Abbazia di Novacella. Perdersi per poi ritrovarsi con il naso all’insù, rapiti, estasiati da tanta evocazione del divino, ci sembra quasi di sentire in lontananza cantare i 365 putti in coro. Elevazione di un sensibile che diventa progressiva espressione di un’emozione.
di Antonella Iozzo
Varna (BZ) – Ci sono dei luoghi che parlano all’anima facendo cadere le barriere fra conscio ed inconscio. Sono luoghi dove mente e cuore convergono verso un turbinio di sentimenti che inspiegabilmente si distendono nell’armonia cadenzando lo spazio intorno a noi in poesia sfrangiata dal sogno.
È quello che succede all’Abbazia di Novacella a Varna, Alto Adige, un’oasi di quiete musicale che ci avvolge rilasciando ad ogni passo un tessuto emozionale, tenero e intenso, fitto e stravolgente. È come se qui, nel silenzio del tempo, la forza e la fragilità della vita ritrovassero la loro ragion d’essere.
Entrando nell’area abbaziale, il gioiello che attrae l’iride è Castel Sant’Angelo, una cappella a due piani a pianta centrale. Sfericità cha avvolge, richiama l’abbraccio e rilancia la sua aurea di meraviglia, fin quando l’occhio non sfiora il possente campanile romanico della Basilica, costruito anch’esso alla fine del secolo XII, che domina su tutto il complesso abbaziale. L’interno della Basilica è una festa per i sensi in stile barocco – rococò bavarese. Nei tenui colori pastello con preponderanza del rosa, stucchi, affreschi, effetti trompe-l’oeil suggellano la magnificenza, la bellezza estetica, lo splendore evocativo del sublime.
Ci si perde, per poi ritrovarsi con il naso all’insù, rapiti, estasiati da tanta evocazione del divino, ci sembra quasi di sentire in lontananza cantare i 365 putti in coro. Elevazione di un sensibile che diventa progressiva espressione di un’emozione nella maestosità dell’organo. Visone che fa vibrare l’anima sottolineando la tensione interiore.
Suono musicale che diventa forma, colore, linguaggio nel chiostro con i suoi archi ogivali e gli affreschi gotici. Colori che si fanno racconto e artisti che con la loro pennellata tramandano il valore di epoche lontane. Un viaggio fra suggestione e spiritualità, religiosità e credenza. Pregevole tratto che diventa carismatico con la raffigurazione della parabola del “ricco epulone e del povero Lazzaro”, dipinta intorno al 1480 da Friedrich Pacher, uno dei più importanti pittori tirolesi del Quattrocento.
Dal chiostro si accede alla Pinacoteca abbaziale. Una preziosa raccolta di pitture su tavole e di altari del Quattrocento e del primo Cinquecento, dei più importanti artisti dell’epoca quali Michael e Friedrich Pacher, Leonhard von Brixen e Marx Reichlich. Una costellazione di arte che richiama l’ineludibile senso del tempo e del suo fermarsi in opere che riescono a trasportarci in dimensione sospese fra cielo e terra come l’altare di S. Agostino del maestro di Uttenheim o l’altare di S. Caterina di Friedrich Pacher.
Il Sapere all’Abbazia di Novacella ha trovato casa o meglio l’incanto di una dimora venata da una sottile aurea di spiritualità e di realtà assoluta che rendono assoluto e vero ogni singolo pensiero. È la biblioteca commissionata dall’Abate Leopold de Zanna e terminato nel 1778, tra le più belle e prestigiose dell’area Tirolo-bavarese. Giuseppe Sartori di Sacco sviluppa il progetto su due piani e la spazialità, inondata di luce, che predomina al piano terra sembra inscenare una danza delle arti tra eleganti stuccature dorate.
Performance estetica tra le direttive dell’armonia che articola le branche del sapere in assoli che svettano verso la ragione. Sono gli scaffali dei libri che culminano con coronamenti in legno finemente intagliati. 43 scomparti, grandi portali provvisti di serrature artistiche e pavimento marmoreo, rendono la biblioteca parterre elegante, quasi un preludio festoso alle fondamenta che edificano il nostro intelletto. Quasi al centro della sala, manoscritti pregiati, in parte impreziositi da miniature, testimoniano lo scriptorium di una volta, la cui fama oltrepassava i confini del Tirolo.
Luce sulla cultura, colore sulle emozioni al Giardino Abbaziale. Il giardino è sempre stato un luogo importante e centrale per ogni monastero, e all’Abbazia è uno scrigno restaurato negli anni 2001–2004, secondo il modello barocco con piszinum, voliera e limonaia al lato sud dell’Abbazia. E se è la Sequoia a rapire la scena appena entrati, gli alberi secolari Ginkgo si dispongono in sequenza e ci introducono al giardino barocco con la sua fontana e le aiuole fiorite. Sono circa 75 le varietà di piante officinali che crescono nel giardino botanico, come l’erba cardiaca o la trigonella, la citronella, la salvia di melone, il timo giamaicano e il tabacco, dalle quali si producono ottime tisane.
E per concludere nel segno del barocco in mezzo al cortile abbaziale troviamo il Pozzo delle meraviglie al quale il pittore Nikolaus Schiel aggiunse alle sette meraviglie la raffigurazione dell’Abbazia come l’ottava.
Abbazia di Novacella, Alto Adige. Frammenti di storia
L’Abbazia dei Canonici Agostiniani di Novacella fu fondata nel 1142 dal vescovo Hartmann tre chilometri a nord della città vescovile di Bressanone. Secoli di storia e cultura che continuano a riverberare di spiritualità nel loro costante impegno quotidiano nell’ambito della la liturgia, dell’attività parrocchiale-pastorale, dell’educazione e della formazione culturale.
Nonostante periodi bui contrassegnati da catastrofi come l’incendio del 17 aprile 1190, a poco meno di 50 anni dalla sua fondazione, che la distrusse, grazie ad interventi come quello dell’abate Konrad II di Rodank (1178–1200) molto interessato all’arte e alle molte donazioni da parte di ricchi benefattori, l’Abbazia divenne, in poco tempo, centro spirituale e culturale, espandendo l’interesse ben oltre le sue mura.
Secoli sopiti sui muri ognuno con il proprio racconto istoriato di guerre, rivolgimenti sociali ed economici, ma ogni volta l’Abbazia di Novacella, si alzò dalle proprie ceneri, rinvigorita da nuova linfa e spiritualità che trionfa con una trasformazione barocca dell’Abbazia, dovuta a Markus Hauser (1621–1665), che fonda anche un nuovo istituto accademico.
Negli anni a seguire nuove forme e nuove linee viaggiano in parallelo con gli sviluppi intellettuali e culturali. Nel secolo XVII si provvedeva alla modernizzazione e ampliamento dell’ambito claustrale e dei giardini, seguirono una ristrutturazione della chiesa medievale trasformata in un theatrum sacrum inondato di luce, in cui la liturgia riusciva a dare un assaggio del “banchetto nuziale” del cielo.
Gli immensi orizzonti dell’Abbazia di Novacella, nascono dal suo cuore pulsante e silente che rende fiorente la vista sociale, religiosa ed economica della zona. Lungimiranza, adesione, rispetto etico e morale. Valori che gli abati e canonici continua a tramandare e divulgare oltre che con la parte scolastica, con la formazione e il perfezionamento personale e professionale. E se i tempi si evolvono l’Abbazia di Novacella ne flette le coordinate con progetti e soluzioni che ne fortificano la sua essenza e importanza.
Nel 1970, infatti, l’abate Chrysostomus Giner fondò un Centro turistico, al quale si aggiunse un Centro ecologico per l’organizzazione di corsi d’aggiornamento su problematiche socio-ecologiche. Successivamente si è sviluppato un Centro convegni (Bildungshaus), che organizza annualmente più di 1000 manifestazioni, tra seminari, corsi e congressi sulle tematiche più diverse, senza dimenticare il convitto, in cui sono alloggiati attualmente circa 90 ragazzi, provenienti da tutto il Sud-Tirolo.
Abbazia di Novacella
Via Abbazia 1 – 39040 Varna (BZ) – Alto Adige
https://www.kloster-neustift.it/it/
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(29/05/2018)
Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1