Cibo. Una coccola, un piacere. Dalla gola all’anima

Cibo. Cioccolato amore, mio, i love pizza, pasta che tentazione taste and passion. Ricordi, attimi che ritornano in un profumo che sa di noi. Il rapporto tra cibo e piacere è molto più complicato di quanto possiamo immaginare.

Redazione

 

Cibo che ci coccola e l’umore cambia, svettano le sensazioni, danzano i neuroni. La scienza incontra il lato umorale del cioccolato, dei dolci, delle pizze, di ogni alimento che solletica i desideri.
Chocolat mon amour, i love pizza, pasta che tentazione, taste and passion. Ricordi, attimi che ritornano in un profumo che sa di noi, di vissuto, di identità.  Da soli o in compagnia il piacere è servito!
Gratificarsi e coccolarsi con un pezzo di cioccolato, un trancio di pizza o un buon piatto di pasta. Il rapporto tra cibo e piacere è molto più complicato di quanto possiamo immaginare.

È noto, grazie a innumerevoli report scientifici dell’American Physicologica Society, che alcuni alimenti, in particolare quelli ricchi di grassi e zuccheri, stimolano l’emissione di endorfine e serotonina, ovvero sostanze legate alle sensazioni di felicità, appagamento e benessere.

Grazie a una serie di studi condotti dall’Università di Basilea in Svizzera e dalla Cornell University americana, scopriamo che anche i nostri ricordi influenzano le nostre scelte sul cibo e la percezione che degli alimenti abbiamo. Secondo i ricercatori svizzeri un ricordo, anche indotto, può spingere al consumo di un alimento, come lo snack utilizzato per lo studio.

Non solo i ricordi a breve termine possono influenzare le nostre scelte alimentari, anche quelli d’infanzia o della giovinezza possono condizionarci. Lo studio di Brian Wansink della Cornell University formula l’ipotesi che gli uomini preferiscono pasta e carne perché legati proprio all’infanzia, alla famiglia e all’attenzione materna. Le donne, invece, preferirebbero il cioccolato e le torte perché riferite alla preparazione dei piatti.

L’alimentazione, insomma, non è sempre e solo una scelta consapevole, in particolare quando l’atto di mangiare ha un che di consolatorio o di gratificazione.

 

 Redazione
(18/02/2016)

 

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