Noseda dirige Tosca

Gianandrea NosedaRamellaGianneseTorino – Dopo la grande prova nel Fidelio, Gianandrea Noseda torna sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio per dirigere Tosca di Giacomo Puccini, in scena da martedì 10 gennaio 2012 alle ore 20 per un totale di undici recite fino a domenica 22 gennaio.
Il maestro Noseda guiderà le compagini artistiche del Teatro anche nella trasferta parigina di questa produzione, prevista il 24 gennaio prossimo al Théâtre des Champs-Elysées, prosegue infatti la collaborazione con il prestigioso teatro dove, ogni anno, il Regio è chiamato a portare un’opera in forma di concerto.
La messa in scena del nuovo allestimento – creato in coproduzione con il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia, l’Opéra de Monte-Carlo e la Fondazione Festival Pucciniano – che per il suo carattere ardente e al tempo stesso severo ha impressionato questa estate il pubblico del Festival del Mediterraneo di Valencia, è opera del regista monegasco Jean-Louis Grinda. A completare l’allestimento sono le scene di Isabelle Partiot-Pieri, i costumi di ispirazione neoclassica di Christian Gasc e le luci di Roberto Venturi. Per il triangolo dei personaggi principali il Regio sfodera un cast stellare con Svetla Vassileva (Tosca), Marcelo Álvarez (Cavaradossi) e Lado Ataneli (Scarpia).

«Sono profondamente convinto che Tosca non è buon argomento per un melodramma»: così esordiva una lettera che Giuseppe Giacosa scrisse all’editore Giulio Ricordi mentre lavorava, insieme a Luigi Illica, al libretto di Tosca per Giacomo Puccini. Lo scrittore vedeva nel dramma di Victorien Sardou, andato in scena a Parigi nel 1887, troppa azione e poco spazio per episodi lirico-contemplativi, tipici del melodramma di fine Ottocento; ma Puccini era del parere opposto e trovava nell’agilità della vicenda il punto forte del dramma. Il compositore non aveva alcuna dimestichezza con le lingue ma aveva un fiuto quasi infallibile per il teatro, perciò nel vedere Sarah Bernhardt sul palco dei Filodrammatici di Milano nel 1889 interpretare Floria Tosca, intuì la forte presa drammatica di questa storia di amore, odio e ricatti pur senza aver compreso il significato di ogni parola. Ricordi rimarrà molto deluso dall’esclusione di un “Inno latino” (tacciato da Puccini come “trionfalata”) nel finale dell’opera e di altri momenti prettamente lirici. Anche il pubblico presente alla prima rappresentazione dell’opera (Teatro Costanzi di Roma, 14 gennaio 1900) rimpiangerà i momenti di poetica liricità dei melodrammi precedenti, ma presto Tosca si affermerà nei teatri d’Italia e del mondo confermando l’intuizione del suo creatore.

In Tosca ci sono sì scene di forte impatto e altre di ispirazione verista, come il suicidio spettacolare della protagonista o il canto del pastorello, ma non sono questi gli aspetti essenziali del lavoro né quelli che hanno suscitato l’ammirazione di compositori quali Maurice Ravel, Arnold Schönberg o Alban Berg. Alcuni elementi quali la violenza dei contrasti, l’erotismo pulsante e certe scelte stilistiche tutt’altro che popolari fanno di questo lavoro, come spiegò Fedele d’Amico, un antesignano dell’opera espressionista. In linea con questo parere si colloca Gianandrea Noseda: «Non si deve indulgere nel facile effetto drammatico o esaltare l’aspetto del verismo. Non dico di trovare una misura, perché io per primo quando dirigo non ne ho, ma trovare una chiarezza strutturale per ogni pezzo. E poi, si può piangere anche col ciglio asciutto». Jean-Louis Grinda, a sua volta, intende sottolineare nella regia due aspetti che per Puccini erano di enorme importanza: la coesione interna e l’agilità dell’azione: «La mia proposta registica è di immaginare che Tosca riviva tutta la sua giornata come un flash back che la coglie durante la caduta. Gli spettatori vengono così immediatamente immersi nel dramma: si sa come andrà a finire ma l’effetto di sorpresa finale è ancora più grande e permette un avvicinamento registico spettacolare, rispettoso del libretto ma sorprendente. Il fruitore vive e vede lo spettacolo con gli occhi stessi del personaggio di Tosca».

L’azione è ambientata nell’anno 1800: le Campagne napoleoniche hanno infiammato l’Europa diffondendo gli ideali rivoluzionari di rinnovamento sociale, ma nel centro Italia la Repubblica Romanacrolla. Angelotti, ex console della Repubblica scappato dalla prigione, si rifugia presso la cappella di famiglia dove incontra l’amico pittore Cavaradossi, che tenta di aiutarlo nella fuga. Sopraggiunge Tosca, amante dell’artista: la donna si insospettisce per l’atteggiamento circospetto dell’amato ma egli riesce a calmarla e congedarla. Intanto si è diffusa la notizia di una sconfitta di Napoleone e si prepara un Te Deum. Alla cerimonia partecipano Tosca e il capo della polizia Scarpia il quale, provocando la gelosia della cantante, la fa seguire dalla polizia mentre lei si precipita alla ricerca dell’amato.

Questa tattica è vincente e Cavaradossi viene catturato e portato a Palazzo Farnese, dove è torturato per scoprire il nascondiglio dell’amico Angelotti. Tosca interviene a riscattare l’amante svelando dove si trova il fuggiasco, ma Cavaradossi ormai è condannato a morte. La cantante promette allora di darsi a Scarpia in cambio della vita dell’amante: il capo della polizia finge di dare l’ordine di una fucilazione simulata e tenta di abbracciare la donna, ma lei lo pugnala. All’alba, sui bastioni di Castel Sant’Angelo, Tosca raggiunge Cavaradossi per prepararlo ad affrontare la finta fucilazione. In realtà, a esecuzione avvenuta, Tosca si trova ad abbracciare non un corpo palpitante d’amore, ma un uomo morto; intanto la polizia scopre il cadavere di Scarpia. Quando cercano di arrestarla, Tosca si getta dagli spalti del Castello.

Per questa messa in scena è stato scelto un cast d’eccezione dal profilo internazionale. Nel ruolo di Tosca, Svetla Vassileva, il soprano bulgaro dal timbro elegante e dalla seducente presenza scenica, già noto al pubblico di Torino per le sue interpretazioni di Manon e di Rusalka; nei panni del pittore Cavaradossi il tenore argentino Marcelo Álvarez, cantante conteso dai teatri d’opera più prestigiosi; Scarpia, personaggio della stirpe di Jago, è interpretato da Lado Antaneli, baritono esperto nel repertorio verdiano e verista, che ritorna al Regio dopo il successo di Thaïs. Completano la compagnia il basso Francesco Palmieri (Angelotti), il baritono Matteo Peirone (il sagrestano), il tenore Luca Casalin (Spoletta), il basso Federico Longhi (Sciarrone), il baritono Marco Sportelli (un carceriere).

  Redazione
(03.12.2012)

Tutte le recite di Tosca sono esaurite.
Sono ancora disponibili 40 biglietti per la recita del 10 gennaio.
Un’ora prima di ogni spettacolo è garantita la disponibilità di almeno 30 posti last minute.
Informazioni: Tel. 011.8815.557  www.teatroregio.torino.it


Immagine:
Gianandrea Noseda©Ramella&Giannese

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