Silvio Zago. Atmosfere del Po
Dinanzi a queste opere lo sguardo sembra aggrapparsi alle fibre della materia – colore,
ma se indietreggiamo veniamo immediatamente travolti nell’evoluzione della percezione,
nella metamorfosi di quel pensiero intenso e limpido che si disgrega in frammenti di luce generanti l’atmosfera del Po
a cura di Antonella Iozzo
“Atmosfere del Po”, luoghi che stanno sulla soglia, tra la realtà e l’impressione del reale adagiato sulla pelle del sentimento, paesaggi che raccontano dedali di percorsi interiori, una danza sulla superficie dell’acqua, allusivo movimento delle cose fra tenebrosi temporali e tempeste interiori. La natura rivive nella vigorosa trascrizione di Zago, una trascrizione sospesa fra le anse del Po, rigonfia di arcadica serenità, assiepata fra i “casoni” e ricamata da una florida vegetazione. Alberi, piante, insetti, foglie cantano il silenzio del fiume, quasi un violino in delirio solcato dal groviglio febbrile di rossi, neri, verdi, azzurri, gialli, bianchi miniati da una luce cadenzata . Sono meriggi solitari sotto un cielo che sembra trattenere il richiamo della laguna, quasi come se fosse un nuovo fiume che scorresse svelando il paesaggio, mentre tutto rimane immobile, la terra, il cielo, l’acqua. Ogni cosa si traduce in dense pennellate su tela distribuite secondo un ritmo dettato dalle suggestioni che dall’esterno colpiscono Zago. Pennellate consapevoli, dentro le quali scorrono i flussi vitali della natura, gesti che rivelano una lontana divagazione informale e un’impressione fuggevole intrisa di naturalismo, dal quale emerge la figurazione nascosta. Impasti di combinazione cromatica riproducono la sensazione cangiante del riflesso, trasportandoci dentro una vaporosità sospesa tra la memoria e il sogno della realtà, sono atmosfere sul respiro del Po. La sensibilità di Zago perlustra le rive di sabbia, nebbia e rugiada, vaga tra distese limacciose per poi perdersi, tra radure e cespugli, in un silenzio rotto solo da fruscii e richiami. Paesaggi bagnati dall’intima percezione della quiete, dai suoi sospiri che avanzano in mezzo ai fusti delle canne mosse dal vento, presenze sussurranti, eterne nel succedersi delle stagioni. Spogliata da ogni traccia umana, questa natura, allo stesso tempo, dolce e selvaggia diventa il luogo immaginativo ideale per l’animo schivo dell’artista. Dell’uomo, infatti, restano solo le sue emozioni distillate in atmosfere del Po, visioni sui battiti della natura, ritratti dell’invisibile con irruzioni minime di realtà, perché l’acqua, le barche, i casoni sono la realtà nella movenza del pennello, l’adagio di una pastorale che sublima l’essenza del luogo. Zago la porta dentro di se, da essa nasce una correlazione invisibile con il respiro del fiume tradotta, poi in segni riconoscibili. Sono sensazioni disciolte in macchie dal colore intenso o nella trasparenza della velatura, l’opera, di conseguenza, risulta come il corrispettivo poetico dell’odore della terra, materia vivente imbevuta di ricordi addensanti nella forma della vocazione sensoriale, un richiamo raffigurato tra il senso di restare e quello di andare, ecco allora comparire vele capaci di animare un dialogo sensibile tra memoria, radici, territorio e l’infinito nell’esistente. Dinanzi a queste opere lo sguardo sembra aggrapparsi alle fibre della materia – colore, ma se indietreggiamo veniamo immediatamente travolti nell’evoluzione della percezione, nella metamorfosi di quel pensiero intenso e limpido che si disgrega in frammenti di luce generanti l’atmosfera del Po, quasi una dolce carezza nella brezza della sera. Sprazzi di luce fermati su tela come pennellate improvvise, come trasposizione dei sentimenti ci parlano d’immagini ritrovate nell’odore salmastro dell’aria che coinvolge i sensi e la mente e procura sensazioni stranianti, rarefatte, oscillanti nel tempo sospeso. Scenografiche distorsioni per una natura composta dai suoni del silenzio, dalle sfumature ovattate del tramonto, dai timori notturni, stati esteriori immersi in fondo all’anima di Zago e rielaborati in percettiva sensibilità dipinta. Lo splendore della tavolozza, i giochi tonali, la stesura dai passaggi infiniti vibra ai nostri occhi , e la quotidianità e la semplicità si vestono di nuova essenza. Sottile e intenso, suggestivo e lirico, Zago compone una partitura ritmica, una sintesi di compenetrazione timbrica che conquista la scena dando forma ad una saturazione cromatica che a poco a poco si attenua in rarefazioni melodiche, in frammenti di nuvole sparse nel cielo dell’anima, in note di tenero deliquio evaporato da acque immobili e solitarie, nasce la poesia: petali giacenti sull’epidermide del fiume, un microcosmo di emozioni in perfetto equilibrio con la profondità dell’intera composizione. Il reale vive nella visione e viceversa, dimensione aperta e fluida che stabilisce un legame tra il visibile e l’invisibile, tra le atmosfere immateriali, intime, quasi eteree, quasi spirituali, sublimate dal colore e dalla luce e le atmosfere del Po.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
Silvio Zago, nato a Cavarzere nel 1946, dipinge da diversi anni. Impressionista ed espressionista allo stesso tempo, a volte quasi informale, predilige i lavori a olio, utilizzando soprattutto la spatola. E’ stato allievo di diversi maestri pittori, dai quali ha attinto i segreti e le particolari capacità per riportare sulla tela immagini legate ad emozioni. Nei suoi lavori, di straordinaria immediatezza, traspare l’amore per i luoghi della sua giovinezza: la campagna, i casolari, le valli, il Po e la sua laguna. Le sue mostre riscuotono ovunque vasti consensi. Molti sono i premi e i riconoscimenti ottenuti in vari concorsi. Ha lo studio a Cavarzere (Venezia), in via Filippo Turati 5. |
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