Muti straordinario nel Requiem di Verdi

 

 

 

 

 

Muti straordinario nel Requiem di Verdi 

Interpretazione magnetica, superlativa. Coro e orchestra vibrano in una simbiosi cosmica

MUTI_e_Wiener_Philharmoniker_per_il_REQUIEM_201114Aug_2011

  

 

Salisburgo (A) – Al Festival di Salisburgo l’attesa esecuzione della Messa da Requiem di Verdi con i Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti e lo Staatsopernchor diretto da Thomas Lang hanno entusiasmato, infiammato ed incantato l’intera Grosses Festspielhaus, lasciando ai posteri il senso della bellezza.
Il cast è completato da un quartetto di ottimi cantanti, Krassimira Stoyanova soprano, Olga Borodina mezzosoprano, Saimir Pirgu tenore e Ildar Adbrazakov basso, che hanno saputo conservare purissima e comprensibile la dizione del testo latino.

Un’esecuzione di altissimo livello, dove ogni sequenza viene esaltata al massimo dai suoi interpreti, capaci di evidenziare costantemente la complessa musicalità verdiana.
Flutti di luce, diafana percezione del sensibile, grazia, soavità e volume poderoso si elevano fra i pianissimo e i fortissimo sia della  parte iniziale, quella maggiormente conosciuta, che culmina nel celeberrimo e sconvolgente Dies Irae, sia nei momenti di sgomento e atroce terrore del «Dies irae», fino a giungere alla preghiera celestiale del «Libera me» con cui si chiude il Requiem. 

Interpretazione magnetica dove coro e orchestra vibrano in una simbiosi cosmica che costituisce la struttura portante del Requiem su di essa s’innestano le voci soliste, dalla tecnica sublime, tanto da rendere l’umano sentire palpabile sonorità avvolgente del divino. L’emozione si dilata, sfiora la più intima fibra musicale e risale la vertigine  dell’anima nell’eclissi del suo totale sconvolgimento sensitivo.

Superlativo il coro della Staatsoper di Vienna:  impeto e levità si dispiegano brillantemente in molteplici volute sonore capaci di disegnare l’inafferrabile attimo di eterno che tiene per quasi due ore irretita l’attenzione del pubblico. Cuore e ragione meravigliosamente imprigionati nella fatale presa musicale di Muti.
Feeling verdiano che continua a scolpire il nome di Muti nel firmamento delle migliore interpretazioni, infatti recentemente si è aggiudicato proprio per l’incisone del Requiem verdiano ,con la Chicago Symphony Orchestra e sempre con il mezzosoprano Borodina e il basso Adbrazakov,  soprano Barbara Frittoli, tenore Mario Zeffiri, ben due Grammy Awards  il primo come “Miglior album dell’anno” ed il secondo per la “Migliore interpretazione corale”. 

Pagine che comunicano stati d’animo variegatissimi ed una spiritualità intima ed intensa, quasi evocazioni di sensorialità che ci sospingono all’altro capo dell’universo. Commovente e siderale sembra attraversare per rarefazione lo spettro della sensibilità attraverso un’atmosfera musicale che riesce a far corpo con l’atmosfera morale e fisica.

Orchestra, coro, solisti e direttore offrono ogni momento la precisione, il dettaglio, la raffinatezza di un miracolo che prende forma sonora.
La composizione ebbe il suo esordio nella chiesa milanese di S. Marco, in occasione del primo anniversario della morte di Manzoni, alla quale era dedicata, con l’autore nelle vesti di direttore. Verdi rimase profondamente colpito della morte  del Manzoni avvenuta  nel 1873 ed il suo sgomento, il suo dolore, il suo impeto terreno di uomo crearono un capolavoro celestiale che ridona senso al mistero dell’esistenza, lo stesso che rinasce anima e musica nel gesto di Riccardo Muti e dei  Wiener.

di Antonella Iozzo©Riproduzione Riservata
              (17.08.2011)

Immagine: Wiener Philharmoniker : Krassimira Stoyanova, Olga Borodina, Riccardo Muti, Saimir Pirgu, Ildar Abdrazakov, Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor  – © Silvia Lelli

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