Un grande, dimenticato


Barocci il grande pittore dimenticato riscoperto dalla National Gallery
Una mostra monografica dedicata al genio dimenticato che mise sulla tela la Controriforma

di Matteo Sacchi
 
barocci-la-madonna-del-gattoMilano – Una delle esperienze più esaltanti per un critico d’arte è quando si ritrova un opera d’arte di un grande maestro che si ritiene perduta (con gli inevitabili corollari di baruffe a seguire).
Ma cosa succede quando invece si riscopre un grande maestro quasi completamente ignorato?
È quello che si stanno chiedendo i giornali inglesi Guardian in testa rispetto alla grande mostra che la National Gallery sta dedicando a Federico Barocci detto il Fiori (1535-1612). Il nome dell’artista urbinate, ma di origini milanese, dice pochissimo al pubblico inglese e probabilmente anche alla maggior parte del pubblico italiano.
Eppure Barocci è stato davvero uno degli artisti più famosi ed eccellenti del suo tempo come cercheranno di illustrare i curatori della National che hanno raccolto un numero notevole di opere (20 quadri e 65 disegni) alcune delle quali non aveva mai lasciato le marche prima. E allora come mai è stato “dimenticato”? C’è una questione di concorrenza. Barocci è rimasto schiacciato tra la grandezza di Michelangelo, che fu suo maestro e ammiratore, e l’esplosione incontenibile della pittura di Caravaggio. Insomma un grande schiacciato dai grandissimi.

E poi c’è una questione ideologica. L’arte di Barocci ha incarnato il gusto della Controriforma, soprattutto per quanto riguarda il suo periodo romano che durò sino al 1565. Un personaggio chiave in questo contesto fu San Filippo Neri i cui Oratori cercavano di ricollegare il regno dello spirito con la vita quotidiana delle persone. Fu Neri che incaricò Barocci di dipingere una pala d0altare con la «Visitazione» per la sua Chiesa Nuova. Si dice che Neri sia stato portato verso l’estasi dalla realizzazione del Barocci, che mostra Elisabetta e la Vergine che si salutano come se fossero nel contesto della vita quotidiana di Roma. L’opera è stupenda ma in Italia la Controriforma è stata spesso considerata la fonte di ogni declino. E quindi assieme alla sua ideologia è stato buttato via anche Barocci.

Ora la mostra inglese, che si aprirà il 26 febbraio, consente una rivisitazione e un ripensamento sull’artista. Soprattutto sul periodo seguente il 1565. Sì perché Barocci in un certo senso ha avuto due vite. Attorno al 1565 fuggì da Roma sostenendo che i suoi nemici avevano cercato di avvelenarlo durante un picnic con un insalata alla cicuta (non sapremo mai se fu realtà o paranoia). Tornò ad Urbino e continuò a produrre per svariati committenti, tra cui il duca Francesco Maria II della Rovere, ma restando sempre un isolato.

Sviluppò tecniche tutte sue: nei pastelli e negli schizzi ad olio (tecnica in cui fu pioniere) le sfumature morbide sono così eteree che possono essere confrontate soltanto con Leonardo da Vinci. Dipinse meraviglie per altri 47 anni. Ma sino ad ora pochi le hanno viste. E mai tutte assieme. Col senno e del cinismo del poi si potrebbe dire che se l’avvelenamento, vero o presunto, avesse funzionato Barocci sarebbe diventato un maledetto come e prima di Caravaggio. E lo avremmo studiato di più.

di Matteo Sacchi
www.ilgiornale.it 
(18.02.2013)

Immagine:Federico Barocci, The Madonna of the Cat (La Madonna del Gatto), 1575,
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