Benjamin Bayl, l’eleganza, la precisione, la trasparenza evocativa che trilla nell’aria, per poi ricadere lieve e densa di lucida passione sull’Orchestra Haydn.
di Antonella Iozzo
Trento – Benjamin Bayl e l’Orchestra Haydn, intuito ed esperienza come filo conduttore del concerto tenutosi all’Auditorium di Trento mercoledì scorso. Mozart, Herschel e Haydn, sotto la guida di Bayl divengono sostenibile leggerezza dell’inafferrabile che punta dritto al cuore.
Il concerto si apre con Wolfgang Amadeus Mozart e la sua Eine kleine Nachtmusik, K 525 che conquista il pubblico per lo stile agile e scorrevole che rivela la mano inconfondibile dell’autore.
L’Orchestra Haydn esegue l’Allegro iniziale con estrema perizia tecnica. Il tema ritmico e quello melodico e la loro libera elaborazione con una certa espressività sono articolate dall’interpretazione fluida e precisa del direttore Bayl, che ne amplifica l’effetto non solo con il gesto ma con il proprio personale tocco al clavicembalo. La Romanza che segue è levigatissima, come se la linea melodica seguisse un dialogo romantico fra violino e basso. Nessuna ostentazione, nessuna incertezza, ciascun componente dell’orchestra libra la sua professionalità nella bellezza armonica del fare musica che implode in un garbato minuetto e trio. Il rondò finale è un allegro percorso da un irresistibile impulso ritmico e da una ambientazione festosa. Orchestra e direttore viaggiano all’unisono verso una perfezione sintetica ed articolata che continuano a vibrare in noi fin dopo l’applauso.
Le connessioni della musica sono infinte si aprono alla meraviglia, alla suggestione, alla percezione. Ognuna rilascia sfumature diverse, ognuna e figlia del proprio autore e la musica di William Herschel, affiora da ispirazioni lontane che si stratificano l’una sull’altro fino a raggiungere l’invisibile, oltre le stelle. Non è una metafora ma il background dell’inglese Herschel che non è stato solo compositore e musicista ma anche un affermato astronomo, avendo scoperto, fra l’altro, il pianeta Urano, diversi satelliti di Saturno e descritto la Via Lattea.
La Sinfonia n. 8 in do minore, che Benjamin Bayl e l’Orchestra Haydn ci propongono, è un interessante tessitura che si srotola nel tempo come un tappetto sonoro. Nell’allegro assai iniziale sembra emergere una certa modernità ritmica, l’incisività degli archi è determinante, ne sequenziano in modo netto e articolato una paletta di situazione e sensazioni intense che si sviluppano armonicamente fino all’Andante per poi incedere con il presto assai finale. La musica scinde la personalità di Herschel fin quando, forza, chiarezza e poeticità divengono sotto il gesto di Bayl lucida trasposizione che l’Orchestra Haydn eleva in mirabile fluidità.
La prima parte del concerto si conclude con la Musica di balletto per Idomeneo, K 367 di Mozart. Generalmente omesso nelle rappresentazione teatrali, questa composizione è da molti ritenuto il più lungo pezzo sinfonico mai scritto da Mozart. La prima interprete dell’opera fu la celeberrima orchestra di Mannheim, rinomata in tutta la Germania, in trasferta a Monaco, della quale Mozart fu del tutto soddisfatto. Gli straordinari effetti dinamici, di cui la partitura è ricca, raggiungono con l’interpretazione dell’Orchestra Haydn, pulizia formale, carattere e pathos.
Benjamin Bayl, l’eleganza, la precisione, la trasparenza evocativa che trilla nell’aria, per poi ricadere lieve e densa di lucida passione sull’Orchestra Haydn. Nato a Sidney, doppia cittadinanza, australiana e danese, conquista le platee interzonali sia con repertori moderni che storici. La sua essenza musicale è in continuo crescendo si apre alle differenti pulsioni culturali rimanendo però sempre fedele al suo naturale talento, la limpidezza interpretativa. Dopo il debutto con l’Orchestra Haydn nel maggio 2014 e il suo ritorno nel febbraio 2017, Benjamin Bayl continua ad affascinare il pubblico di Bolzano e Trento con la sua grande comunicatività musicale, nota in tutto il mondo dall’Europa all’Asia, dagli Stati Uniti alla sua Australia.
E la Sinfonia n. 88 in sol maggiore, Hob. I: 88 di Joseph Haydn, nella seconda parte del programma, ne è la conferma. Tra le più famose composizioni del musicista austriaco, si apre nella luminosa tonalità di sol maggiore. Agli archi dell’Hadyn ora si aggiungono flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani ed una variegata gamma espressiva ci accarezza l’anima.
L’Adagio accennato dai violini è pura poesia che si lascia sorprendere dal tema principale l’Allegro, semplice e spensierato, esposto prima in modo lirico dagli archi poi, dall’intera orchestra con il controcanto degli archi gravi. Tecnica e linearità sono le linee guida dell’orchestra che ci conduce alla vorticosa coda che chiude l’esposizione.
L’alternanza fra soli archi e l’intera orchestra è lucida e garbata, una scansione precisa dei tempi e delle melodie, dei risvolti armonici e della tonalità ne segnano la felicità interpretativa. Elaborati contrappunti ed un’estrema concentrazione del pensiero musicale, giungono anche momenti di notevole tensione, fino alla gioiosa coda, in fortissimo, che conclude il movimento richiamando uno scrosciante appaluso.
E se la musica rispecchia gli stati d’animo il bis proposto evoca un tessuto emozionale tenero e intenso, il secondo movimento della Suite n.3 per orchestra, di Bach ovvero l’Aria sulla quarta corda conosciutissima in Italia come sigla del noto programma televisivo Quark.
Le linee melodiche degli strumenti ad arco s’intrecciano in un dialogo continuo, contrastato dall’andamento ritmico e pronunciato del basso, tutto il resto è emozione che ritorna.
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di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(20/12/2018)
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