Charpentier, il barocco secondo De Marchi all’Alten Musik

Charpentier e Pasquini, il barocco secondo De Marchi all’ Alten Musik. Un concerto evocativo sospinto da una emozione musicale che dialoga con la natura dell’Oratoio incrociando le attitudini di un storia sacra in equilibrio con l’enfasi sentimentale.

di Antonella Iozzo

Innsbruck (Austria)  – L’ Innsbrucker Festwochen der Alten Musik 2021 propone altre due pagine ricche di fascino e storia barocca. Al Dom St. Jakob il 18 agosto scorso Alessandro de Marchi alla guida dell’Innsbrucker Festwochenorchester propone al pubblico l’oratorio “Caino e Abele” Bernardo Pasquini (1671) e Marc-Antoine Charpentier (1702) Judicium Salomonis. Histoire sacrée. Interpreti: Sophie Rennert Mezzosoprano nel ruolo di Eva, Emilie Renard Mezzosoprano – Vera mater/Caino, Nile Senatore contralto- Abel, Furio Zanasi baritono, Salomon, Luigi De Donato basso – Adamo, Satana, Iddio.  Coro Maghini diretto da Claudio Chiavazza.

Pasquini(1637-1717) fu tra i compositori più impegnati del suo tempo. La sua musica era molto richiesta nelle nobili case romane: dai Colonna ai Borghese, al cui servizio fu regolarmente impiegato durante tutto il suo soggiorno a Roma, dalla regina Cristina di Svezia ai celebri cardinali patroni Benedetto Pamphilj e Pietro Ottoboni. Inoltre il suo nome è stato finora associato soprattutto alla sua musica per tastiera, ricoprì, infatti, la carica di organista presso alcune delle più importanti chiese romane: alla Chiesa Nuova, Santa Maria Maggiore e infine a Santa Maria in Aracoeli, la chiesa del “senato e del popolo romano”.

Durante il concerto al Dom St. Jakob di Innsbruck il Maestro Alessandro de Marchi ne proietta un profilo non solo interessante ma in relazione con il gusto dell’epoca. Un equivocabile astrazione poetica che viaggia in parallelo con la sostanza espressiva del coro e dei solisti.

Pagine simboliche e di grande intensità che cambiano le prospettive dell’oratorio inteso come brano strettamene religioso, ponendolo su un piano più concertistico e intarsiato di dialoghi sacri tanto da essere considerato troppo operistico per essere parte della liturgia, anche se il contenuto è biblico: l’omicidio di Abele da parte del fratello Caino (Genesi 4). I protagonisti, Adamo, Eva, Abele, Caino, Dio e Satana, narrano una storia reinterpretata dalla fantasia del librettista, Giovanni Filippo Apolloni, e tocca le corde più alte del dramma con una sola nota biblica che si libra come un autorevole situazione di celata consapevolezza e conoscenza, ovvero quando Dio chiede a Caino dove sia suo fratello.

 

Caino e Abele di conseguenza diventa un esempio di oratorio destinato al palazzo di un nobile romano. L’oratorio fu “cantato nella cappella del signore principe Borghese nell’anno 1671”, molto probabilmente nella cappella del palazzo Borghese a Roma. La sua struttura poetico-musicale presenta, oltre al consueto aria-recitativo, numerose parti a due e tre voci. L’ampio raggio dei registri stilistici ed espressivi di Sophie Rennert Mezzosoprano/Eva ed Emilie Renard Mezzosoprano – Vera mater/Caino gestiscono l’ampia tavolozza timbrica. Il coro regala sempre nuove e commoventi sfumature conservando una certa forza e incisività. Il gesto di Alessandro de Marchi dona alla musica il suo valore culturale, etico ed estetico, riportando in superfice creatività musicali che restano ancora un po’ sospese nel tempo.

The Judicium Salomonis (”Il giudizio di Salomone”) è una vera storia sacra che risale al 1702 quando fu cantata per l’apertura del parlamento francese. È un’opera fortemente espressiva che mette in luce le noti brillanti della performance. Furio Zanasi nel ruolo di Salomone rivela tempra e talento mentre Luigi De Donato esprime la forza drammatica che compete ad un ruolo risonante e autorevole come Dio. Molto espressivo e con una presenza scenica decisamente coinvolgente il contralto Nile Senatore. La sua interpretazione della Vera Madre esprime con pathos e sentimento emotivo tutte le forme del dolore.  
L’affascinante Preludio per archi e flauti dolci che inizia la seconda parte dell’oratorio conduce il pubblico in una sorta di magia, di dimensione aurea carica di enfasi ed intensità.
Un concerto evocativo sospinto da una emozione musicale che dialoga con la natura dell’Oratoio e al contempo ne diffonde la sua particolare teatralità, incrociando le attitudini di un storia sacra in equilibrio con l’enfasi sentimentale.

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di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
                  (23/08/2021)

Photo: © Martin Venier

 

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