LEO GULLOTTA Mario Giusti è stata la persona che ha tramutato il caso nell’occasione giusta, infatti è stato per un caso che da ragazzino sono entrato all’interno di una struttura professionale come lo Stabile di Catania senza sapere nulla di teatro
Straordinariamente umano, sono queste le solo parole che la nostra mente continua a ripetere mentre conversiamo con Leo Gullotta, poliedrico attore capace di rinascere, in ogni rappresentazione, uguale e diverso ma sempre fedele a se stesso.
Dai palcoscenici teatrali ai set cinematografici e televisivi , una carriera costellata di successi. Qual’e stata la sua maggiore soddisfazione?
La maggiore soddisfazione è quella di dare nel lavoro tutto me stesso per poter sempre offrire al pubblico la mia onestà di uomo e di professionista.
Lei ha esordito nel 1963 allo Stabile di Catania con lo spettacolo “Questa sera si recita a soggetto”…
Si ero ragazzino, la compagnia mi chiamava “gullottino”. Era una compagnia di grandi attori tra questi Turi Ferro, in seguito Salvo Randone, Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava il giornalista ucciso dalla mafia, sono cresciuto con persone più grandi di me che mi hanno insegnato delle cose meravigliose. Dopo quarantasette anni di carriera e sessantatre appena festeggiati mi posso ritenere una persona fortunatissima, innanzitutto perché i miei genitori, operai, mi hanno mandato a scuola insieme ai miei fratelli, poi perché nel percorso della mia vita ho incontrato belle persone ed ognuna mi ha sempre regalato qualcosa da mettere nella borsetta della vita.
Di chi conserva un ricordo particolare?
Di quel signore che adesso non c’è più e che si chiamava Mario Giusti, direttore artistico del Teatro Stabile di Catania, teatro dove ho trascorso dieci anni . Mario Giusti è stata la persona che ha tramutato il caso nell’occasione giusta, infatti è stato per un caso che da ragazzino sono entrato all’interno di una struttura professionale come lo Stabile di Catania senza sapere nulla di teatro, anche perché, fra le altre cose, non c’era l’informazione che per fortuna c’è adesso per i giovani, non c’era il cosiddetto sacro fuoco.
Oggi come ieri interpreta Pirandello, quanto c’è di pirandelliano in Gullotta?
Se per pirandelliano s’intende una persona che si sforza di capire, di dare dei temi, di approfondire per cercare sulla stessa linea di verità il proprio prossimo e la propria società, allora c’è tanto di Pirandello. I testi pirandelliani come del resto quelli di Shakespeare e Baudelaire, sono testi che appartengono a grandi autori, pagine con le quali il mondo è cresciuto e Pirandello è un classico contemporaneo molto valido ancora oggi. Come interprete poi, recitare Pirandello significa saper attraversare la fascinazione della parola, del ragionamento senza usare pirandellismi, ma con quella semplicità che dovrebbe apparire tale al pubblico tanto da poter interpretare perfettamente ciò che vedono senza falsi gongoli di nessun tipo.
Il Piacere dell’onestà quanta ipocrisia e falsità cela nella vita?
L’onestà è un sentimento meraviglioso, è un qualcosa che valorizza l’uomo ponendolo al di sopra della natura e degli animali. Ma oggi si ama di più l’illegalità e la furbizia, di conseguenza la riflessione sull’onestà assume molta importanza, ed è quello che fa questo spettacolo, che fin dal suo debutto qualche mese fa al teatro Eliseo di Roma, ha conquistato pubblico e critica. Oggi è come se si avesse bisogno di riappropriarsi di determinati valori, il pubblico lo avverte ed è pronto ad aprire i cassettini dell’anima. Con questo non voglio dire che siamo tutti “malati d’ipocrisia”, ma che sono mali che da sempre ci attraversano, basti pensare che quest’autore ha scritto le sue commedie, questa in particolare, nel 1917 ed ha saputo raccontare benissimo il disfacimento sociale dei giorni nostri.
Come per dire che l’onestà intellettuale e l’onesta morale sono un miraggio per la società odierna?
Si. Oggi soprattutto in Italia c’è la corsa a chi è più furbo anche per le cose blande. Siamo stati talmente manipolati che chi non è furbo è considerato sciocco, con la conseguenza che chi è un uomo onesto è un uomo solo, chi è un onesto è un alieno, chi è onesto è un diverso.
Si può riscoprire se stessi indossando i panni dell’onesto ?
Si, questo lo si può fare quando ognuno di noi ha dei valori, sta a noi portare questi valori a galla oppure offenderli sempre di più, infatti il protagonista de “Il piacere dell’onestà” è stato un uomo disonesto, ha attraversato la disonestà, ma in una certa situazione accetta di essere onesto proprio perché ha dei valori dentro, ma il percorso è il racconto di una solitudine.
Secondo lei, oggi la solidarietà è vera ?
No! Anche qui c’è lo “spettro dell’affare”, c’è la furbizia bassa, oscena della speculazione sopra il dolore degli altri. La solidarietà bisogna farla in silenzio non davanti le telecamere, bisogna farla 365 giorni l’anno, anche con un sorriso, e non quel giorno che televisivamente entra in casa il tema della solidarietà.
Cinema, televisione, teatro, nella diversità della loro natura, il comune denominatore dell’interpretazione, lei ogni volta cosa cerca di portare in scena?
Ciò che non è scritto in nessun copione cioè l’anima di quel personaggio.
Secondo lei cosa cerca, cosa desidera il pubblico che viene a teatro?
Onestà. Per troppi anni, soprattutto in quest’ultimi, anche negli spettacoli vi è stata una corsa alla furbizia, vi è stato un uso smodato di non qualità e di dilettantismo. Il pubblico andando al teatro decide di scegliere, sceglie la realtà, sceglie di condividere un’emozione. Il cinema e il teatro si scelgono, la televisione per molti versi, non per tutti, si subisce.
La pagina d’apertura del suo sito riporta questa frase: << Odio gli spigoli e gli angoli. Preferisco le forme rotonde … Anche nelle persone amo la rotondità, nell’essere, nell’agire, nel dare >> In queste righe il senso profondo del suo pensiero?
Si. Assolutamente. Le linee sono sempre dure e spigolose, la rotondità è un segno che esprime continuità, work in progress. Riducendo semplicisticamente questo concetto ad una simpatia superficiale diciamo che nelle persone “dalla linea curva” c’è sempre un “segno rotondo”: il sorriso, la disponibilità, la simpatia .
Il teatro e la vita come dire immaginare la realtà e viverla, sentirsi sul palcoscenico protagonisti delle proprie azioni e nella quotidianità comparse di un romanzo scritto da altri, ma sul palcoscenico a fine spettacolo cala il sipario e scrosciano gli applausi, nel reale vissuto a fine giornata cala la sera , cosa rimane del piacere di essere stati onesti?
Rimane il piacere di riappropriarsi della propria vita, dei propri valori, della propria semplicità, il piacere di essere se stessi.
Possiamo definire l’arte del teatro la vita stessa, senza assomigliarla ma completandola?
Si senz’altro, nei secoli il teatro è sempre stato un punto di riferimento della vita, ha raccontato sempre una vita. Il mondo è cresciuto leggendo pagine di autori come Shakespeare, alti pensieri che teniamo sul comodino per ricordare di riappropriamoci un pò di noi stessi.
Qual è l’artista che in passato ha saputo meglio rappresentare l’arte teatrale in un dipinto?
Da Leonardo ai giorni nostri passando per El Greco, Bellini, Van Gogh sono tutte rappresentazioni “teatrali”. E’ un momento della vita che coglievano con lo sguardo e lo riversavano, attraverso il pennello ed i colori, in perle, in affascinanti paesaggi per poterci offrire l’emozione tattile di quell’occhio sensibile.
Rilasciare e ricevere emozioni cosa si prova in quest’attimo sospeso sul palcoscenico?
Il piacere di comunicare, il piacere di donare, perché l’attore comunque la mette è un Clown che dovrebbe conoscere i linguaggi diversificati dello spettacolo.
Leo Gullotta in tre aggettivi.
Onesto, disponibile, pronto a saper ascoltare in un paese dove tutti parlano e nessuno ascolta .
Prossimi progetti?
Come il lavoro teatrale precedente “L’uomo la bestia e la virtù” che è stato in tournèe per tre anni, anche questo spettacolo, che sta riscuotendo un grandissimo successo, girerà per tre stagioni consecutive, poi c’è il cinema, una storia per la televisione, ma la cosa più importante, come dico io, è la salute e la serenità perchè con queste due cose poi, si può vivere il piacere dell’onestà nella consapevolezza della propria integrità morale e professionale.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
(14.01.2009)
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