Orchestra Haydn e Beatrice Venezi, la sua direzione è coscienza estetica, chiarezza, profondità. Anima e ragione, che s’intrecciano in una stratificazione di sonorità audace quanto emozionante.
di Antonella Iozzo
Pergine Valsugana (TN) – La musica oltre ogni ragionevole suggestione, sabato scorso al Teatro di Pergine l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento diretta da Beatrice Venezi in un concerto che ne ha messo in evidenza la grande professionalità dell’orchestra e il talento di Venezi.
Tecnica ed eleganza, grazia ed energia. È la direzione di Beatrice Venezi che apre il concerto con il “Notturno, Op. 70/1” di Giuseppe Martucci. Un’esecuzione classica, agile e scorrevole venata da una rarefatta modernità e da un sentimento intimista che conquista subito la platea. L’orchestra Haydn espressiva e avvincente segna il passaggio di un lirismo spontaneo mentre il gesto della Venezi sembra prendere sempre più consistenza, quasi un filo sottile che si libra nell’aria.
Il concerto prosegue con La “Serenata per archi” di Ermanno Wolf-Ferrari. La sua particolare fascinazione evocativa è resa ancora più intensa da una direzione che dona massima cura ai dettagli ampliando lo spazio temporale in una crescente costruzione armonica sempre tonda e morbida. L’Allegro iniziale trasmette serenità e gioia di vivere in un esecuzione grazie ad un esecuzione che attesta equilibrio ed enfasi. Segue un Andante dai toni pacati e affettuosi, che acquista sempre più sostanza espressiva fino a giungere alla sezione centrale più vivace. Una tessitura minuziosa e trasparente ci conduce verso lo Scherzo e il Presto finale. L’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento è brillante e rende la massa sonora leggera, dinamica ed espressiva che evidenzia il registro acuto dell’oboe e del fagotto e il timbro degli archi e dei due corni. Quasi un soffuso dialogo tra gli strumenti solisti capaci di rilasciare un un’irresistibile raffinatezza.
La direzione della Venezi è coscienza estetica, chiarezza, profondità. Anima e ragione, che s’intrecciano in una stratificazione di sonorità audace quanto emozionante. È ciò che traspare con le volute artistiche della “Pavane pour une infante defunte di Maurice Ravel”. Scritta nel 1899 per pianoforte e poi orchestrata dallo stesso compositore, che l’aveva dedicata alla principessa di Polignac, nel 1908.
L’atmosfera iniziale calda e carismatica è affidata al corno solista, che canta tema, sull’accompagnamento degli archi con sordina, dell’altro corno e dei fagotti, seguiti successivamente dai legni e l’iridescenza passeggera dell’arpa. È un susseguirsi emozionale dove i legni e i violini divisi che dettano il carattere descrittivo fino a sentirsi sfiorare dai glissandi dell’arpa e dal forte a organico completo. Un ‘esecuzione dell’orchestra impeccabile nel rendere ogni singola sonorità armoniosa e seducente.
Per il finale ancora “Ravel con Le Tombeau de Couperin”. Questa suite è dedicata da Ravel alla memoria di un commilitone e amico morto nella Grande Guerra: lo stesso Ravel, fervente patriota, insisté per essere arruolato, finendo col riuscirci, come autista di carri.
L’Orchestra Haydn e la Venezi danzano all’unisono verso sonorità caste e discrete in una uniformità statica velata di tristezza. Per l’intera suite l’atmosfera si mantiene composta venata di profondità e strati sonori che s’intrecciano a volute melodiche fino allaToccata finale sorprendentemente virtuosistica col suo moto ritmico incessante e ossessivo.
Beatrice Venezi, con estrema raffinatezza porta la musica in primo piano. In ogni suo gesto la luce di un linguaggio inafferrabile che coglie il molteplice del reale, e per il bis non poteva che scegliere Arnold Schönberg compositore austriaco della prima metà del Novecento, nonché padre della dodecafonia. Un compositore che ha saputo esprimere con profonda partecipazione la crisi e la tragicità del proprio tempo, con uno sguardo oltre la realtà, verso le emozioni e gli stati d’animo più profondi dell’uomo.
Orchestra Haydn e Beatrice Venezi, battiti culturali per un concerto che restituisce l’attimo del presente nella bellezza della musica, saperlo cogliere è questione di pubblico.
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di Antonella Iozzo ©Riproduzione riservata
(30/04/2023)
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