Vivere alla Brughel
Nella mostra romana si succedono le opere di una lunga dinastia di pittori che attraversa un secolo intero
di Franco Marcoladi
Roma – Dopo Wermeer alle Scuderie del Quirinale, al Chiostro del Bramante di Roma la mostra “ Brughel Meraviglie dell’arte fiamminga” ci riporta ai Paesi Bassi. La vicenda della famiglia Brughel inizia a Anversa con Pieter il Vecchio, ma è radicalmente diverso il segno distintivo che emerge da questa pittura. Se nel mondo vermeeriano era messo a tema il nitore della vita borghese, raffigurato con semplice eleganza in una sorta di sospensione me-tafisica, il capostipite dei Brughel, suggerisce il curatore Sergio Gaddi con immagine arbasiniana, ci racconta la cosiddetta “vita bassa”, quella quotidiana, terragna della povera gente in-tenta a danzare, giocare, colta nei bagordi del cibo e dell’alcol.
Li ricorderete quegli storpi e quei ciarlatani, gli ubriaconi e i musici cenciosi che senza freno partecipano a feste nuziali all’aperto o danno vita a colossali risse per una partita a carte dell’esito contestato. Sono i rappresentanti di un’umanità dolente, cui è stata donata una libertà sempre sul punto di essere sprecata per sciatteria, noncuranza, perennemente in bilico tra “i sette peccati capitali” ( titolo di una quadro di Bosch) e le “Sette opere di misericordia” ( quadro di Pieter Brueghel il Giovane). E la loro vita è stretta nella sempiterna “Lotta tra Carnevale e quaresima” ( per dirla con Pieter Brughel il Vecchio).
Nella mostra romana si succedono le opere di una lunga dinastia di pittori che attraversa un secolo intero, alimentata dal concorso di personalità molto diverse l’una dall’altra per interesse, sensibilità, talento. Sicchè lo spettatore vede passare davanti ai suoi occhi tele di argomento religioso e altre con paesaggi, allegorie, poi massi di fiori, parate d’insetti e farfalle. E a un certo punto corre il rischio di restarne stordito, di non raccapezzarsi più davanti a un tale profluvio di temi e stili. Per fortuna però gli è entrata nella memoria dello sguardo l’im-magine della “vita bassa”: così forte, chiara, potente. E torna ai paesaggi invernali in cui la popolazione balla pericolosamente sulla superficie d’un fiume ghiacciato che da un momento all’altro può rompersi, risucchiando tutti nel gelo della morte.
Il messaggio di questa pittura può essere crudo, diretto. Valga per tutti un olio su tavola circolare di Brueghel il Giovane intitolato “ Gli adulatori”. La tela è occupata per intero da una figura di tre quarti accucciata, in mano una rozza cornucopia da cui e-esce un fiume di monete. La veste sollevata dell’uomo gli lascia nude le terga, spalancate ad arte,e attraverso quel passaggio fuori misura entrano nel suo corpo in fila indiana svariate persone a quattro zampe.
Per chi avesse dubbi, l’iscrizione sulla cornice chiarisce: <<Poiché mi gira molto denaro, ho tanti adulatori attorno a me>>. Così un quadro del 1592 si trasforma in un modernissimo fumetto dal chiaro intento pedagogico.
(Brueghel. Meraviglie dell’arte fiamminga – Chiostro del Bramante – Roma -dal 18/12/2012 al 3/06/2013- Tel. +39 06 68809036)
di Franco Marcoladi
(Sett. Donna 26.01.2013)
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