategie pubblicitarie, che fosse l’abbondanza di un’opera non la sua rarità, a costituire la migliore prova del successo. È solo l’inizio di un’ascesa vorticosa che lo proietta al top, all’apice della notorietà. Il suo studio all’860 Brodway, New York, dove si era trasferito verso la metà degli anni quaranta, diventa il centro glamour della cultura di cui lui stesso si fa icona.
Le 95 stampe qui esposte, concesse dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, sfilano sotto i nostri occhi attraverso un percorso cronologico che inizia con le serigrafie degli anni settanta e si conclude con quelle create nel corso degli anni ottanta. L’allestimento a cura di Fabio Fornasari non poteva che essere semplice ed essenziale sembra quasi che si voglia riprodurre la corsia di un supermarket. In un unico corridoio si susseguono in sequenza le stampe, nessuna è protagonista, nessuna in primo piano, ma tutte assumono la stessa importanza e aderiscono come una seconda pelle all’ideale auto-rappresentazione di una società dei consumi. Format accattivante per le nozioni storiche su Warhol e la Pop art, le notizie sul contesto socioculturale e le curiosità che appaiono sui muri sotto forma di piccoli pop up.
È un mondo che celebra le star e che eleva a celebrities i comuni mortali: “Tutti” diceva Warhol, “hanno diritto a quindici minuti di celebrità”, è ormai noto, infatti, che preferiva le fototessere scattate nelle cabine piuttosto che la più ricercata foto d’autore, per i suoi ritratti su commissione. La fotografia commerciale viene dunque presa in considerazione e messa sotto una luce inedita.
È come se oggetti o personaggi famosi rinascessero sotto una buona stella: l’intuizione geniale di Warhol nel consegnarli all’immortalità attraverso un procedimento che li mostra così come la gente li vede, solo più grandi, più colorati, più desiderabili, più brillanti grazie anche alla polvere di diamante utilizzata in molte stampe. Uno scintillio evocato dal titolo che ammicca audacemente al sogno clandestino che abita il cuore della massa, un sogno nato dalla pubblicità, dal jet set internazionale, da Hollywood, è l’immagine che rende famosi esattamente come i passaggi televisivi di una star che sentenziano la sua popolarità.
Dinanzi a noi scorrono le serie di stampe della fine degli anni sessanta e i primi anni settanta con Campbell’s Soup, Flowers, Sunset, Grapes e Space fruits. Una produzione seriale realizzata in gran parte dagli assistenti della Factory, solo sul finale l’intervento dell’artista dalla cura maniacale. Era il suo modo per immettere nel linguaggio alto dell’Arte i contenuti bassi prelevati dalla comunicazione di massa. Una produzione nata per essere venduta, non dimentichiamoci, infatti, che Warhol era uno stratega del marketing, un business artist, spesso era solito dire “fare buoni affari è la migliore forma d’arte”.
Folgoranti i ritratti da Muhammad Alì a Marilyn Monroe, alle copertine di “Interview” acutissime riflessioni sulla società, attualissime, nonché figlie del futuro. Come controcanto eroi dei fumetti ricordiamo Superman, cartoni animati e Babbo Natale, sono i Myths”affiancati da pensatori e protagonisti della cultura del XX secolo quali Freud, Einstein, Gertrude Stein, le drag queen della New York più mondana.
Personaggi reali e immaginari affrontati con la stessa identica tecnica. Non ci sono differenze, tutto è trattato con la stessa importanza, poiché tutto è un bene di consumo dalle minestre Campbell al destino umano di una diva del cinema. Warhol nell’apparenza della superficie uniforma le diversità sociali, giunge al cuore della comunicazione di massa, catalizza l’attenzione e ti fa sentire una star nello spettacolo o nella caducità della realtà quotidiana.
di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
(24/04/2013)
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