Meraviglie musicali al Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo con la Mahler Chamber Orchestra e Leif Ove Andsnes
Brescia – Suggestioni beethoveniane, riflessioni straviskyane al 49° Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo con la Mahler Chamber Orchestra e Leif Ove Andsnes direttore e pianista.
Nello scenografico Teatro Grande di Brescia l’interpretazione esemplare del Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in do maggiore, op. 15 apre il programma.
Un’intensità poetica bene equilibrata ma robusta, capace di alternare tenerezze melodiche a ritmica marziale, si libra fin dal primo movimento. Dopo un’ampia presentazione dell’orchestra entra il solista Andsnes, che qui assume anche la direzione della Mahler Chamber Orchestra, con esiti più che pregevoli.
Cura per il dettaglio e sorprendente trasparenza s’intrecciano tra il canto del pianoforte e la voce degli archi, è un rincorrersi di fine melodia, in cui il dinamismo timbrico di Beethoven è reso con grande freschezza.
Tra esposizione, sviluppo e ripresa, l’Allegro, il movimento più lungo e strutturalmente più corposo del Concerto, scorre fra le dita Andsnes come effluvi di amabile levità, e l’interpretazione nitida e solida si compatta con l’eccellenza orchestrale in un’incandescente tensione tecnica.
Le volute melodiche morbide e sognanti del Largo centrale, aperto subito dal pianoforte con un tema che sembra la trascrizione lenta di una fioritura squisitamente vocale, sono molto ampie e raggiungono nel gesto evocativo di Andsnes, il più alto livello d’espressività. Il tema è ben giocato tra gli strumenti e il solista che mantiene la logica formale della partitura sia nell’interpretazione pianistica che nella direzione nitida, essenziale, precisa.
La MCO sostiene e accompagna questo dialogo, questo scambio di piccole frasi, di dolci accenni, quasi rinforzandosi in brevi sussulti di vigore che ridanno dinamismo alla melodia. Conclude il Concerto un Rondò seguito da un Allegro scherzando. L’orchestra ampia e ben equilibrata si apre ad un’atmosfera vivace dal ritmo sincopato. E’ un tripudio di trovate umoristiche, di vorticosi slanci, di andature briose che prendono corpo nell’abilità virtuosistica di Leif Ove Andsnes.
Il pianoforte esce di scena e la musica vivifica tensioni, umori e preoccupazioni del Novecento con Apollon Musagète di Igor Stravinsky un lavoro della fine degli anni Venti, commissionatogli in occasione del Festival di Musica Contemporanea di Washington e che appartiene alla fase neoclassica dell’autore. Protagonista assoluta, ovviamente, la MCO. Violini, viole, violoncelli, contrabbassi: feeling, simbiosi, massima attenzione ai valori musicali, espressivi, interpretativi, una nuvola sonora che si muove rilasciando la materia sonora di cui è fatto Stravinsky.
Ogni singolo componente dell’orchestra sembra imprimere a ciascuna composizione una tinta caratteristica e unica. Il Novecento, le sue ansie, le sue paure, in un’organizzazione di suoni dove tutto è artificio. Interpretazione carica di pathos, che raccoglie il sapore dell’esistenza con una straordinaria forza emotiva e sensitiva.
Empasse di emozioni che svettano verso la seconda parte del programma: ritornano Beethoven e Andsnes con il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra in do minore, op. 37.
È sempre l’orchestra ad aprire il movimento: Allegro con brio. Dai fiati agli archi il lirismo si dipana fin quando subentrano due vigorose scale ascendenti e il pianista comincia a sviluppare il tema impreziosendolo di figure ornamentali. Sono le mani di Andsnes a disegnare le linee della comunicativa musicale mentre si slancia in virtuosistici arpeggi di larga estensione, per finire con un lungo trillo. Siamo completamente coinvolti e la cadenza sembra una danza flessuosa che conduce, attraverso un irresistibile crescendo, all’energica chiusura del primo movimento. Disegni rinnovati e suadenti per il Largo centrale, poesia sospesa in istanze di pura bellezza. Infine un Rondò gioioso e spensierato quasi a ridefinire i cangianti dialoghi tra solista e orchestra.
Ricchezza inventiva che collima con quella interpretativa grazie ad un tocco pianistico e ad una direzione capace di ricreare il senso del suono. Meraviglie musicali rivelate dalla Mahler Chamber Orchestra e Leif Ove Andsnes.
di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
(17/05/2012)
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