Scissione Personale
Collettiva con gli artisti: Eugenio Alazio, Antonia Eleonora Cavaleri, Aurora Dibenedetto, Francesca Giacomazzi,
Katia Internodato, Luigina Mazzocca, Alfredo Razzino, Lisa Scolari, Maria Pia Settin, Giovanni Tarlao
a cura di Antonella Iozzo
Un notturno ci naviga dentro, le onde frangiano le coste dell’anima e ogni movimento solleva una goccia di totalità bruciante. Senza tregua incalzano i suoni di un fermento invisibile che edifica il ritmo sincopato del tormento, sulle labbra dell’istinto vive la “Scissione Pulsionale”, nell’erotica forma del suo essere, e dieci talenti creativi ne plasmano l’incandescenza nella mostra in corso su Bluarte. Dal virtuale trabocca la passione in tempo oscuro, in celeste cenere, in furiosa tempesta capace d’incendiare il silenzio successivo e remoto nella vastità della sua respirazione.
Oltre la pittura l’assedio sensoriale di Tarlao tocca tutte le corde della tensione, sconcertante situazione nella quale risiede la retrospettiva dei sensi. Fermenti densi, magmatici, impregnati di materia, come lontane tracce di passaggi lirici, invadano lo spazio e scivolano in una sorta di scrittura interiore la cui espressività è sottolineata dall’ incisività del gesto. L’istinto vive in rivoli di desideri, di amplessi, di sentimenti capaci di produrre scissioni pulsionali graffianti, penetranti, dissonanti, istanti veloci e concitati fino a trasformarsi in azione, grido, parola primordiale. Sono segni roventi di passione, basta sfiorarli con gli occhi e si percepisce un magnetismo tattile imbevuto di orgoglio insensato.
Con Alazio una trasformazione sconvolgente della sostanza creativa deforma il corpo in nervi percossi da onde e vibrazioni traccianti soglie e livelli, forze che attraversano e contemporaneamente sono attraversate dall’isteria scissa in entità multi sensibili. E’ un ritratto che diviene musica dipinta nella quale scorre il ritmo organico di tutte le cose, anche il tempo sembra essere dipinto in una variazione suggestiva che registra le sensazioni e li rende materica essenza corporea premuta, dilatata, contratta, schiacciata. Distorsione capace di avanzare come carne emaciata ma pulsante dal piano di sfondo quasi segmentato. L’irreale della vita interiore vive nella realtà delle pulsioni portate su tela da Giacomazzi. Forza astratta risucchiata in un vortice, in una spirale asfissiante d’impeti frenetici, di emozioni lacerate, strappate, sfrangiate, che ci proietta fin dentro la scissione, veemente situazione sull’orlo della passione. Tutto, vita, istinto e ragione, tre le fibre di un colore emotivo, intuitivo, attrattivo, atto a sviscerare la sensualità di una carica travolgente, che urla il suono sordo dell’esistenza per poi liberarsi dai vincoli rappresentativi e vivere nell’espressività pura, adesso, sull’intera superficie appare l’occhio della pulsione. Ritrovarsi, perdersi, “Vedersi” in un riflesso sfuggito dall’anima e che s’insinua come filtro tra l’occhio, la mano di Mazzocca e il suo supporto. Lo spirito si scopre soffio corporeo e vitale e nella verticalità dello sfondo simmetrico, regolare, razionale la logica delle sensazioni appare nella forma sensibile di un volto rivolto verso l’altro, come per dire l’io e il mondo, l’osservato e l’osservatore, la sostanza e inconsistenza emozionale. Altrove conversazioni scisse, sgocciolanti il rosso della liquefazione organica si alimentano in pensiero indissolubilmente legato alla pulsione. Sentire la propria esistenza, percepire ferine implosioni evolversi in febbricitanti attimi di vita primitiva. E’ una dimensione riportata da Dibenedetto in visione, in forma istintiva, animale, tattile, articolata da una potenza che si trova dentro le arterie della sensorialità e dentro una sincerità inconsapevole che si alimenta e alimenta la creatività. Un tumulto, gestito con l’abilità del tratto, capace di far affiorare improvvisamente, da un gioco di luci e ombre e da un certo equilibrio compositivo, la figura dormiente nell’inconscio, impatto fatale con la realtà che ci portiamo dentro. Pezzi di contemporaneità aspirati dal sogno bucano l’urbana coscienza e ci iniettano tutta la forza dell’incertezza. Condizione identitaria in cui siamo immersi e che Settin ci pone sotto gli occhi inducendoci alla riflessione. Borse, simulacri di violenza, vacuità e apparenza elevati a poetica di consumo, sono il substrato del linguaggio estetico dell’artista dal quale estrae frammenti di disperazione asfissiante, silenziosa mescolati a stati emozionali e realtà quotidiana, ad embrioni di pulsione e lacerti di disordine mentale, una scissione che apre voragini sul confine fra l’interno e l’esterno dell’uomo. Materica, passionale, informale, Cavaleri seduce la forma con accostamenti cromatici pieni d’energia, l’immagine, di conseguenza, sembra emergere dalla sua origine oscura come pulsione di desiderio sconfinante nella tensione compositiva. Vibrazioni interiori, quasi ferite, strappi incarnano una danza gestuale di passione e rinascita, dove il respiro della vocazione è una costante inquietudine che erutta su tela. Dal colore steso a pennellate spesse, la presenza del nero incombe nelle sembianze di un toro, forse, tauromachia? Desiderio e paura, inconscio e istinto, tra le curve della massa corporea e l’agire dell’artista, il fondo si liquefa nella scissione pulsionale scandita da ombre e contrasti. Il delirio di libertà nel sentimento artistico di Internodato, provoca un movimento di sensazioni sprofondanti nella materia, è lava cromatica nella quale appare la fascinazione femminile sottoforma di sirena, di figura eterea e carismatica, di dea conturbate e magnetica. Quasi illusione aggrumata in forme vitali, in tensioni pullulanti, in paesaggi interiori, in grovigli emotivi che si disciolgono nella vibrazione della luce, una modulazione continua trascinante l’essenza primordiale, una scissione assorbita dallo sfondo ed è come se i flutti della percezioni fossero investiti dalla sostanza cromatica e convergessero nella pulsione del pennello.
Materica empasse emozionale nello spazio interno della tela e interiore dello spirito. Impulsi, forze e movimento con Scolari costruiscono continue relazioni nei luoghi altri, dove la passione scalda il corpo e condensa il desiderio in espressioni – pulsioni. Labirinto voluttuoso increspatosi sulla pelle dell’Arte, entrandoci si è pervasi da una riconoscibile energia che cerca la sua vibrazione, e la trova nell’impasto cromatico imbevuto d’esperienze, pregnante di ricordi, gravido di sensazioni, un’infuocata un’implosione convergente verso le falde di un orizzonte fiammeggiante dove si consuma la scissione pulsionale.
Tra realtà e immagine la volontà indomita di Razzino cerca di afferrare l’essenza dell’universo e dell’uomo per estrarne la linfa vitale e inondare il significato dell’esistenza di luce propria, ma dallo spazio compositivo ben articolato, una costruzione circolare, rimanda al tunnel, senza via d’uscita, della tragedia interiore, un dramma consumato in solitudine ai confini del mondo eppure così dentro il mondo. “La scomposizione del corpo” diviene, allora, forma in transito verso la mutazione del dolore in cellule vaganti nell’illusione azzurra, esseri vitali capaci ancora di reagire e scindere la pulsionalità di un nuovo disegno creativo.
Sotto le porpore iridescenti della scissione pulsionale l’intemperie dell’inconscio sussurrano al forma dei sensi, fluida, pastosa sonorità nello spazio interstiziale dell’immenso, magma nel corpo dell’Arte.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata |
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