La Wally di Alfredo Catalani, con un nuovo allestimento in scena al Teatro Comunale di Bolzano. Regia di Nicola Raab, sul podio, Arvo Volmer, direttore principale dell’Orchestra Haydn. Visione e linguaggio cambiano prospettive entrano in simbiosi con l’anima e ci propongono un viaggio nelle sue fibre più intime e segrete.
di Antonella Iozzo
Bolzano – Le pulsazioni culturali registrano il battito del tempo nel suo articolarsi e il teatro musicale contemporaneo attraverso opere e artisti ci restituisce uno sguardo sul suo mutamento. Evoluzione, cambiamento e situazioni che si presentato inalterate nella loro sostanza. È una narrazione frammentata e molteplice dove vanno rintracciati luoghi comuni e non. È un turbinio che investe i nostri sensi suscitando sorpresa ed incertezza, inducendoci alla riflessione.
È il percorso intrapreso da OPER.A 20.21, la stagione teatrale organizzata dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. Quarta edizione che si conclude con un nuovo allestimento dell’opera di Alfredo Catalani, La Wally su libretto di Luigi Illica, regia di Nicola Raab, sul podio, Arvo Volmer, direttore principale dell’Orchestra Haydn.
Sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bolzano giovedì scorso, e in replica sabato, La wally, una prima esteticamente essenziale, psicologicamente disarmante, emozionalmente profonda.
Visione e linguaggio cambiano prospettive entrano in simbiosi con l’anima e ci propongono un viaggio nelle sue fibre più intime e segrete. Non sono state le candide vette o una scenografia attrattiva a condurci nell’intrinseco significato dell’opera, ma, al contrario il suo minimalismo, lo spazio ampio e debordato, il vuoto interiore, il suo lento e continuo movimento verso forme di dolore e di rassegnazione sempre ugnali e sempre diverse hanno vestito l’opera della sua stessa essenza, ora in primo piano.
Il libretto de La Wally, si basa sul romanzo Die Geierwally di Wilhelmine von Hillern. Catalani ne iniziò la stesura nel 1889, terminandola nel marzo del 1891, recandosi personalmente in Tirolo assieme al celebre scenografo Adolf Hohenstein per osservare gli usi e i costumi locali. L’opera ebbe in passato una buona diffusione, arrivando anche negli Stati Uniti, soprattutto per merito di Arturo Toscanini, sincero ammiratore di Catalani.
Una storia senza tempo, un intreccio di sentimenti che come una performance diventa esperienza estetica e intima in una deflagrazione interiore che sussurra in un vissuto comune che diventa narrazione fondante una realtà sociale forse mai scomparsa.
Alla festa di compleanno del possidente Stromminger di Hochstoff, la figlia, Wally, s’innamora di Hagenbach, un cacciatore di Sölden, per il quale il padre non brama certo di simpatia tanto da volerla dare in sposa a Gellner. Wally si rifiuta e si esilia sui monti, dopo essere stata ripudiata dal padre. Alla morte di quest’ultimo, torna in paese per riscuotere la sua eredità e viene sedotta da Hagenbach ma solo per scommessa, lei si vendica ammaliando Gellner e inducendolo a gettarlo nel crepaccio, poi, si pente e lo salva.Espiazione fra le vette, quando finalmente l’Hagenbach capisce di amare la Wally. I rimorsi però irrompono nell’animo di Wally, lo salva e gli confessa di avere commissionato il suo omicidio. Le montagne sono il suo rifugio, la sua dolce dimora che placa le sofferenze del cuore e dona conforto, e fra la loro imponenza vi ritorna per trovare, in cima al ghiacciaio, il suo grande amore. Felicità che ha la durata di un duetto, Hagenbach viene, infatti, travolto dalla valanga e Wally lo segue buttandosi nel baratro.
Il trattamento scenico essenziale e asciutto di Mirella Weingarten, mette in risalto l’aspetto più intimo, vero e personale degli ambigui e contradditori sentimenti umani. La raffinatezza della scrittura orchestrale è resa magistralmente dall’Orchestra Haydn. È come se l’orchestra scivolasse, con tatto e sensibilità, su una partitura fatta di atmosfere, eleganza e armonia, fino a giungere ai preludi di una poetica descrizione della natura e delle tradizioni culturali che divengono il nodo cruciale nelle dinamiche della diversità.
Scenografia e costumi firmati da Julia Müer che danno vita ad una pulsazione del respiro sincronizzata dal coro Ensemble Vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini, quasi a creare una coreografia di coscienze nella duttile metamorfosi del movimento corporeo. Una danza di sensazione evidenziata dal Lighting design Clifton Taylor in un equilibrio di luci e ombre, bagliori e luminosità radente che scivolano in un universo di presenza e vuoto, dove le variazioni dell’esistenza delimitano, sfiorano e creano un’audace prospettiva dei rapporti umani e dei loro destini.
Charlotte-Anne Shipley nel ruolo di Wally ha un bel timbro, un’ottima dizione, voce morbida ed un fraseggio tornito in feeling con l’espressività astratta della scena
Buona l’interpretazione di Ashley David Prewett (Gellner), che scandisce il ritmo drammatico con grande perizia. Decisamente tenace e decisa dietro un’apparente vena fanciullesca Francesca Sorteni (Walter), che nel lento jodler evidenzia l’abilità del Catalani di reinventare il “tipico”. Ferdinand von Bothmer (Hagenbach), interpretazione buona ma non troppo scalfita dall’intensità ci regala ascensioni dinamiche di una bellezza estatica sui sentimenti. Azione e carattere che accentuano il fascino della melodia quella di Alessandro Guerzoni (Stromminger), buona la presenza scenica di Enrico Marchesini (Pedone). Gradevole e lineare Francesca Sartorato (Afra).
Piglio deciso ed eleganza nel gesto di Arvo Volmer. La sua direzione espressiva ed avvincente ha saputo tenere in equilibrio la ricchezza della partitura senza rinunciare all’effetto drammatico e al ritmo teatrale. L’orchestra come sempre riesce ad evidenziare le palpitazioni del suono disegnando arcate melodiche e voci solistiche con coscienza estetica e sicurezza.
Panorami in fondo alle verità del nostro presente e dell’eterno conflitto fra bene e male, che continua con la quinta edizione di OPER.A 20.21, Angel or Demon, per la direzione artistica di Matthias Lošek . Un nuovo programma tutto da scoprire con titoli significati come Radames di Péter Eötvös e Lohengrin di Salvatore Sciarrino e l’opera per famiglie Alice di Matteo Franceschini.
di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(23/03/2019)
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