Stefano Zecchi ,Il senso dlel’estetica Dove andremo, meglio non pensarci
Come definisce questa 10° edizione del premio Cairo?
Questo è un premio che ormai fa parte della storia. Ha avuto un suo sviluppo, una sua vicenda selettiva fra alti e bassi, ma credo che la tendenza sia sempre rivolta verso l’alto Io poi, ho avuto anche la fortuna di essere stato il primo come giurato.
Qual è il segreto che decreta il successo del premio Cairo?
E’ ben organizzato, ha una buona selezione, si radica in una rivista, c’è un’ottima capacità di comunicazione, senza dimenticare la serietà e la competenza di chi lavora con dedizione in prima linea e dietro le quinte, le coordinate che il tempo valorizza.
E’ la vita ad imitare l’Arte o viceversa?
Le persone tendono ad identificarsi con la dimensione estetica suggerita dall’Arte, dalla moda, dalle riviste patinate, dalla tv. In questo senso la vita imita l’Arte perché ne assimila i modelli estetici che divengono principi culturali , a volte molto discutibili, o privi completamente di senso estetico.
Ci sono novità importanti dal punto di vista estetico?
No, anzi vedo che le scelte tendono a confermare situazioni consolidate.
Quando abbiamo perso il senso dell’estetica?
Ta tanto tempo.
Dove andremo a finire?
E’ meglio non pensarci.
Il contemporaneo è ancora lungo?
Il contemporaneo sembra non finire mai, se lei pensa che contemporaneo è Picasso e sono passati più di cento anni… nella storia dell’arte cento anni portano delle rivoluzioni.
Non trova che molto artisti vogliono provocare?
Si, perché oggi la categoria estetica decisiva è il nuovo, di conseguenza…
Ma chi lo decide “il nuovo” ?
Lo decidono i critici, drammaticamente.
E se i critici non hanno il senso estetico?
Si scelgono pessimi artisti.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
( 10.12.2009)
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