Joshua Bell. Violin Mood al Chicago Symphony Center in programma Vitali, Beethoven, Fauré. Bell ha lasciato nell’animo del pubblico le fibre più nascoste e più vere della musica. Tecnica e simpatia, appeal da bravo ragazzo e passione fattasi studio, ricerca, abilità interpretava tesa al massimo livello.
di Antonella Iozzo
Chicago (IL) – Chicago, Symphony Center, la musica, la grande musica classica e sinfonica è in scena. Cultura, battito vitale, pulsazione musicale in continuo fermento animano la city e la city a sua volta è hart e soul di un’indefinibile pensiero sonoro che è storia e tradizione tra le mura del teatro.
Sul palcoscenico del Symphony Center, sede della Chicago Symphony Orchestra, il 20 ottobre scorso Joshua Bell violino e Sam Haywood pianoforte ed è lucida emozione fattasi corpo musicale, tensione emotiva, abilità tecnica di un grande professionista del violino.
Joshua Bell, esordisce con la Ciaccona in G Minor di T. Vitali. Ritmo serrato, intensità, personalità stilistica decisa, queste le caratteristiche della ciaccona che Bell riesce a far emergere con una lucida passione sonora. A mano a mano che il brano scorre l’espressività si fa più incisiva la linearità più complessa e Bell interpreta un’infinita varietà d’inflessioni e declamazioni in un crescente virtuosismo. Chiarezza ed efficacia, semplicità e grande sensibilità per un inizio travolgente che entusiasma il pubblico. Il concerto prosegue con la Sonata n. 9 in A Major, Op. 47 (dedicata
Sin dal primo movimento Adagio sostenuto-Presto, violino e pianoforte sono due entità decise e distinte. È come se una pronunciata individualità li ponesse in modo contrapposto che prende più forma con il Presto. Con grazia, eleganza ed energia Bell, il virtuosismo brillante dei due solisti emerge scivolando in un carattere contemplativo velluto d’intensità drammatica che srotola un fascino evocativo. Con l’Andante di carattere contemplativo la tensione si stempera, calibrata compostezza, agilità e scorrevolezza, venano una rarefatta atmosfera che rivela la perfetta intesa di Bell e Haywood. La tecnica sempre espressiva ed avvincente di Bell traduce il Finale conclusivo in forza propulsiva, è un moto perpetuo animato da grande impeto capace di giungere ad una rapida conclusione con immancabile precisione. Il Symphony Center è gremito, il pubblico rapito dal piglio travolgente di Bell, applaude con grande soddisfazione.
Seconda parte dedicata a Fauré con la Sonata n. 1 in A Major, Op. 13. La voce suadente del violino abbraccia il tema avvolgente esposto dal pianoforte. È un respiro che dipinge il sentimento, è un quadro sonoro che prende forma man mano che il violino elabora la scrittura con impeto e coinvolgimento. È un incedere sempre con la massima cura ai minimi dettagli, poche battute di raccordo e poi l’esposizione danza nell’aria, come impressioni su tela dal profilo timbrico-armonico. È un percorso melodico che ci conduce verso l’Andante tenero e malinconico, con il suo tema lirico che prende vita dal disegno architettonico del piano contrappuntato dai sospiri del violino, tutto sembra essere una danza libera, agile e fantasiosa, dove momenti di pathos si alternano a trasparente serenità. L’Allegro vivo è uno Scherzo di grande spirito che Bell esegue facendo scorrere ogni nota con grande sussulti, ne risulta un suono ricercato e al contempo lineare e seduttivo dominato da sequenze di veloci semicrome rimbalzate tra violino e pianoforte.
L’Allegro quasi presto del finale è percezione liquida che scivola sopra le cristalline armonie del pianoforte fino all’energico e sincopato tema. Bell e Haywood sembrano creare immagini del suono flettendo il tempo in un’accesa enfasi che sfoggia notevoli qualità musicali che permettono ai due musicisti di riprendere il materiale del primo tempo in un esaltante gioco conclusivo.
Bell ha letteralmente affascinato, rapito, lasciato nell’animo del pubblico le fibre più nascoste e più vere della musica. Tecnica e simpatia, appeal da bravo ragazzo e passione fattasi studio, ricerca, professionalità, abilità interpretava al massimo livello. Gli applausi continuano fino al primo bis, la Danza Ungherese n. 1 di Brahms, conosciutissima e coinvolgente che sottolinea le qualità di Bell, in un continuo susseguirsi di tecnica ed espressività, il finale culminante ancora una volta in consensi e sorrisi tanto che Bell concede un attimo ancora di pura musica con un Liebesleid Kreisler, un grande classico abbastanza tradizionale il cui effetto punta dritto alla suggestione. Ma è nello Scherzo-Tarantelle, Op. 16 di Wieniawski, ultimo bis che un susseguirsi di cambiamenti ritmici ed espressivi scorrono in un’interpretazione quasi pirotecnica, trascinante come la capacità di incantare e stupire. Bell è un vero Maestro, le sue dite scorrono sulle corde del violino, l’archetto fende l’aria e la musica esulta.
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(06/11/2015)
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