Kilometro Zero
J.Futura orchestra, la tromba di Paolo Fresu
I solisti Elio Coria, Isabella Turso, Roberto Cipelli
Ogni passo, ogni nota, ogni frammento come uno straordinario viaggio nell’Arte della Musica
Trento – Esistono vari tipi di emozioni, leggere, facili, effervescenti ma quelle che aprendosi al movimento di un’orchestra stagliandosi tra il silenzio e il suono di grandi solisti permangono nella memoria e scolpiscono le parole nel tempo.
È quello che è accaduto l’altra sera al Teatro Sociale di Trento con l’esibizione dell’ Orchestra J.Futura Direttore Maurizio Dini Ciacci solisti Elio Coria, Paolo Fresu, Isabella Turso, Roberto Cipelli. Secondo appuntamento della stagione concertistica “Kilometro Zero” in replica a Milano presso l’Auditorium Fondazione Cariplo e le distanze temporali si accorciano avvicinando stili, culture, tendenze, potremmo dire il mondo nel suo perenne divenire.
Un programma che attraversa la storia della musica toccando il classicismo di Beetohoven , le sperimentazioni raffinate di Ives, il jazz contemporaneo che non esita a scoprire lo spirito compositivo di Isabella Turso e Maurizio Dini Ciacci anche in ciò che ci circonda.
La musica s’avvicina ha inizio il concerto con “The Unanswered Question”di Charles Ives , dirige Andrea Fuoli, pensiero musicale che apre un paesaggio sonoro a noi contemporaneo. Gli archi quasi immobili in un pianissimo che rappresenta il silenzio dei “Druidi”, che non sanno, non vedono e non odono nulla, scivolano leggeri poi la tromba, che mima l’intonazione della voce, intona la domanda sull’ “Esistenza”mentre i legni cercano, come tutti gli uomini, di dare risposte contrastanti. Origine, caos, nel loro procedere autonomo si stratificano o meglio è Ives che da forza a questi elementi e l’esecuzione ne plasma la forza.
Atmosfera decisamente diversa con Il “Secondo Concerto per pianoforte e orchestra in Si bem, Magg. op 37” di Beethoven, solista Elio Coria. Notevole intensità espressiva che si allarga in inopinate modulazioni, in sospensioni e attese, fin dall’entrata del pianoforte: Coria giovanissimo talento argentino, sicuro, deciso, che con estrema naturalezza scivola sui tasti rilasciando pregevoli sensazioni soprattutto nell’Adagio con un teatrale gesto di entrata fino a giungere alla cadenza in stile recitativo, una liricità che prosegue fin quando il flauto sul finale interviene delicatamente, quasi un canto sugli accordi. Nel Rondò finale il solista si slancia in audaci salti in contrattempo, l’orchestra accompagna il pianoforte in punta di piedi verso il suo congedo con una nuova, amabile figura melodica e l’interpretazione di Coria sottende con impeto il prodigio beethoveniano.
Seconda parte jazz da vedere, da sentire, da gustare come un’estensione di pulsione vitale. Paolo Fresu coinvolge, conquista, catalizza , è tutt’uno con lo strumento, il suo corpo si unisce vivendo all’unisono con la vibrante voce della tromba.
Quattro pezzi scritti da Isabella Turso e Maurizio Dini Ciacci nell’esecuzione dell’orchestra di Fresu e della stessa Turso al pianoforte dipingono un’incredibile tavolozza di colori e impressioni. Assonanza ritmi e di senso in una sintesi versatile di classica e jazz scardinato intimismo di “sogni” sospesi tra Acqua e Terra fino a giungere alla musicalità sinuosa, irruente e slanciata di Bossinha e Tarantella andalusa.
Per il finale Fresu viene affiancato dal pianista Roberto Cipelli da “La voce del silenzio”di Mogol/Limiti/Isola, a “Blame me on my youth” del compositore-attore Usa Oscar Levant, passando per “Funesta Vascia”, classico riconosciuto della canzone popolare napoletana del Cinquecento fino ad arrivare a “To me”dello stesso Cipelli.
Il pianoforte risuona d’esperienza, morbido e arioso tende l’anima alla tromba, Fresu le conferisce profondità quasi universale, grazie alla poesia del fraseggio alle quali si uniscono capacità tecniche ed inventive.
L’orchestra segue ed esegue ogni passo, ogni nota, ogni frammento come uno straordinario viaggio nell’Arte di vivere musica che pulsa intorno a noi.
di Antonella Iozzo
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(28.02.2012)
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