Estatiche evocazioni a Lucerna Festival

 Con Andris Nelsons e la City of Birmingham Symphony Orchestra l’inafferrabile consacra la sua ascesa.

NelsonsAndrisLucerna (CH) – Dall’8 agosto al 15 settembre la grande musica risuona nella Konzertsaal del KKL di Lucerna per il Lucerne Festival Im Sommer 2012. Mercoledì scorso Andris Nelsons alla guida della City of Birmingham Symphony Orchestra ha coronato di sublime fascinazione due capolavori assoluti: la “Nänie” op.82 per coro e orchestra di Johannes Brahms testo di Friedrich von Schiller e la Sinfonia n.9 in Re minore op.125 di Ludwig van Beethoven.
Brahms , Beethoven, Schiller: anima e parole.

Il concerto si apre con la “Nänie” ed è subito perlacea poesia sonora, un’evocazione sonora alla bellezza che parla all’anima. Brahms compose la Naenia, fra il 1880 e l’estate del 1881, in memoria del pittore Anselm Feuerbach, morto nel gennaio 1880 dedicandola alla matrigna dell’artista suo amico, Henriette Feuerbach. Brahms si servì dei versi di Schiller per esprimere la caducità della bellezza, “Auch das Schöne sterben muss” (Anche la Bellezza è destinata a morire), ma a differenza delle cose volgari, la sua morte è accompagnata da canti di rimpianto.

L’introduzione alla Nänie è dominata dai legni, il lamento melodico dell’oboe anticipa l’ingresso del coro, il CBSO Chorus, direttore Simon Halsey, ed un invisibile, delicata evaporazione di emozioni si eleva cesellando ogni sfumatura. La dolcezza della musica aumenta quando Brahms aggiunge l’arpa, è un cielo che si apre e preannuncia l’accompagnamento degli archi che seguono l’eleganza del gesto e la flessibilità di Nelsons, una raffinatezza sottile che risuona nel canto dolente di purissima lirica. Soprani che si stagliano fragili, bassi che irrompono supremi, orchestra che disegna la curva dell’irrimediabile mortalità con tecnica chiara e precisa. Emozioni scure che ricadono sulla morte percepita nella sua essenza come qualcosa di non così tragico, se alla fine infatti, Brahms non ripete l’ultima riga del testo di Shiller “Denn das geht Gemeine klanglos hinab zum Orkus” (solo l’uomo comune scende agli inferi nel silenzio), ma la penultima riga, “Ein Auch Klaglied zu sein im Mund herrlich Geliebten der ist” (Ma anche essere un canto sulla bocca dell’amata, è cosa splendida). Destino cullato dalle sottili linee di una forma sonora avvolgente quanto drammatica, intemperie sensoriali nell’impeccabile esecuzione della City of Birmingham Symphony Orchestra.

Attimi di sospensione, applausi e la Musica di ogni tempo, la Nona Sinfonia, rinasce attraverso una meravigliosa interpretazione. Una scultura sonora che prese forma nell’arco della vita di Beethoven. molto lentamente Un grande affresco sinfonico e corale, che si conclude inneggiando alla pace, alla gioia, all’armonia universale. Un capolavoro rivoluzionario, la Nona infatti, rappresenta la più perfetta sintesi di rinnovamento che sia mai stata compiuta nella storia della Sinfonia.

Andris Nelsons ne è pienamente cosciente la sua direzione è un entrare dentro la musica senza mai tentare di andare sopra il compositore. Vorticosi gesti si slanciano nell’aria, mentre guizzanti movenze scandiscono in modo esemplare il ritmo e l’ampio raggio espressivo del primo movimento (Allegro ma non troppo, un poco maestoso) dove squarci contrappuntistici, idee umbratili, intime, ed episodi eroici sono ampliate al massimo. L’orchestra evidenzia e asseconda le palpitazioni del suono con fiammeggiante e acuta introspezione musicale . Lo Scherzo (Molto vivace), ha una forza trascinante, esuberante, il nervo vitale sembra irrompere con estrema tensione emotiva fino allo straordinario intervento solistico del timpano, preciso, netto, vibrante di energia. Nel terzo movimento con un primo tema (Adagio molto e cantabile) di natura quasi liturgica e un secondo (Andante moderato) che si inserisce fra le variazioni del primo scorre con grande autorevolezza, la City of Birmingham Symphony Orchestra è una possente creatura che in un istante si schiude nella sostanza espressiva ed esulta nel gesto magnetico di Nelsons, una direzione la sua, che è corpo e mente.

Il tema della Gioia nel Finale è preceduta da un Presto dall’armonia crudamente dissonante,seguono violoncelli e contrabbassi che srotolano un velluto sonoro, al quale si affianca l’intera orchestra. L’inafferrabile consacra la sua ascesa, è l’impatto con la sostanza musicale beethoveniana è la libertà, la gioia, è rivelazione. Nuovi orizzonti ci vengono incontro nel recitativo del baritono Gerog Zeppenfeld, perfetta padronanza che si apre al tessuto connettivo della partitura, che subito richiama i quattro solisti vocali il soprano Lucy Crowe sensibilità per la tavolozza timbrica, il mezzosoprano Mihoko Fujimura ottima finezza del respiro lirico, il tenore Ben Johnson voce salda e morbida, il baritono Gerog Zeppenfeld, vibrante e solido, e il coro, maestoso, caldo, con un’esemplare scansione ritmica, intonano nuove strofe scelte dall’Ode di Schiller impaginate in quattro episodi musicali principali: il primo riprende ed elabora con le voci il tema della Gioia, il secondo lo trasforma in passo di Marcia, il terzo introduce un nuovo tema per l’immagine della fratellanza universale, il quarto implode riprendendo il tema della Gioia e della fratellanza.
Indomita purezza creativa beethoveniana sulla linea impetuosa dell’anima, cammino che eleva e rivela l’Essere all’esistenza e viceversa, singolare espansione e spessore musicale portata da Andris Nelsons dall’ City of Birmingham Symphony Orchestra dal coro e dai solisti ad estatica commozione nell’invisibile spazio della percezione umana.

di Antonella Iozzo © Riproduzione riservata
                     (09/09/2012)

Photo: Andris Nelsons
LUCERNE FESTIVAL, ©Priska Ketterer

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