Gesti sincronici rivestiti di sinuosità provocante
Bolzano – La danza delle emozioni è una suggestione visiva nella quale si compone il dissidio fra corpo e anima, fra passione e bellezza estatica, fra sensualità e sentimento. Passi come pennellate, ogni posa diventa un quadro e sulla scena irrompe il “Malandain Ballet Biarritz”, fusione di elementi diversi dal finale aperto eppure strutturato.
“Seduction”, coreografia di Thierry Malandain, è lo spettacolo tenutosi al Teatro comunale di Bolzano. Un gesto del pensiero che recupera la voce e la teatralità di due personaggi letterari carismatici e tenebrosi, Carmen e Don Giovanni, restituendoceli nella loro profondità introspettiva, un’estrazione del corpo per non ripetere la cose visibile ma per rendere visibile la vita informe delle passioni. Una visibilità pura, quella di Malandain, che esclude Bizet e Mozart per instaurare una corrispondenza sonora con Schubert e Gluck. Malandain, infatti, incide la materia lavica che arde e consuma i protagonisti in un incessante duello fra Amore e Morte, e rende l’azione lucida, incisiva, essenziale. Gesti sincronici rivestiti di sinuosità provocante avviluppano il corpo e scandiscono la più intima e ravvicinata interrogazione dell’essere, è un fluire continuo, una coreografia oltre la temporale forma visiva, una creatività spirituale che smembra la fisicità delle emozioni in segni fugati nello spazio.
Nella prima parte, Carmen. Ela Spagnasanguigna tinge d’irruenza sensuale l’attimo fuggente. Il sentimento pulsante all’interno di Don Josè è un oscuro struggente desiderio misto a dolore, rabbia, gelosia, un “transito” dall’anima al fisico. Le membra si sollevano, si dispiegano, si distaccano dal suolo e si risolvono in elevazioni e cadute, in disegni geometrici nell’aria, che compongono l’irruenza della lotta o la perturbanza dell’amore. Lirici passi a due come segni di un sopravvivere alla vita per morire nella libertà, tracciano una danza vibrazionale, nei momenti d’insieme, poi, le sensazioni sembrano divenire metamorfosi della coscienza del corpo, una sequenza ben equilibrata dall’alta interpretazione tecnica. Giallo e nero, il contrasto di due calori nell’abbraccio coreografico di Malandain incarnano la solarità di Carmen e il dramma funesto, il buio, preludio alla morte. Uno spettacolo maestoso nella semplicità fortemente evocativa e nella sua armonica linearità, una costruzione che si edifica in respiri del gesto sulla sonorità de “La Morteela Fanciulla” di Schubert.
Alchimia erotica, stratificazione di sentimenti opposti, seduzione permanete sconfinante nella vacuità tragica e desolante. Suono, passi, ritmo, tattilità, respiro, pause: siamo dentro il Don Giovanni. Labirintiche situazioni interiori, incontri incalzanti, palpitanti, estenuanti, con donne fascinose, eloquenti, in una spazialità disarmante, spaesante. Tutto intorno a tavoli e sgabelli riflettenti il piacere sintetizzato all’estremo, immagini in movimento scandiscono l’espressione di una corporeità doppia che abita vestiti – ambienti dentro i quali la maschera svela la mente o viceversa. Malandain sceglie la musica di Gluck per una coreografia giocata su tre don Giovanni che si alternano e si susseguono fino a compenetrarsi, sdoppiarsi, “nell’altro”la presenza, un’ossessione di ricerca multipla parossistica.
Nell’interezza della scena la tensione è una lama affilata sulla quale ogni singolo ballerino penetra in un dualismo estetico, la battaglia diventa danza e incalza con rapidità, quasi con un ritmo convulso, l’estasi lancinante e perforante l’io, l’essere, l’alter ego. Una situazione portata al limite, fino a quando il tavolo iniziale si frantuma quasi in lapislazzuli raggelati nel cuore tetro delle più cupe apparizioni:la Mortee la discesa agli inferi. Coreografie predominanti bianco, rosso e nero, la passione nell’inganno del buio arde la notte e sul palcoscenico solo relazione di sensi nella “Seduction” del balletto.
di Antonella Iozzo © Produzione riservata
10/04/2009
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