L’artista è un comunicatore con antenne particolari che coglie tutto ciò che lo circonda e lo rappresenta.
di Antonella Iozzo
Sulla pelle dell’Arte la verità, i valori, l’integrità morale di Nicola Andreace, l’uomo, l’artista, l’esistenza, e l’universo si apre con le sue evoluzioni, le sue lacerazioni e le sue contraddizioni.
Quando e come inizia il suo percorso artistico?
Il mio percorso artistico inizia nel maggio 1957 con la partecipazione alla mostra “Il mondo della scuola nei suoi molteplici aspetti”, organizzata dalla Pinacoteca Provinciale di Bari, dove si svolse. Lo spirito creativo, ereditato da mia madre, fu intuito ed incoraggiato dagli insegnanti del Collegio di Manduria, dove frequentai le scuole primarie, che mi suggerirono di proseguire gli studi presso Istituti Statali ad indirizzo artistico, suggerimento che io seguii con impegno sino al conseguimento del diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ciò m’introdusse nel mondo dell’Arte e mi spronò a conoscere e ad approfondire le varie sperimentazioni della tradizione e delle avanguardie artistiche con la loro varietà di linguaggi e di soluzioni.
Secondo Lei cosa vuol dire fare l’artista oggi?
L’artista è un comunicatore con antenne particolari che coglie tutto ciò che lo circonda e lo rappresenta. Non ha senso che, tra le tante problematiche del nostro contradditorio mondo contemporaneo, produca “lavori edonistici”, esteticamente godibili, richiesti da un mercato non sempre bene acculturato. Se si lavora per compiacere gli altri, mercificando la propria opera, non si compie un percorso evolutivo naturale, espressione delle proprie ricerche, dei propri studi personali, del proprio contesto spaziale e temporale, delle proprie opinioni, quindi, non si fa Cultura.
Il rapporto con la sua regione,
Nelle mie opere è sempre presente il territorio per il legame con le origini, per l’amore per la mia terra, la cui storia faceva parte di me, della mia famiglia, della mia collettività, piccola entità, ma espressione, anche se in misura ridotta, della macrostoria nazionale, europea, mondiale. I miei lavori raccontano, quindi, le numerose problematiche socio-antropologiche del Sud, che, essendo infinite, costituiscono la mia inesauribile, per fortuna, fonte d’ispirazione.
La società sembra una costante nelle sue opere …
Sin dalla mia prima produzione ho raccontato l’Uomo, i suoi rapporti col contesto territoriale ed i suoi nessi con la micro e la macrostoria. Ho rappresentato la condizione umana della civiltà contadina prima, poi della Società tecnologica “imbrigliata da tubi, ferraglie e ingranaggi” , in seguito all’installazione a Taranto del IV Centro Siderurgico d’Italia, l’Italsider, che travolse la civiltà patriarcale, depositaria di valori universali, con il canto della sirena di una grande crescita economica, che si realizzò, ma che, introducendo gravi problemi ecologici: morti bianche, droga, consumismo, cambiò modalità esistenziali: l’uomo moderno alienato, privato della sua identità, ridotto ad un numero, si dibatteva nella sua drammatica solitudine. Poi con le opere del periodo “umanesimo tecnologico”auspicavo la rinascita dell’uomo, non vittima della tecnica, ma creatore di nuove metodologie, idonee a debellare malattie, disastri naturali, la fame nel mondo.
La storia, il mito, il quotidiano che relazioni hanno con la sua Arte?
L’Arte per me è messaggio, è comunicazione, è cultura. Per questo la storia, il mito, il quotidiano sono i temi delle mie opere pittoriche e grafiche che combino ed intreccio con la memoria, il mistero della vita, la realtà che, pur in tempi diversi, è sempre identica.
Il passato, il presente, il futuro, solo dimensioni temporali?
Sono anelli di una catena ineliminabili perché il nostro presente è così per il suo passato e sarà il presente a costituire la base del futuro.
I desideri e le perdite della società intorno a noi.
La società intorno a noi, diventata cinica, dà molto spesso più valore al denaro, per il quale corrompe e si fa corrompere. L’auspicio è che ci si sappia accontentare e che ritornino a prevalere i sentimenti della generosità, della disponibilità e dell’accettazione dell’altro.
Cultura e civiltà, attualmente, avanzano di pari passi, arretrano o semplicemente non s’incontrano?
Talvolta non s’incontrano, perché la società dà alla cultura significati parziali, limitati a manifestazioni estemporanee di sagre, che badano al guadagno immediato economico, mentre trascurano tutto il nostro patrimonio, di cui dovremmo essere orgogliosi e che dovremmo rispettare per affidarlo alle future generazioni.
Considera l’arte una finestra aperta sul mondo?
Penso che l’Arte esprima un pensiero in continua evoluzione, che rispecchia la storia ed il contesto, nel quale l’artista vive ed opera. Rappresentando la realtà, con le sue numerose istanze sociali, l’opera d’arte non solo diventa “documento”, ma anche momento di riflessione sulla articolata e stratificata relazione tra uomo e ambiente, mezzo di conoscenza delle nostre tradizioni, delle nostre vicende e delle nostre manifestazioni culturali al di fuori dei nostri confini, occasione, quindi, di valorizzare visivamente storia, memoria, habitat e comportamenti umani, ed infine anche suggerimento per scelte operative più consone al benessere sociale, alla crescita della comunità e al progresso civile. Ho sempre detto che “l’Arte sconfiggerà i fantasmi del passato, lo squallore del presente ed il silenzio del futuro”.
Le sue opere comunicano una forte senso sociale, storico, culturale. Pensa che l’artista abbia delle responsabilità nei confronti del mondo?
L’artista non vuole fare il moralista, ma suggerisce ed invita a riflettere sulle opportunità di scelte di vita più consone al benessere sociale.
Moralità, etica, ideali, valori come si esprimono con il linguaggio artistico?
Con metafore, simboli, immagini crude della realtà.
Come definirebbe le sue opere?
Concettuali.
Nicola Andreace in tre aggettivi
Stacanovista, estroverso, ironico, pieno di pudori.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione Riservata
(27/05/2013)
Bluarte è su Facebook – e su Twitter@Bluarte1
Articolo correlato: Nicola Andreace. le forme della memoria futura
Bluarte è su https://www.facebook.com/bluarte.rivista e su Twitter: @Bluarte1